Glutei di bronzo e gesso infernale.
Grazie alla Chiesa cattolica, grazie a greci e romani che c’erano prima, grazie al fatto di essere divisi in Stati e staterelli per cui un mucchio di città erano capitali, grazie al fatto che siamo noi siamo una nazione di gran lunga più ricca di opere d’arte. Una ricchezza stratosferica. Se in un qualsiasi punto dell’Italia mettete la punta di compasso per fare un cerchio del raggio di 50 km, all’interno del cerchio ci sarà più arte che in intere altre nazioni. In compenso siamo scarsi di quattrini. Spendere denaro pubblico di una nazione senza quattrini e con una ricchezza stratosferica di bellezza per comprare opere d’arte o supposte tali, spesso francamente bruttine, è un ‘azione talmente bizzarra che con un termine un po’ brusco si potrebbe definire stupida, di un tale livello di irrazionalità, che alcuni malpensanti complottisti potrebbero addirittura sospettare una qualche forma di conflitto di interessi, un legame forse più forte del dovuto tra committente e artista. Alcune delle opere comprate con l’unico denaro esistente in una nazione, quello dei contribuenti, sono semplicemente ripugnanti, tra queste gli escrementi in travertino di tale Paul Mccarthy, piazzati a Carrara, davanti alla sede dell’Accademia di Belle Arti: l’artista ha spiegato trattarsi di opera contro il capitalismo, peccato che il prezzo sia stato pagato in dollari, decine di migliaia di dollari, non in capretti e cesti di pomodori. Bruttino assai anche il fauno/satana con pene in erezione che fa da fontana, di tale scultore Luigi Ontani, inaugurato tre anni fa dal sindaco PD Massimo Gnudi che l’ha pagata con 140.000 euro estorti a contribuenti molto perplessi. La spigolatrice con glutei ipertrofici e improbabili si pone in un girone di carineria pacchiana, che potrebbe anche essere tollerabile altrove, non nella terra di Donatello, Michelangelo, Cellini, Bernini e Canova, e che potrebbe essere tollerabile per altri motivi che non siano ricordare trecento morti ammazzati. Noi eravamo la patria dell’arte, ora siamo la nazione che butta soldi in scempiaggini più o meno orrende mentre chiese romaniche cadono in rovina invase dai rovi e quadri di sublime bellezza muoiono mangiati dalla muffa, affreschi crollano con gli intonaci putridi. Molto più discutibile della statua è il tema, l’eroina di una poesia insulsa che ricorda un episodio di morte che nulla ha di carineria pacchiana e che ha più di una maniera di essere raccontato. Pisacane con i quattrini offerti da un banchiere in forte odore di massoneria aggredì militarmente uno stato sovrano. I soldati se li procurò nel carcere di Ponza. Una mezza dozzina era costituita da prigionieri politici, gli altri trecento erano normali ergastolani finiti ai ferri per normali omicidi, normali stupri e normali rapine e li vomitò, dopo averli armati fino ai denti, come un branco di lupi scatenati su una popolazione civile di contadini, dove i gentiluomini esercitarono le arti di cui erano esperti, assassinio, stupro e rapina. Quale dovesse essere lo scopo dell’assurda e criminale azione resta incomprensibile: “liberare” il meridione da una monarchia cattolica con trecento ergastolani? I contadini sono una popolazione civile ma non inerme, si sono armati di roncole e forconi e hanno massacrato i lupi. L’episodio è una delle poche vittorie contadine di cui le vicende umane ci raccontino. Per una volta il popolo si è ribellato a chi decide le sue sorti a tavolino e fa la storia buttando centinaia di criminali armati su una popolazione civile. La spigolatrice dovrebbe avere una roncola in pugno: anche le donne parteciparono alla difesa della loro terra e dei loro corpi da un battaglione di trecento criminali armati.
