18 invece di 25?

Il 25 aprile celebriamo i partigiani. Quali? Festeggiamo i partigiani della divisione Osoppo o festeggiamo i partigiani comunisti che li hanno massacrati a tradimento? Ci sono stati partigiani eroici e partigiani criminali come per esempio quelli che hanno massacrato Rolando Rivi, seminarista quattordicenne, o quelli che hanno coperto di sangue una zona conosciuta come triangolo rosso addirittura a guerra finita. Ci sono parecchi partigiani massacrati dai nazifascisti dopo sevizie terribili. Ci sono parecchie persone massacrate dai partigiani mentre erano disarmate, alcune dopo sevizie spaventose. Molti erano ex fascisti che, però, anche loro avrebbero avuto diritto a un processo, altri erano innocenti o addirittura antifascisti. Tra gli uccisi ci sono state parecchie donne. Mussolini non sarebbe stato più decente processarlo? Nel caso, Claretta Petacci esattamente di cosa è stata imputata? Perché la storia della mia democrazia è cominciata con un linciaggio, anzi con due linciaggi, e uno dei due era di una innocente? Per quale incredibile motivo quest’assoluta porcata è considerata una bella cosa? La orrenda canzonetta “O bella ciao” non è mai stata cantata da nessun partigiano. Le vere canzoni degli uomini veramente in guerra sono sempre tutte molto tristi. “O bella ciao” è stata creata successivamente per creare l’illusione che la cosiddetta resistenza sia stata un fenomeno omogeneo e compatto, e in questa illusione diventa più difficile ricordare la divisione Osoppo e tutti gli antifascisti uccisi da partigiani, da alcuni partigiani, certo, non da tutti. George Orwell nel saggio “ Omaggio alla Catalogna “ riporta l’informazione che durante la guerra civile spagnola i partigiani antifranchisti uccisi dai partigiani franchisti sono meno numerosi dei partigiani antifranchisti uccisi dai partigiani comunisti, e denuncia il sospetto che qualcosa di simile sia avvenuto anche nella resistenza francese e in quella italiana. Artur Koestler nel romanzo “Buio a mezzanotte”, ricorda come nei paesi occupati dai nazisti, i comunisti abbiano fatto pulizia dei loro avversari politici denunciandoli alle Gestapo. Sono passati ottant’anni dalla guerra di liberazione. I partigiani che vi hanno partecipato dovrebbero essere vecchietti centenari. L’Associazione Nazionale Partigiani però è piena di gente molto più giovane, a riprova del fatto che reduci nasce, e che è sempre terribilmente piacevole combattere guerre già vinte da altri decenni prima. Una guerra di ottant’anni fa sarà commemorata da sguaiati cortei dove le bandiere della Brigata Ebraica, che ha combattuto per la liberazione dell’Italia, saranno ingiuriate e dove ci saranno le bandiere degli alleati di Hitler, quei palestinesi che già ottant’anni fa erano alleati del Fuhrer per la distituzione degli ebrei in Europa ma soprattutto per la distruzione degli ebrei nella Palestina del mandato britannico. Il libro “Nazi Palestine, the plans for extermination of the Jews in Palestine”, di Klaus Michael Mallmann e Martin Cuppers. ricostruisce l’alleanza maledetta. L’intervento diretto della Germania nel mondo arabo iniziò con l’arrivo dell’Afrlka Korps in Libia nel febbraio 1941. Per i nazionalsocialisti questo evento era direttamente collegato ai piani strategici di vasta portata per la conquista dell’intero Medio Oriente. Nel momento in cui Hitler salì al potere è evidente e anche ovvio che divenne la speranza di chi voleva distruggere quell’embrione di nazione che sarebbe diventata Israele. Nel 1941 la Germania nazista sembrava invincibile. Nel Nord Africa la sua vittoria sembrava certa. A Berlino venivano elaborati piani molto specifici per garantire il genocidio degli ebrei in Palestina. Con l’invasione dell’Egitto alle porte, molti nazionalisti arabi che cercavano di eliminare la presenza britannica e francese nel Nord Africa e nel Vicino Oriente si rivolsero a un leader, il Gran Mufti di Gerusalemme, Haj Amin