Zuzzurulloni
Il termine non è molto usato, ed è celebre più che altro in quanto ultima parola del dizionario. Indica qualcuno che, ragazzo o adulto, si comporti ancora come un bambino, nonostante l’età. Il suono ha una valenza quasi onomatopeica, una palla che rotola, così da creare l’immagine viva di qualcuno che mostra la predisposizione alla spensieratezza e allo scherzo tipici del bambino. I dizionari dei sinonimi e dei contrari offrono come alternativa giocherellone, burlone, buontempone, mattacchione, pazzerellone. Zuzzerellone quindi può essere considerato come sinonimo di infantile. Fondamentale caratteristica dello zuzzerellone è il sorriso stampato sulla faccia, è l’allegria, certamente, ma anche l’irresponsabilità accompagnata a una mancanza di saggezza. A questo si aggiunge l’esibizionismo a volte anche un po’ triviale tipico dei bambini. Un bambino adora parlare di cacca e pipì, adora scandalizzare la nonna. A un bambino non importa un fico della spaventosa recessione economica, della disoccupazione, di una guerra assurda che si avvicina sempre di più a un’ipotesi nucleare. Lui continua a saltellare e a ridere. Ogni società ha dei codici di comportamento. Qualsiasi società umana ha avuto diritto ai suoi codici di comportamento esattamente come qualsiasi società umana ha avuto diritto alla sua religione. Ma ai bambini, e agli zuzzerelloni che sono loro emuli, è concesso il travestitismo, indossare stracci orrendi e ridicoli al solo scopo che vengano trovati brutti. Solo ai bambini, e quindi agli zuzzerelloni, è concesso la violazione dei codici di comportamento e la profanazione della religione, che a nessun altro sarebbero concesse.
Guardiamo le fotografie dei Pride: stracci orrendi, cuoio sadomaso, sorrisi radiosi, tripudio di gestualità e cartelloni che in qualche maniera alludono alla regione anale, offese gravi alla religione del popolo.
Sugli stessi siti gay ci informano che, per avere valore, un pride degno di questo nome deve scandalizzare, deve essere osceno. Se manca l’oscenità l’orgoglio non zampilla, e lo stesso succede evidentemente se manca la blasfemia.
Al popolo è tolto quindi il diritto elementare di detestare chi offende la sua morale, chi offende i suoi codici di comportamento, chi offende la sua religione. Nel momento in cui un popolo deve finanziare col proprio denaro queste offese, sta riconoscendo di essere un popolo di servi. I Pride offendono la tradizione e la religione del popolo, quindi sono divisivi. I Pride appartengono a un’ élite che disprezza il popolo, le sue tradizioni e la sua religione. I sindaci che hanno garantito ovunque il denaro per queste bizzarre processioni, evidentemente non si sono resi conto che un ente pubblico non può finanziare eventi così tragicamente divisivi, quindi possiamo assumere anche per loro la definizione di zuzzerelloni, date caratteristiche così manifeste di scarso senso di responsabilità e di scarsa saggezza. Una persona adulta, pienamente adulta, in un posto di responsabilità pubblica, non oserebbe mai spendere denaro pubblico per imporre alla maggioranza del popolo un insulto alla sua religione e alle sue tradizioni, in un’ubriacatura di allegria che è caratteristica infantile. Un popolo che con le proprie tasse paga un insulto alla propria religione è un popolo di servi. Un cristiano che con le proprie tasse paga insulti a Cristo e alla Madonna, si sta candidando a subire un Giudizio molto duro, quando il suo momento di incontrare la morte sarà venuto. Grazie ai sindaci che usano il nostro denaro per finanziare la blasfemia, noi ne siamo tutti complici. Il cristianesimo è una religione durissima, non è una religione né per mammolette né per mezze seghe. Bisogna andare alla morte quando necessario e senza pensarci neanche troppo. Noi dovremmo rifiutarci di sostenere con le nostre tasse la blasfemia, anche a costo di trovarsi in prigione per debiti, o direttamente nel Colosseo a discutere con i leoni. Quindi mentre i nostri sindaci zuzzerelloni caricano le nostre anime di colpe che saranno giudicate molto gravi, è il caso di darsi da fare almeno con le riparazioni. Queste riparazioni hanno il senso di chiedere perdono a Dio per offese a lui