La Napoli di De Magistris col denaro pubblico organizza una mostra di bestemmie, che grazie a cartelloni sconfina in tutta la città. Nell’ambito dei soldi pubblici spesi per arte discutibile brilla e scintilla la porta dell’Inferno che potremo vedere dal 15 ottobre 2021 alle Scuderie del Quirinale in una mostra chiamata «Inferno» ideata da take Jean Claire. A questo punto un rigurgito di noia ci travolge, perché l’ inferno è dappertutto. Ogni video musicale è infarcito di satanismo. Sembra che ovunque ci sia questa sfrenata corsa per andare al diavolo. I vertici dello Stato italiano si adeguano e si avviano lieti per andare al diavolo anche loro, come un qualsiasi Marylin Manson, come un qualsiasi Fedez, peccato però che loro si trascinino dietro il popolo italiano, forse dovrebbero essere un filino più cauti o almeno meno noiosi. Si tratta di una copia in gesso della «Porta dell’Inferno» di Auguste Rodin, opera incompiuta dove sono rappresentate figure tratte dell’inferno di Dante. Grossa come un elefante e pesante come il dolore è stata trasportata a Roma dalla Fonderie Coubertin di Parigi con un camion speciale, pagato dai contribuenti, come dai contribuenti è stata pagata la difficilissima operazione che con uno sforzo organizzativo incredibile ha portato una copia in gesso di un’ opera molto discussa in una minuscola cittadina chiamata Roma che essendo priva di opere d’arte così finalmente ne vede una, sia pure in copia. La discutibilità dell’opera non riguarda il suo valore artistico ma il suo tragico significato esoterico. La sua storia è inquietante. Fu commissionata nel 1880 da Edmond Turquet, ministro delle belle arti di Parigi, l’artista non è riuscito in trenta anni a terminarla e in quei trent’anni si è dannato: la sua vita sprofondò nell’ossessione, Camille, la sua amante ebbre problemi psichiatrici drammatici, tutto il laboratorio crollò nell’ombra. L’operazione dovrebbe ricordare padre Dante, che vorrebbe essere ricordato per la Commedia, e la Commedia culmina con il Paradiso. Ricordarlo solo con l’inferno, calpesta Dante. Al di sopra della porta ci sono tre figure, le Ombre. Hanno le mani mozzate. Sono la rappresentazione di Fede Speranza e Carità, con le mani mozzate perché non possano più esercitare il bene nel mondo. Al di sotto il Pensatore, che non rappresenta padre Dante, che non si rappresentato nudo e che non aveva quelle spalle, ma rappresenta Adamo: alla sua destra Eva cerca di coprire le sue nudità. Tra i due si erge Satana. Al di sotto un’anima che cade, che si aggrappa disperatamente e inutilmente: lo stesso autore? Al di sotto ancora una figura maschile mangia dei bambini: il conte Ugolino o Moloch? Nella speranza che prima poi gli italiani riescono a eleggere una classe politica che guardi verso il paradiso e non sempre ottusamente verso l’inferno, si stanno creando innumerevoli ipotesi satanocomplottiste, che vedono nell’inferno un’ulteriore iattura per il popolo italiano. Dal punto di vista esoterico la porta è dall’inferno sulla terra, in particolare sul Vaticano che in linea d’aria è esattamente di fronte. Vomiterà su Roma un altro fiume di buio, Fede Speranza e Carità avranno le mani mozzate. Le ipotesi satanocomplottiste sono sempre un po’ buffe, ma sono purtroppo ragionevoli, perché sono le uniche che forniscono una qualche ragione a un comportamento così bizzarro e irragionevole: dopo aver dichiarato un prolungamento dello stato di emergenza nessuno può preoccuparsi di niente d’altro. I vertici dello Stato italiano non hanno più il diritto di spendere un solo centesimo in opere d’arte o supposte tali. Non hanno diritto di perdere un solo secondo a inaugurare opere d’arte o supposte tali. Per quale regione si stanno sprecando soldi ed energie per portare a Roma la Porta dell’Inferno? Padre Dante ne sarebbe orripilato. Molti cittadini italiani sono orripilati. Non è un’opera neutra. Verrà inaugurata il 15 ottobre, ricordando che il 15 nei tarocchi è il Diavolo. I complottisti saranno anche bizzarri e scemi, ma il potere sta facendo di tutto per dare loro argomenti. Il 15 comincia un’operazione tragicamente antidemocratica, contraria alla Costituzione, alla Dichiarazione dei diritti dell’Uomo, alle Dichiarazioni di Norimberga, Oviedo e Helsinki: il corpo non appartiene più al cittadino ma appartiene allo stato. Il 15 comincia un’operazione che potremmo definire satanica. La libertà, il libero arbitrio, la decisione su se stessi, i più grandi doni di Dio all’uomo, e sono sottratti da una classe politica che inaugura la Porta dell’inferno. I complottisti raccomandano di recitare il Rosario in quella data. Per non sbagliarmi ne reciterò due.
Non rinunciate ad andare a votare. I partiti non sono tutti uguali. Cercate di votare per un partito che non consideri le bestemmie un’opera d’arte, che sia strato fondato da un tizio che si diverte e distribuire eucarestia blasfeme, che non cerchi tutte le scuse per aumentare le rappresentazioni di Satana, che non vi porti al diavolo. È il 15 provate a recitarlo un Rosario. Just in case. Non si sa mai. Male non vi fa.