Il primo pezzo della mia memoria difensiva
Il giorno 18 marzo ho avuto la sentenza di appello per il processo con il Circolo Mario Mieli, è stata confermata la condanna di primo grado. Aver affermato che Mario Mieli era un pedofilo e che è sbagliato finanziare per compiti di igiene, psicologia e assistenza sociale un circolo che, essendo intitolato a Mario Mieli, inevitabilmente inneggia ai suoi valori. Se non avete mai sentito nominare Mario Mieli cercate il suo nome su Wikipedia e avrete un’idea dei suoi valori, che sono pedofilia e abuso su minore, un reato, incesto, un reato, coprofagia, reato di epidemia dolosa, sadismo, reato di lesione dolosa di consenziente, reato di omicidio di consenziente, necrofilia, reato di vilipendio di cadavere e possibile epidemia dolosa, dai cadaveri si contagiano Mycobacterium tuberculosis, HIV, HBV, HCV, e prioni responsabili di encefalopatie spongiformi trasmissibili, quali la malattia di Creutzfeldt-Jakob. Mario Mieli quindi è una persona che ha istigato a innumerevoli reati.
Il mio scopo non è, ne è mai stato, offendere i componenti del Circolo Mario Mieli. Il mio scopo era, ed è, segnalare agli iscritti del Circolo ma soprattutto ai funzionari dell’UNAR, del MIUR e del Ministero della salute quanto sia assolutamente sbagliato finanziare un circolo intitolato a Mario Mieli.
Era anche mio dovere affermare la verità, una verità di cui, né gli iscritti al circolo Mario Mieli né i funzionari dell’Unar, Miur e Ministero della Salute che hanno concesso loro riconoscimenti e finanziamenti hanno visto, proprio per impreparazione tecnica, nessuno di loro ha le mie specialità, nessuno di loro la mia esperienza terapeutica, fatta nei reparti di chirurgia negli ambulatori di endoscopia, fatta ascoltando pazienti per decenni, fatta anche in Etiopia , nel 1986, durante una carestia, con la presenza di un esercito straniero, quando spesso la miseria totale spingere a vendere le bambini e i bambini. Nessuno di loro si rende conto di quanto sia grave l’abuso su un bambino, nessuno di loro si rende conto di aver creato una situazione pericolosa, situazione cui contribuiscono anche tutti i commenti sul libro e sulla figura di Mario Mieli reperibili su internet, a cominciare dalla pagina Wikipedia, la prima cosa che le persone consultano dopo aver sentito questo nome, pagine che, tutte, parlano di pedofilia, coprofagia e necrofilia.
Contesto la sentenza della mia condanna. Una condanna è il documento con cui un magistrato in nome del popolo italiano condanna un imputato. Ogni frase della sentenza deve essere universalmente condivisibile secondo la morale e secondo il codice penale di quel popolo. Ho preso alcune frasi della mia sentenza e spiego perché non sono condivisibili. I miei avvocati hanno spiegato perché non sono condivisibili dal punto di vista giuridico. Queste righe per chiarire per quale motivo non sono condivisibili dal punto di vista medico.
Affermazioni nella sentenza non condivisibili.
“Si tratta di un’opera certamente complessa, che affronta il tema della liberazione dell’eros da molteplici punti di vista: filosofici, psicanalitici, culturali, sociali e finanche economici, essendo evidente il legame che l’autore stabilisce tra repressione sessuale e sistema capitalistico.”
Questa affermazione non è condivisibile. Elementi di critica omosessuale non è un testo complesso, ma, al contrario, ha la linearità monotematica di una personalità appiattita su pochi pensieri non dimostrabili, ammantati di citazioni filosofiche, psicoanalitiche e financo economiche, dimostrando una lodevole capacità di fare copia e incolla. Per “liberazione dell’eros” si intende la pratica di cinque reati, abuso di minore, incesto, diffusione dolosa di epidemia, lesione del consenziente e vilipendio di cadavere. Che l’ingestione di escrementi sia una pratica erotica e che l’incesto anale di un bambino sia una forma di libertà non sono concetti filosofici, né sociali né psicanalitici. L’istigazione a questi cinque reati, che a sua volta configura quindi cinque reati di istigazione a delinquere, ripetuti come slogan e ammantati di fonemi “colti”, di sgangherate citazioni storiche, configurano un testo insieme criminale e ridicolo, in cui Mario Mieli, rampollo della borghesia ricca e imprenditoriale, che non ha mai fatto un giorno di lavoro in vita sua, non ha mai nemmeno visto da vicino una fabbrica o una stalla, spiega che l’ingestione di feci e lo stupro anale del bambino porteranno alla distruzione del capitalismo e che il divieto a queste pratiche è quello che salva il capitalismo.