gravissime. Hanno anche il senso però di levarci dal ruolo di servi, un popolo di servi che permette a una élite di insultare il suo Dio, i suoi antenati e le sue tradizioni. Una Chiesa sempre più carina fatta anche di pretini molto carini che ci presento di fidanzatini ancora più carini di loro, sorride con timida tenerezza. Nella CEI, (comunità eretici ipo credenti?), si devono essere persi il concetto dell’ira di Dio, evidentemente eccessivamente divisivo e poco inclusivo. Al Pride di Milano ha partecipato anche un sacerdote di Bergamo, assolutamente delizioso con la sua maglietta righe e i buffi occhialoni con la montatura gialla, che nessuna autorità ecclesiastica o cosiddetta tale si è sognata di riprendere. Siamo soli, pecore senza pastore. Quindi facciamo da soli. L’associazione Liberi in veritate ha fatto un comunicato in cui invita alla denuncia per vilipendio alla religione. Tra tutte le riparazioni spicca quella di Reggio Emilia: più di 350 alla preghiera per gli atti blasfemi del pride a Cremona e agli altri. Come ci racconta Cristiano Lugli, 350 persone hanno sfidato un torrido caldo padano, hanno camminato per le vie della città pregando in processione in riparazione ai “gay-pride”. La processione è stata organizzata dal Comitato “Beata Giovanna Scopelli”, ed in particolare per gli osceni spettacoli blasfemi contro la Madonna messi in atto al pride di Cremona. Tanti reggiani, ma anche molte persone accorse da Lombardia, Veneto, Lazio, Umbria e Toscana, per pregare silenziosamente il Rosario e cantare le Litanie ai Santi guidate da alcuni sacerdoti. In una Reggio Emilia deserta, le immagini della Processione colpiscono e lanciano un messaggio: il mondo cattolico, quel mondo fatto di valori e culti, è ancora in piedi, compatto, stanco di vedere oltraggiati ed irrisi i simboli sacri della religione cristiana, reagisce pregando per i vicoli, nelle piazze e davanti alle chiese, elevando il profumo dell’incenso al Cielo. La “riparazione”, d’altronde, è da sempre conosciuta sia nella teologia cristiana che nel Magistero della Chiesa, esternata e ben visibile nella Liturgia. Ciò è reso possibile già dall’Essenza del Cristianesimo, ove Cristo, con il Sacrificio della Croce, diviene vero elemento espiatorio: la Sua Santa Croce fu alzata pubblicamente, davanti a tutto e tutti. Il sacrificio di un uomo, allo stesso tempo vero Dio, per la salvezza di molti. Non è un messaggio scontato, quello cristiano.
La superbia umana non riesce a capire la profondità di questo gesto. La stoltezza moderna ripudia questo gesto, perché ripudia la sofferenza: tutto deve essere comodo, immediato, semplice ed ottenuto senza fatiche.
Anche per un non credente rimane un fatto storico che Gesù Cristo è un uomo torturato e ucciso fra atroci sofferenze. Maria, Sua Madre, è una donna che ha visto morire il proprio figlio fra atroci sofferenze. Come si può ignorare questo? Come si può, addirittura, schernire il dolore umano? Eppure c’è chi continua a farlo. Non sarebbe pensabile per un’altra religione. Ci si sarebbe mai azzardati a deridere Maometto durante un Pride? Certamente no, e non solo per il timore di terrificanti rappresaglie, ma per il rispetto. Le élite odiano e disprezzano solo il cristianesimo.
L’attacco ai simboli, avviene sempre a danno del Cristianesimo, anzi del Cattolicesimo. La richiesta di presunti “diritti” passa sempre per lo scherno ai simboli cristiani. È da ricercare nella sete di Verità, in questo moto ascendente delle anime semplici che cercano Dio nel silenzio eroico delle proprie umili esistenze, il motore di questa splendida iniziativa che si è tenuta a Reggio Emilia. La virtù della Prudenza, da non confondere con la timidezza e la paura, ha guidato fedeli provenuti da ogni parte ad un profondo discernimento d’azione che li ha spinti con forza a intraprendere l’unica via possibile gradita a Dio: la preghiera pubblica per testimoniare a tutti la sua regalità e la sua paternità su ogni creatura.
Ecco perché allora era fondamentale riparare, pregare per consolare Dio dalle offese arrecategli. E ricordare al popolo che non è un popolo di servi ma di uomini, e gli uomini non tollerano che la loro religione sia offesa.