el-Husseini, come guida. Il Mufti visitò le capitali dell’Asse e ebbe diversi incontri con Adolf Hitler. La Germania nazista non solo promise di porre fine alla “presenza coloniale” europea che aveva sostituito l’Impero Ottomano, ma si impegnò anche a spazzare via gli ebrei che vivevano in Palestina da tempo immemorabile, così come i nuovi arrivati con il movimento sionista moderno nel diciannovesimo secolo e in seguito alla Dichiarazione Balfour del 1917. Il processo di sterminio stava per essere attivato e gli ufficiali delle SS e dell’SD (Sicherheitsdienst Servizio di Sicurezza) erano stati selezionati e assegnati al compito. Dovevano operare dietro le linee con l’aiuto di coloro che nella regione erano ansiosi di unirsi alla task force. Quando l’Afrika Korps fu sconfitto a EI Alamein, l’Einsatzkommando (nome dato a squadre della morte mobili come quelle che agirono in Ucraina) spostò le sue operazioni in Tunisia, dove per molti mesi attuò crudeli politiche antiebraiche. Fu uno specifico programma di sterminio regionale nel contesto dell’Olocausto, di cui resta traccia negli statuti di Hamas e Al Fatah, che prevedono al primo articolo la distruzione dello Stato di Israele. L’articolo 7 di Hamas afferma che saranno assassinati gli ebrei ovunque si trovino nel mondo. Questo è un programma genocidario.Per fortuna i nazisti ha perso la guerra e non se n’è fatto niente. Possiamo quindi affermare che la resistenza celebrata il 25 aprile non è un valore universalmente riconosciuto? Potremmo lasciar perdere? L’avvocato Giovanni Formicola propone una nuova data, il 18 aprile- “La scelta è ovviamente caduta sul 18 aprile, quando con un’insorgenza civile incruenta, nel 1948, il popolo italiano sconfisse nelle urne il socialcomunismo, che sull’onda della vittoria sovietica contro il nazionalsocialismo sembrava inarrestabile. Sappiamo bene che a proposito di un simile tentativo è insufficiente per difetto anche la solita metafora di Davide contro Golia: saremmo al massimo una mosca che batte le ali nella barba del gigante filisteo. Tuttavia, vale sempre la pena iniziare, sia perché la verità merita comunque d’essere raccontata – ed il “18 aprile festa nazionale” sarebbe un modo per restaurare una porzione della verità tradita e ormai dimenticata, perciò nascosta, della storia italiana -, sia perché le avventure difficili ci piacciono.” L’avvocato Formicola sta già cominciando a fare incontri su questo argomento, con tutti coloro che sono favorevoli. Gli incontri non possono essere fatti il 18, visto che non è anzi non è ancora festa nazionale. Sono perciò spostati a sabato più vicino. Già l’anno scorso c’è stato un primo incontro sperimentale a Firenze il 20. Quest’anno l’incontro si svolgerà a Bologna sabato 12 aprile dalle 16:00 nella parrocchia SS.ma Trinità e sarà proposto come figura esemplare il beato Rolando Rivi martire ucciso dai partigiani comunisti, a cura del caporedattore de La Nuova Bussola Quotidiana Andrea Zambrano, e uno sul ruolo che ebbero per la clamorosa vittoria elettorale Pio XII e i Comitati Civici, con uno sguardo sul presente, a cura di Giovanni Formicola. Personalmente vorrei aggiungere un secondo santo protettore al beato Rolando Rivi, il beato Giuseppe Girotti, domenicano di Chieri, morto a Dachau il 1 aprile del 1945: era stato arrestato deportato per aver aiutato ebrei e oppositori politici. Con questi due santi protettori potevano fare una festa magnifica in nome della libertà, in nome della pace, in nome della giustizia e affidare a nostra magnifica nazione a Cristo, la Madonna e San Michele Arcangelo. Propongo anche di sciogliere l’ANPI, e propongo di scioglierla proprio in omaggio ai partigiani veri che hanno veramente combattuto il nazifascismo con onore e rispetto dei civili, a cominciare dalla divisione Osoppo. Dopo ottant’anni la figura del reduce di una battaglia comunque già vinta da altri decenni prima, comincia ad ammantarsi di ridicolo.