Crimini preterintenzionali e crimini premeditati, voluti, preparati.
Una giovane donna è morta. La sua vita è stata spezzata.
Ha causato la morte il fratello, speronato la sua moto con la propria auto. Una famiglia è stata spezzata nel più crudele di modi. Essere fratelli può dare non solo l’amore più grande, ma anche il rancore più profondo.
Possiamo cominciare a presumere, come dovere in una nazione decente che afferma la giustizia e
non il linciaggio, l’assoluta mancanza della premeditazione, l’assoluta mancanza della volontà di uccidere, possiamo presumere un istante di collera che, come purtroppo succede nella collera, ha fatto perdere per pochi terribili istanti la capacità di intendere di volere. Possiamo affermare che un
fratello che faccia questo è in una situazione di equilibrio.
Tutta la nazione ha pianto questa giovane donna. La notizia della sua morte ha aperto radiogiornali e telegiornali, la sua foto è stata sulle pagine dei giornali. Trasmissioni su rasmissioni, talk show su talk show hanno parlato e stanno parlando di lei e della sua morte.
Un sacerdote stato assassinato con sette coltellate al collo e alla gola che lo hanno quasi decapitato.
C’è una differenza abissale tra un delitto preterintenzionale, fatto in un unico istante, e un delitto volontario fatti in sette istanti di setta coltellate.
Possiamo affermare la premeditazione: normalmente non si gira con un coltello.
Possiamo affermare la volontà di uccidere: chi vuole solo ferire non colpisce la gola e non continua dopo la prima coltellata.
Possiamo affermare una possibile motivazione ideologica tenendo presente che la religione dell’imputato del crimine scrive nero su bianco la frase: uccidi gli infedeli ovunque si trovino.
Possiamo dire che della morte di sacerdote non gliene importa molto a nessuno? Tutti ti si sono
precipitati ad affermare che l’assassino fosse un isolato pazzerello, frase assolutamente bizzarra in
quanto pronunciata prima di una qualsiasi perizia psichiatrica e che invece compare ossessivamente
quando la vittima è un occidentale di origine cristiana. Il 2 aprile 2019 Stefano Leo a Torino è stato
sgozzato da un marocchino con cittadinanza italiana
Said Mechaout, 27 anni,perché era italiano e
aveva l’aria felice, il signor Kabobo con un piccone ha assassinato tre italiani, e quando Pamela è
stata uccise e smembrata è stato tutto un balletto sulle punte di sillabe pesate. Nessun personaggio
polito si è presentato al suo funerale, e questo è stato un errore tragico, che ha scatenato la folle e
razzista furia di un aspirante giustiziere, Traini, che ha ferito sei persone e per fortuna non ha
ucciso nessuno. Se qualche personaggio politico si fosse presentato al funerale di Pamela, ad
accogliere la collera e consolare la frustrazione, come è dovere della politica quando qualcosa è
successo che scateni collera e frustrazione, è molto verosimile che quella furia non si sarebbe
scatenata.
L’assassinio intenzionale e brutale di un sacerdote è un gesto gravissimo.
Sgozzare una persona con sette coltellate fino quasi a decapitarla può far sospettare che il
maneggiatore di coltelli non sia nuovo ad esperienze del genere. Sappiamo che aveva decreti di
espulsione, e le forze dell’ordine si sono ben guardate dal mettere in atto perché erano troppo
impegnate a fare la multe a chi rifiuta di portare la mascherina e a controllare i bambini nelle
scuole.
L’episodio atroce dimostra che tutti siamo in pericolo, che della nostra vita non importa un fico a
nessuno, e che la legge Zan Scalfarotto non ha nessun senso.
L’assoluta indifferenza per la morte del sacerdote contrasta con l’immenso cordoglio per la morte di
Maria Paola Gaglione.
L’assoluta indifferenza alla morte del sacerdote, cui molti hanno reagito spiegando che il cuoricino
del maneggiatore di coltello doveva essere stato ferito dal sovranismo, si allinea con la completa
assoluta e nauseante indifferenza all’assassinio dei cristiani perseguitati nel mondo, al loro
imprigionamento, al rapimento e allo stupro delle loro donne, alle leggi che impediscono loro le
libertà più elementare.
I Cristiani sono sotto attacco. Della loro morte non importa nulla a nessuno. Quando la loro morte
avviene fuori dal mondo occidentale è signorilmente ignorata, ne avviene all’interno del mondo
occidentale si invoca la malattia mentale del pazzerello di turno, tutti terrorizzati dalla possibile
accusa di islamofobia.
Questo sacerdote è stato il secondo ucciso su suolo europeo, il primo ucciso su suolo italiano. Non
sarà l’ultimo, nessuno si faccia illusioni. Chiunque assassinerà italiani, sarà serenamente giustificato
dall’essere un po’ pazzerello e dal fatto che la sua pazzia sia stata istigata dai sovranisti con la loro
cattiveria. In fatto che nel Corano sia scritto Uccidi gli infedeli ovunque si trovino, è un irrilevante
particolare.
Non abbiamo alcun bisogno di una legge contro l’omofobia, che sarebbe solo un ulteriore rilancio
dell’odio al cristianesimo. San Paolo afferma che la pratica sodomitica un peccato. Chiunque
affermi che non lo è contrasta la religione. Vietare questa affermazione è l’annullamento della
libertà religiosa. Non abbiamo bisogno di una legge contro l’omofobia, abbiamo bisogno di una
legge contro l’assassinio, contro lo stupro, contro il rapimento, che dichiari che questi crimini sono
gravissimi anche se sono commessi contro cristiani, concetto che al momento non sembra molto chiaro.
dopo che questo articolo è stato pubblicato su La verità, sono arrivate le mail di insulti con le accuse deliranti di sottovalutare la morte della giovane donna. Per inciso, in quella famiglia hanno uno zio con comportamento omosessuale, che non scandalizza nessuno, ed erano sconvolti dal fatto che la persona con cui Maria Paola Gaglione usciva era una persona dedita allo spaccio, con obbligo di firma, che l’aveva convinta a lasciare la scuola e a fare una vita randagia.
Mail come quelle che ricevo mi spiegano che lo sciacallaggio su una tragedia familiare inenarrabile, spinge al punto tale da non essere in grado di distinguere un omocidio preterintenzionale, da una vera e propria esecuzione