Ciro Grillo e l’onestà perduta, la decenza mai avuta, la virilità indecente..
La prima parola scritta su questo continente è la parola ira. L’ira funesta cantami, oh diva. La furia di Achille è stata scatenata dal fatto che gli è stata sottratta la schiava. Sul suo diritto di mettere le mani sulla schiava però nessuno discute. La sposa di Ettore quando Troia cade dovrà subire Neottolemo.
I vincitori prendevano le donne degli sconfitti. Questo è anche lo schema del ratto delle Sabine; molto ingentilito in innumerevoli opere pittoriche, è stato in realtà uno stupro etnico. I vincitori prendevano le donne degli sconfitti così avevano una maggiore discendenza e questo dava loro potenza. Gli antichi erano feroci, ma avevano bene in testa il concetto che i figli sono ricchezza, le idiozie di Malthus erano di là da venire. Noi studiamo appunto la storia dell’impero romano non dell’impero sabino, chi aveva le donne aveva più discendenza e vinceva. Lo stesso schema lo troviamo in tutta la preistoria e quindi anche tra gli indiani d’America che, quando Colombo arriva, sono in parte ancora all’età della pietra. Anche nei film assolutamente pro indiani, Balla coi lupi, è rappresentato come il rapimento delle donne del nemico fosse serenamente considerato la norma, come serenamente è considerata la norma nell’Islam. Maometto ebbe innumerevoli schiave, che erano spesso donne del nemico sconfitto. Banu Qurayza è il nome della tribù ebraica che si oppose a Maometto rifiutandosi di riconoscerlo come il Messia annunciato dalla Bibbia, i maschi furono massacrati, le donne divennero le donne dei vincitori, quindi affermare che è sbagliato prendere schiava la donna del nemico sconfitto, nell’Islam è blasfemia.
Al di fuori del cristianesimo, prima del cristianesimo dopo il cristianesimo, la difesa della donne non esiste, perché regna la legge del più forte e la donna non lo è. La cavalleria nasce col cristianesimo. Lancillotto per nessun motivo al mondo potrebbe toccare la donna del nemico sconfitto contro la sua volontà, Achille e Agamennone lo fanno come una cosa talmente normale che sulla faccenda si scrive un poema. I due però non si mettono d’accordo, prima tu, poi io e poi, perché no, anche i ragazzi. Persino in epoca precristiana lo stupro di gruppo era considerato un abominio, non perché avessero compassione della donna che avrebbe dovuto subirlo, la compassione non c’era, ma per il disprezzo dell’uomo che lo commetteva. Un maschio alfa, Achille, Agamennone, indiano d’America, è potenzialmente aggressivo, se non c’è il cristianesimo e quindi la cavalleria a correggerlo, ma conserva sempre anche la caratteristica virile della protezione: prende la donna, ma la difende anche dagli altri maschi, si assume la responsabilità della sua sopravvivenza, e della sopravvivenza degli eventuali figli che nasceranno. Erano uomini feroci, ma erano uomini.
Lo stupro di gruppo è una roba da omuncoli. Solo un maschio non alfa va a mettere il suo pene dove c’è già lo sperma di un altro uomo su una donna già immobilizzata da altri.
Abolito il cristianesimo nel XX secolo, lo stupro diventa norma di guerra, e non è più lo stupro uno a una, ma la ferocia di omuncoli che devono mettersi in gruppo perché da soli non sono capaci. È stato la norma dell’esercito nazista, norma dell’esercito giapponese in Manciuria, norma delle truppe marocchine in Italia. E soprattutto norma dell’armata Rossa ovunque sia stata. Gli stupri dell’armata Rosa sono stati atroci e inenarrabili in Germania, che era stata nazista, in Ungheria, che era stata nazifascista, in Romania, che era stata alleata del nazismo, e soprattutto in Polonia, forse ancora più martirizzata della Germania, che al nazismo si era opposta e che del nazismo era stata vittima. Da qui deduciamo che il marxismo, come ogni dittatura, genera maschi non alfa.
Anche nello stupro quindi distinguiamo tra la stupro del maschi alfa e quello ben più atroce degli omuncoli, di quelli che hanno bisogno di vedere un altro maschio muoversi su una donna per avere l’erezione e hanno bisogno della presenza di altri maschi a rassicurarli per mantenerla.
