C’è un solo Papa, sua Santità Benedetto XVI.
La verità è davanti a noi, nuda e sgradevole, con la sua ruvida aspra bellezza. La menzogna è imbellettata, vestita e molto più affascinante. Come resisterle?
Il cattolicesimo è una religione semplice. Il Papa è il vicario di Cristo. Cristo era uno, non aveva fratelli gemelli. Il Papa è uno. Il Papa è il successore di Pietro, e Pietro era uno. Il Papa è uno. Il primo requisito per un’elezione valida al papato e che la sede sia vacante. Il Papa precedente deve essere morto, non malato, ferito in coma farmacologico, proprio morto. Oppure deve avere abdicato comune abdicazione valida. Il Papa non dalle dimissioni, non è un amministratore delegato. Il Papa abdica. Nella sua abdicazione deve essere contenuta la frase io rinuncio, la rinuncia deve essere sia all’essere Papa che alla funzione di Papa e non deve contenere nessuna ambiguità. Nel caso sia scritta, sarebbe raccomandabile che non contenesse errori di ortografia.
In una recentissima intervista al Corriere della Sera sua Santità Benedetto XVI ha di nuovo sottolineato che di Papa ce n’è uno solo, e anche sottolineato di aver fatto quanto fatto con molta accuratezza e molta coscienza. Nella sua abdicazione manca la frase io rinuncio.
L’unica spiegazione logica tutto questo è che Sua Santità Benedetto XVI sia sotto attacco e sotto ricatto. Se era sotto attacco otto anni fa, quando ha annunciato la sua abdicazione, è sotto ricatto anche adesso. La elezione del cardinale Bergoglio al papato e valida o no? Il Papa è uno solo, ha sottolineato Sua Santità Benedetto XVI al corriere. E Sua Santità Benedetto XVI che si firma Pontifex, Giorgio Bergoglio ha rifiutato i simboli della sovranità papale, la mazzetta rossa, ha rifiutato l’appellativo di vicario di Cristo e si è sempre dichiarato vescovo di Roma. Nude sgradevole la verità è sempre stata sotto gli occhi di tutti, da quel giorno di febbraio 2013 in cui Sua Santità Benedetto XVI ha annunciato la sua abdicazione è un fulmine ha colpito il Vaticano. Esiste una inquietante foto di quell’inquietante evento. In un libro di 300 pagine, Benedetto XVI: Papa “emerito”?, Estefania Acosta, avvocatessa colombiana e già docente universitaria di diritto civile e commerciale, risponde alla domanda. L’avvocatessa analizza molte delle prove che sono state portate da tutti coloro che ritengono l’elezione del cardinale Bergoglio invalida. Alcune di queste prove sono rilevanti, altre irrilevanti. La prova definitiva, però, quella che non lascia adito nessun dubbio, e il testo con cui sua Santità Benedetto XVI annunciato l’abdicazione. Ricordo, ne avevo già parlato su questo giornale, come nella versione originale ci fossero due clamorosi errori di ortografia latina ci fosse un errore nella data: l’abdicazione sarebbe stata valida dal 28 febbraio alle ore 29 invece che alle 20:00. È altamente improbabile che un testo come un abdicazione papale finisca su Internet senza essere stato revisionato e scorretto.
Afferma l’avvocatessa che il suo è “il primo libro ad offrire, con rigore accademico e in modo sistematico, la prova canonica che Benedetto XVI non ha mai validamente rinunciato all’ufficio di Romano Pontefice per cui rimane l’unico e vero Papa della Chiesa cattolica, alla quale tutti i cattolici devono fedeltà e obbedienza sotto pena di scisma. In conseguenza di questa e di altre irregolarità precedenti e concomitanti all’elezione del cardinale Jorge Mario Bergoglio nel conclave del 2013, “Francesco” è davvero un anti-Papa, cioè occupa illegittimamente la Cattedra di Pietro e, quindi, riconoscerlo come Papa è, per lo meno, una oggettiva negazione della verità”.
La Declaratio scritta da Ratzinger è stata scritta in maniera da dare l’impressione che sia un abdicazione, ma non lo è. È stata scritta con errori ortografici impensabili che sono il primo indizio, il secondo e che leggendo con attenzione ci si rende conto che il Papa non stava abdicando dall’essere il Papa (Muuns) ma rinunciava a fare il Papa(ministerium), cioè a svolgere alcune funzioni. La risposta data da sua Santità alla domanda sul perché della rinuncia è ridicola: ha disposto che il fuso orario l’ho fatica troppo e non sarebbe riuscito più ad andare in Brasile per le giornate della gioventù. Una risposta ridicola. La rinuncia è stato un macigno sulla chiesa. Un Papa molto più semplicemente può abolire le giornate della gioventù o rinunciare ad andarci. Ancora più ridicola però è la risposta alla seconda domanda: perché non torna vescovo. Ha risposto di avere solo abiti bianchi nell’armadio.
Spiega la Acosta – la chiave dell’invalidità delle dimissioni non risiede nel fatto che Benedetto sia stato “forzato”. Benedetto ha agito liberamente nel senso che sapeva bene quello che stava facendo, sapeva che avrebbe continuato ad essere il Papa perché non si stava dimettendo dall’ESSERE il Papa (munus) E questo invalida le sue dimissioni, come vedremo, poiché “essere” e “fare” sono indivisibili per il papa. Per questo Ratzinger ha, coerentemente, appena dichiarato al Corriere della Sera: “Otto anni fa ho compiuto la mia scelta IN PIENA CONSAPEVOLEZZA E HO LA COSCIENZA A POSTO”.
Quando Sua Santità dichiara di aver fatto tutto con coscienza e libera, a cosa allude? Al testo. Liberamente ha scritto un testo estremamente ambiguo che contemporaneamente afferma e nega la sua abdicazione. Lo ha fatto con coscienza, l’ho fatto con assoluta attenzione. L’abdicazione non c’è mai stata. È un solo Papa: sua Santità Benedetto XVI.