Istigazione all’abuso su minore e apologia della pedofilia.
Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Mario Mieli, elementi di critica omosessuale.
L’autore di questa frase era un pedofilo, parola che indica una persona che prova attrazione erotica verso i minori. Solo una persona che prova un potente attrazione erotica per i bambini può scrivere parole come queste. Nulla del genere può essere scritto per ironia o provocazione, e inoltre, lo stesso concetto ritorna in maniera ossessiva in tutto il libro. La frase più famosa del suo testo, Noi checche rivoluzionarie… non è extrapolata, il contenuto di questa frase è confermato in tutto il testo, esattamente come confermato in tutto il testo è l’odio per chiunque si opponga all’abuso su minore, definito canaglia reazionaria. Chi difende il bambino deve essere combattuto.
Questa frase è gravissima per molti motivi.
Leggere questa frase può essere estremamente eccitante per un pedofilo, può causare un’eccitazione erotica molto forte con le parole sensualità inebriante e ha la potenza inoltre di abbattere i freni inibitori con la potenzialità di spingere all’atto che può distruggere la vita di un bambino.
Le parole faremo l’amore con loro, sono un’ istigazione a delinquere, cioè di un reato. L’abuso costituisce un danno enorme e irreversibile sia dal punto di vista psichico, a volte un danno irreversibile anche dal punto di vista fisico. Fare l’amore con loro, e un termine eufemistico che non indica solo l’atto di provare piacere attraverso il corpo del bambino, ma indica l’atto di introdurre il pene nel corpo del bambino, un corpo piccolo e immaturo, con possibili danni vaginali e sicuri danni anali anche irreversibili, tanto più quanto il piccolo corpo è al di sotto della pubertà.
Grave la parola dispregiativa checche che Mieli usa, dimostrando il suo odio di sé, il suo auto profanarsi: un odio che ha raggiunto l’apice nella coprofagia e nel suicidio. Questa parola è un violento insulto a tutte le persone con comportamento omoerotico, e inoltre inchioda sia Mieli che le persone a comportamento omoerotico all’idea, completamente ascientifica, che si tratti di un’identità. Il comportamento omoerotico non è geneticamente determinato, ma è appunto un comportamento, che può essere acquisito, o perso o modificato. Gravissimo il plurale. Mieli non dice: io checca rivoluzionaria, ma dice noi checche rivoluzionarie. Chi intende con la parola noi? Potrebbe intendere tutte le persone a comportamento omoerotico, e questa sarebbe una gravissima calunnia nei loro confronti, perché la maggioranza di queste persone non ha tendenze di questo genere, non si identifica con Mieli e trova le sue teorie ripugnanti. Oppure con questo inquietante noi Mario Mieli indica sé stesso e tutti i suoi seguaci, quelli che useranno il suo nome, quelli che raccomanderanno il suo libro come lettura edificante e fondamentale, coloro che scriveranno descrivendo la vita e l’opera di Mieli come buona e raccomandabile? Mieli fonda un movimento di pedofili? Il suo libro è una costruzione ideologica che afferma la pedofilia come elemento positivo, buono, giusto e la mancanza di pedofilia come repressione e “educastrazione”, termine da lui coniato che fonde educare e castrare. Quel Noi ci può spingere a pensare che con lui ci siano tutti quelli che useranno il suo nome, per esempio per darlo a un circolo cui appartengono? L’ipotesi può essere formulata, non può essere considerato un crimine formularla.
Istigazione all’incesto
“il padre si (rap)presenta come Persona decisamente eterosessuale e rifiuta contatti erotici aperti con il figlio (il quale invece desidera «indifferenziatamente» e quindi desidera anche il padre), così come gli altri maschi adulti, in forza del tabù antipederasta, rifiutano rapporti sessuali con il bambino.
Lo stupro del padre su un figlio o una figlia è un evento di tale gravità che può configurare una dissociazione mentale, in alcuni casi con lo sviluppo di personalità multiple, la più grave alterazione psichiatrica.