Anche se non c’è violenza, qualunque maschio che abbia bisogno di altri maschi rientra nella qualifica di omuncolo, tizio dotato di organi genitali maschili, ma privo di virilità, che è anche protezione, che è anche istinto primario di allontanare gli altri maschi, come fa un leone, un gorilla o un cervo: le corna servono appunto per allontanare gli altri maschi, quindi il termine cornuto è clamorosamente improprio. Le dittature uccidono la virilità e generano maschi non alfa. Un maschio alfa si opporrebbe ad dittatore e sarebbe ucciso. La pornografia uccide la virilità e genera maschi non alfa
La pornografia distrugge cervello e virilità. L’oppio, o i suoi più contemporanei sostituti, e pornografia sono la via più breve ed efficace per distruggere un individuo, e quindi per distruggere un popolo, che è appunto un insieme di individui.
Nel momento in cui un popolo diventa un insieme di individui distrutti, smette di essere vitale: non combatte, non difende il territorio, non mette al mondo figli. Può essere dismesso e sostituito.
La pornografia crea una dipendenza dannata, paragonata dagli addetti ai lavori a quella da crack o eroina, molto forte, basata su due molecole che danno piacere, dopamina ed endorfine. Si crea quindi un rapporto di dipendenza, E di imitazione: il cervello umano è basta sui neuroni specchio: si imita la violenza sempre più presente, il disprezzo per la donna sempre più atroce e il desiderio di essere ripresi, di essere filmati. Una delle componenti fondamentali della virilità è la riservatezza, il maschio normale, il maschio alfa protegge la sua donna dagli sguardi. L’omuncolo vuole mostrare al mondo che anche lui è riuscito ad avere un’erezione.
La pornografia genera una micidiale dipendenza, e genera abbattimento della virilità e del senso del proprio valore di uomo.
Colui che guarda pedofilia sta guardando altri accoppiarsi. Quello che guarda gli altri
accoppiarsi è un non alfa, secondo il micidiale, ma emotivamente corretto linguaggio popolare, lo
“sfigato”, colui che non ha accesso ai genitali femminili. La sessualità umana normale è avvolta
dalla riservatezza: secondo la parte ancestrale del nostro cervello l’unico che guarda gli altri
accoppiarsi è il maschio di basso rango, lo schiavo, lo sfigato, quello che ha bisogno della presenza di altri maschi per superare il suo gap di omuncolo, perché l’omuncolo teme la donna, non solo la approccia solo in gruppo così da umiliarla..
E ora parliamo del rampollo di casa Grillo e compagni di merenda. Nelle nazioni decenti usa non considerare le persone colpevoli fino al terzo grado di giudizio. Cominciamo a considerarli non colpevoli, immaginiamo che salti fuori che la giovane donna implicata nella storia, il giorno prima del fattaccio, abbia firmato presso un notaio una dichiarazione dove afferma che voleva essere avvicinata sessualmente da Ciro Grillo e consociati, sia prima che dopo essere stata ridotta all’incoscienza dall’alcool, e che aveva autorizzato il fatto di essere ripresa mentre, in stato di incoscienza appunto subisce di tutto.
Se anche un notaio tirasse fuori dalla sua cassaforte una simile dichiarazione, quello che è successo resterebbe gravissimo, resterebbe un gesto di maschi non alfa che odiano e disprezzano le donne, che hanno permesso alla pornografia di distruggere la loro virilità, di annullare ogni istinto di protezione. La redenzione è possibile in molti campi, ma è difficile che personaggi di questo calibro possano diventare uomini veri. Una volta perso l’istinto di protezione è perso, una volta che si è imparato a scaricare dopamina davanti all’umiliazione altrui difficile tornare indietro, una volta che si ricava piacere e non vergogna all’idea della foto del proprio pene più i meno in erezione che gira per cellulari, la virilità che per definizione è protezione e riservatezza, è persa, persa come si perde un braccio amputato. Si può fabbricare una buona protesi, la sarà una protesi, si potrebbe insegnare un comportamento corretto, e anche questo non sarebbe indolore, però resterebbe un comportamento appreso non più istintivo, una protesi appunto.
Le parole dei genitori del pupone imputato sono ignobili, non nobili, sono incapaci di comprendere, incapaci di capire che anche nell’ inverosimile ipotesi di un consenso il gesto del pupone resta gravissimo, incapaci di comprendere di aver tirato su un soggetto che non ha istinto di protezione verso una donna, cioè che non è un uomo.
Il silenzio delle campionesse del vittimismo isterico, quelle che dopo aver tolto il lavoro ad attrici più capaci si scoprono essere Alice nel paese dei produttori, è altrettanto ignobile.
Sul banco degli imputati insieme ai puponi incriminati dovrebbero sedere anche chi fabbrica pornografia, chi la permette, le miriadi di zuzzerelloni che in deliranti lezioni di cosiddetta educazione sessuale spiegano che la sessualità va sempre vissuta senza vergogna. I puponi non si vergognano, appunto.