J.K. Rowling, incantatrice di Babbani e difensore strenuo della verità, e quindi della libertà.
Parlo di Harry Potter in due libri, La realtà dell’orco (ed. Lindau) e Il fantastico nella letteratura per ragazzi: è un saggio a molte voci sulle saghe fantasy (ed Runa). In entrambi i libri spiego la religiosità della saga, una cristianità forse inconscia, ma sicuramente profonda. Il libro è stato accusato di esoterismo, un’accusa che può nascere nelle persone che hanno solo guardato i film, fastidiosi ammassi di effetti speciali, disastrosamente recitati da due protagonisti inespressivi e da una terzo con una mimica caricaturale. Leggere i libri invece permette ci capire che Harry Potter non è una libro di magia esattamente come Le cronache di Narnia non è un libro sui leoni e Il brutto anatroccolo non parla di ornitologia. La magia è un artificio narrativo per parlare di altro, una geniale metafora della tecnologia, che infatti nel libro manca, e, insieme, una geniale maniera di ironizzare su astrologi, satanisti e presunti maghi, quelli cioè che alla magia ci credono sul serio. Nel mondo, che purtroppo esiste, del satanismo, Harry Potter è cordialmente odiato per la carica ironica, quando non comica, con cui ammanta i suoi incantesimi.
Per sei libri la religione non viene mai nominata, è un tabù. La domenica nessuno va a messa. Nessuno domanda: tu sei cattolico, anglicano, protestante, buddhista, induista o che cosa? Quando il preside muore e quando muore l’elfo domestico Dobby vengono entrambi seppelliti senza alcun simbolo religioso. A Hogwarts, nella scuola dei maghi, ci sono due settimane di vacanza a Natale, che è la festa dell’albero di Natale, e una settimana di vacanza a Pasqua, ma non viene mai specificato chi sia risorto: probabilmente l’albero di Natale. Nel settimo libro, improvvisamente, cominciano a comparire i simboli religiosi. La vigilia di Natale si sentono carole di Natale: sono canti che parlano della natività. Compare la parola chiesa: nel villaggio natale di Harry Potter, mentre si odono le carole, Harry ed Ermione si trovano davanti a una chiesa. Allora se una chiesa esiste la religione esiste: Harry è cattolico, anglicano, protestante o cosa? Viene sottolineato che sicuramente è in quella chiesa che si sono sposati i suoi genitori. Viene nominato l’inferno: «Passerò dalla tua parte quando l’inferno gelerà» dice Neville, il riferimento quindi è a una tradizione che parla di un inferno di fiamme. La fine del settimo libro di Harry Potter riecheggia la fine del Vangelo di san Giovanni. Chi non teme la morte vivrà in eterno. Harry, che non ha paura della morte, che trova il coraggio di sacrificare la sua vita, guadagna non solo la salvezza fisica di coloro che ama, ma l’eternità.
In Il Signore degli Anelli, in Le cronache di Narnia e in Harry Potter si parla di Dio e della Morte. In tutti e tre viene ripetutamente sottolineato, è il pilastro della narrazione, il potere salvifico del sacrificio. Il sacrificio di se stessi, il sacrificio fatto per amore. Silente ripete che il potere più grande che esista è l’amore. Al di fuori del cristianesimo, anzi al di fuori della religione ebraico-cristiana, questo concetto è impensabile.
Le maggioranza delle metafore sono forse involontarie, così sembra suggerire la Rowling in un’intervista.
Nella trama del libro sono presenti due citazioni dal Nuovo Testamento. Sulla tomba dei genitori di Harry è scritto: «L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte». L’autrice attira la nostra attenzione su questa frase, mettendola al centro di uno scambio tra Harry, che non ne capisce il senso e chiede se per caso non è una frase da Mangiamorte, ed Ermione che lo rassicura. La frase è contenuta nella Prima lettera di san Paolo ai Corinzi (1Cor 15,20-27). La seconda citazione dal Vangelo è: «Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore», incisa sulla tomba di Kendra Silente.
Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarme e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. (Mt 6,19-21). È il Discorso della Montagna, che, da solo, contiene tutto il cristianesimo. Harry Potter parla dell’etica della verità, che, sola, ci renderà liberi. Harry Potter parla dell’etica della fratellanza: maghi, non maghi, elfi e altre creature che tutte hanno diritto alla dignità e al rispetto, contro i deliri razziali. Per motivi che ignoro è stato tagliato nel film il dialogo finale tra Harry e Voldemort, dove compare un altro punto fondamentale: il pentimento. Se riuscisse a provare rimorso Voldemort potrebbe ancora salvare la sua anima mutilata. Nel libro vi è la certezza dell’immortalità dell’anima e Harry vede quello che diventerà Voldemort se non si pente: un neonato che piange disperato abbandonato su un pavimento.
