Unifil e considerazioni varie.
È assolutamente innegabile che bisogna richiamare i soldati italiani attualmente in Libano per l’ONU. Tutte le missioni ONU si sono trovate di fronte ai due eterni problemi: come preservare la vita dei propri soldati e come evitare screzi. Questo le ha portate, praticamente tutte all’inconcludenza. L’Unifil è in Libano dal 1978, vale a dire da 46 anni. Sono 46 anni che li mantengo con le mie tasse. Due domande. A fare che? E quanto ci è costato? Esattamente la missione quale era? Le ampollose giustificazioni retoriche a questo incredibile sperpero di denaro pubblico è che l’Unifil doveva proteggere la pace. La pace la proteggeva esattamente facendo cosa? Hanno guardato per mesi i miliziani di Hezbollah sparare missili contro Israele. Se fossero intervenuti avrebbero creato a loro volta un fronte interno, lo capisco, ma per non intervenire, tanto vale rientrare e risparmiare denaro pubblico oltre che rischi sulla vita dei militari. Gli israeliani hanno l’ abitudine di rispondere al fuoco. Sono coerenti e prevedibili. Non è che rispondono al fuoco una volta sì, una volta no e una volta forse. Rispondono sempre, quindi l’unica maniera per non farsi sparare addosso dagli israeliani è piantarla di tirargli addosso dei missili. Il generale Marizza è stato il Comandante in Mozambico dell’unica missione Onu mai riuscita, per il resto è una mostruosa serie di fallimenti a costi altissimi. In alcuni casi caschi blu si sono coperti di disonore. Alcuni di loro si sono segnalati nel diffondere malattie sessualmente trasmissibili, nell’incentivare la prostituzione minorile (sesso in cambio di un sacchetto di riso) o direttamente lo stupro (così si risparmia il sacchetto di riso). Strapagati e preziosi, i caschi blu evitano situazioni di conflitto. In Rwanda avrebbero forse potuto evitare il genocidio, ma si sarebbe dovuto combattere sul serio, quindi l’Onu li richiamò: ne rimasero poche centinaia che assistettero ai massacri senza la maleducazione di intervenire. Anche i militari in Libano evitano la maleducazione di intervenire, quindi sono inutili. I caschi blu continuano a essere inviati in giro pagati con i quattrini dei contribuenti nella velleitaria illusione che risolvano qualche problema. In Libano l’Unifil, è rimasta composta ed educata a guardare Hezbollah costruire postazioni a ridosso delle basi Nato non notando che scavavano gallerie sotto i loro piedi. Le basi Nato quindi servivano da scudo, un luogo sicuro da cui si poteva continuare a lanciare missili, missili lanciati contro Israele con morti, tra cui i bambini di una scuola, migliaia e migliaia di sfollati, e danni incalcolabili. Tra il Libano, una volta intelligente e cristiano, ora musulmano e follemente guerrafondaio, e Israele c’è una guerra. Il primo Paese invia decine di bombardieri sul secondo e questo manda migliaia di missili sul primo. In mezzo ci stanno i soldati della missione ONU che stanno a guardare e non fanno assolutamente nulla. È possibile che non possano far nulla? Il nostro Ministro della Difesa, non ha esitato, poco tempo fa, ad esaltare il ruolo di quella missione, dove i militari italiani costituiscono il nucleo più numeroso. Ripeto la domanda: questi militari quanto ci costano? Delle migliaia di razzi che sono loro passati sulla testa quanti ne hanno intercettati? Neanche uno. Dovevano difendere la pace, la pace è defunta, tanto vale richiamarli.
Il Libano era un paese cristiano e ricchissimo quando ero bambina, ora è uno dei tanti paesi invasi e occupati con la violenza e l’arbitrio. Il Libano apparteneva ai cristiani maroniti. I miliziani dell’OLP sono stati accolti per pietà, hanno contraccambiato scatenando una guerra civile, vinta con l’aiuto della Siria. Hanno occupato il paese che in questo momento una nazione islamica miserabile e guerrafondaia, in guerra permanente. Quando ero bambina il Bangladesh, una delle culle dell’Induismo, era induista. Ora è islamico. Gli induisti sono stati cacciati nel 1971, dieci milioni di profughi, la più grande migrazione umana dall’inizio dei tempi. La parte meridionale del Sudan era cristiano quando ero bambina. Quel cristianesimo è stato annientato, col ferro, il fuoco e il dolore, e non è importato niente a nessuno. Il Nigeria e in Burkina Faso migliaia di cristiani vengono assassinati, aggrediti, rapiti. Le percentuali di cristiani nei paesi islamici del Nordafrica è passato dal 10 all’1 % negli ultimi trenta anni: una pulizia etnica micidiale che di nuovo ha lasciato tutti indifferenti. Nessuno ha mandato caschi blu.
Potremmo abolire l’ONU?
Nella foto un bambino cristiano del Sud Sudan, con annesso avvoltoio che sta aspettando la sua morte per cominciare a spolparlo. Lui è stato salvato , dal fotografo. Gli altri, no