L’altro cardine assoluto della religione ebraico-cristiana contenuta in Harry Potter è il concetto di responsabilità personale. La responsabilità è personale. È l’uomo che fa la differenza. L’uomo che sceglie di fare o di non fare. La responsabilità della Shoah è di ogni singolo soldato, non solo di Hitler o Himmler, perché altrimenti tutte le volte che qualcuno con un cortocircuito cerebrale raggiunge il potere il risultato sarà di milioni di morti. Imprescindibile dalla responsabilità personale è la difesa della verità. La verità è una, e una volta che sia persa, tutto il mondo ne è avvelenato.
La signora J:K: Rowling ha avuto una vita complessa, la racconta Marina Lenti nel bel libro J. K. Rowling. L’incantatrice di babbani (Ares ). Nei suoi anni non sempre facili la signora Rowling ha imparato il coraggio, soprattutto quello sempre presente in Harry Potter, il coraggio di difendere la verità e l’ovvio anche contro tutti. Ha osato affermare che le donne sono donne e che solo le donne sono donne.
Le persone che si dichiarano trans si sono sentite offese. Un uomo fornito di genotipo XY in ogni sua cellula, fornito di pene e testicoli, se si dichiara donna deve essere trattato come tale, secondo i dettami del politicamente corretto che sono arrivati fino a modificare codici civili e penali. Esistono nazioni, per esempio il Canada, dove si può essere puniti penalmente con multe micidiali se ci si rivolge a un uomo come se fosse un uomo, cioè correttamente, nel caso quest’uomo si “ senta” una donna. L’allontanamento dalla realtà, la dissociazione del vero, e un evento disastroso sia per l’individuo che per la società. Se un uomo si sente donna non c’è alcun motivo per cui il suo sentirsi debba pervadere sul sentire di tutti noi che lo percepiamo maschio. Le donne hanno il diritto assoluto di essere donne, domine, regine. È stato creato tutto un linguaggio discriminatorio e osceno per le donne: occorre dire persone incinta e non donne incinta, occorre dire persona che mestrua, occorre dire persona con utero, occorre dire altre idiozie: noi siamo donne, e se qualcuno si sente offeso dal nostro essere donne e nel dichiararlo, è la psiche di costui che deve essere corretta, non è il nostro linguaggio e non la nostra realtà. J. K. Rowling ha osato dire la verità e si è scatenato l’inferno. Il tre attorucoli diventati famosi recitando nei film tratti delle sue storie si sono precipitati a rinnegarla, a mettere distanze. Case editrici stanno rischiando boicottaggio mentre altre si sono allineate, lo stesso vale per i traduttori. Finalmente i giudici inglesi hanno stabilito che la libertà di parola include anche la “ libertà di offendere”. Se un maschio si sente offeso dal fatto che lo tratto la maschio anche se lui si sente femmina, è un problema suo. Ci sono donne che hanno perso il loro posto di lavoro per essersi rifiutate di dividere il bagno con individui con pene e testicoli, ci sono donne che hanno subito stupri per aver dovuto dividere la loro cella con energumeni che avevano dichiarato di sentirsi femmine. Le atlete stanno perdendo le gare a favore di maschi, individui con lo scheletro da maschi, con muscoli da maschi, con un cuore da maschi che però si sentono fanciulle e in questa maniera portano via tutti premi in denaro delle gare. E uomini e donne nati sani restano intrappolati in un’illusione, l’illusione di cambiare sesso, un’illusione fatta di ormoni, dolore, spaventosi interventi chirurgici, postoperatori infiniti. Dove la mente rifiuti il corpo occorre curare la mente, con un infinito amore, con un’ infinita tenerezza occorre creare quella fierezza del proprio sesso che avrebbe dovuto formarsi tra i due e i dieci anni e che per qualche motivo non si è formata.
La spaventosa importanza di tutto questo è descritta in un libro del filosofo francese Jean-François Braunstein. La philosophie devenue folle : Le genre, l’animal, la mort (La filosofia diventata folle: il genere l’animale e la morte) non ancora tradotto in italiano. Il libro analizza tre nuovi filoni di studi sociologici, i cosiddetti studi di genere, che affermano che il genere è un’opinione e non ha nulla a che fare con la biologia, il cosiddetto antispecismo, che afferma che non c’è differenza dignità dell’uomo animale, e la cosiddetta bioetica, che è una revisione carina e simpatica e a deliziose tinte confetto della vecchia eugenetica e dell’eutanasia dei non consenzienti.
Braunstein spiega come questa dissociazione dal reale distruggerà fino le fondamenta la nostra civiltà.
In una delle ultime scene di Harry Potter, il ragazzo che all’inizio è una specie di brutto anatroccolo, Neville con un colpo di spada decapita il serpente. Difficile non pensare a San Michele Arcangelo. La spada con cui si decapita serpente è quella della verità. Combatti fino alla morte per la verità, ed Dio combatterà con te, è scritto nella Bibbia, nel libro del Siracide, perché una volta persa la verità, una civiltà è morta, e solo se riconquista la verità, una civiltà risorge.