Queer, un disperato grido di aiuto.
Il vocabolo queer rientra nella terminologia LGBT, a cui se si aggiunge, appunto, una Q diventa LGBTQ. Anzi, visto che qualcuno potrebbe sentirsi escluso, non sia mai, si aggiunge anche un segno “+” e diventa LGBTQ+. Per spiegare cosa vuol dire queer la cosa migliore è ricorrere alle definizioni che ne danno le persone stesse che vi si identificano, ovvero andare a leggere i blog e i siti della galassia LGBTQ+. Fare copia e incolla è onesto e diminuisce il rischio di denunce. Diminuisce il rischio di guai, non lo annulla, perché la legge sull’omotransfobia colpirebbe anche il copia e incolla con 6 anni di prigione, ma qualcuno qualche rischio deve pur correrlo.
Difficile trovare una definizione di “queer” perché queer per definizione è assenza di definizione. Il queer ci dice cosa non è: non è uomo, non è donna, è un “non”, senza etichette, senza schemi, senza definizione. “Rem tene, verba sequentur!” insegnava Marco Porcio Catone, detto anche Catone il Censore o Catone il Sapiente, non a caso. E cioè: padroneggia l’argomento, le parole seguiranno. Ovverosia, se sai di ciò che parli, non avrai problema a spiegarlo. Se invece non sai spiegare qualcosa, potrebbe essere perché non hai ben chiaro l’argomento, o più semplicemente perché l’argomento non è spiegabile in quanto illogico. “Queer” non può che essere illogico, essendo la logica aristotelica e quindi tomistica rifiutata dal queer in quanto la logica è, mentre il queer non è, quindi considera anche la logica e in fatto che due più due faccia quattro una sovrastruttura e una violenza.
In inglese queer vuol dire “ bizzarro”, “strano”. Il dizionario di Google, “sessualmente, etnicamente o socialmente eccentrico rispetto alle definizioni di normalità codificate dalla cultura egemone”. La definizione non definisce quale dovrebbe essere la cultura egemone. Dopo il sessantotto la famiglia cattolicona costituita da papà, mamma e x figli, tutti convinti che i maschi sono maschi e le femmine sono femmine è diventata grandiosamente minoritaria. La cultura egemone è San Remo e San Remo è Achille Lauro con la tutina. In questo momento i trasgressivi sono quelli che vanno alla Messa in latino e infatti Report invita alla gogna.
Queer vuol dire strano e si definisce per quello che non è. E questo è il punto fondamentale. Chi ha una crisi di identità totale che è dolore pure si rifugia nel non essere. Chi non si ama vuole essere strano. Chi non ama se stesso e teme di non poter essere amato, si rende strano di proposito così la mancanza di amore non lo ferirà, perché sarà stato lui a provocarla. Lo schema del queer è lo schema fallimentare della strega di Biancaneve, che deve sempre essere la più bella del reame, e questo è uno schema perdente, un desiderio assurdo: nessuno può essere il più bello del reame, nessuno deve essere il più bello del reame. Ognuno è se stesso, unico e irripetibile. Chi crede che avrà valore solo se sarà il più bello del reame, non potendo essere il più bello del reame, si butta a essere il più strano del reame, di questa stranezza fa la sua unica identità.
Ognuno ha diritto di essere strano. Nessuno ha diritto di pretendere di essere accettato perché nessuno può costringermi ad accettare qualcosa che è appunto strano, al di fuori della mia etica e della mia estetica. La potenza liberticida del queer, come di tutte le altre lettere della sigla è che accettare l’altro diventa un dovere anche se l’altro ha fatto tutto quello che poteva per essere ripugnante.
I due maggiori intellettuali sono Mario Mieli e la /il filosofa/o ex Beatrice Preciado, attualmente Paul Preciado. Mario Mieli è considerato come il paradigma della culture gay. Mario Mieli, definito da Liberazione il più grande intellettuale queer italiano. Autore del testo Elementi di critica omosessuale , dove parla della sublime bellezza di pedofilia, necrofilia e coprofagia. Mario Mieli faceva spettacoli teatrali dove mangiava gli escrementi suoi e del suo cane, crudi e sconditi. I colibatteri ne saranno stati lieti.
Riporto un brano della persona che all’epoca era Beatrix Preciado, al momento Paul; un’autrice gay famosa e iconica, pubblicato il 17 gennaio 2014 su Liberation, che riassume il suo pensiero.“Da questa modesta tribuna, io invito tutti i corpi ( delle donne ) allo sciopero dell’utero. Affermiamoci come cittadine intere e non come uteri riproduttivi. Attraverso l’astinenza, attraverso la omosessualità, ma anche attraverso la masturbazione, la sodomia, il feticismo, la coprofagia, la zoofilia ( non vuol dire avere il micetto e mettere la foto su fb, ma vuol dire avere rapporti erotici con gli animali) e l’aborto. Non lasciamo penetrare nelle nostre vagine una sola goccia di sperma nazionale cattolico”.
Il pensiero di Beatrix che ora è Paul, ma che continua a d avere il genoma XX in tutte le sue cellule e anche se ha subito la castrazione continua a non possedere testicoli, consiste nello sciopero dell’utero totale e definitivo per tutte le donne, sostituzione della dualità vagina / pene, con la dualità ano/ vibratore. Questa persona ha un rapporto alterato col proprio corpo, al punto tale da credere che la sessualità consista nell’avere un corpo estraneo nell’ultima porzione del tubo digerente. Possiamo affermare un rapporto disastroso col padre che ha portato a una tragica situazione di disequilibrio. Provare piacere a sentire il corpo di un uomo, del nostro uomo, dentro di noi e provare piacere a sentire il nostro bimbetto che se ne sta nove mesi dentro di noi caldo e tiepido è una reazione biologica, non una costruzione sociale, ed è anche la reazione biolgica in assoluto più potente insieme al legame col neonato. La coprofagia nella razza umana è ripugnante. Biologicamente ripugnante. Non è così per tutti i mammiferi. I conigli la praticano e i cani ci giocherellano, ma per noi sarebbe un grosso rischio sanitario, motivo per cui noi troviamo nauseante la coprofagia. Beatrice /Paul si limita al micio, ma non prova, almeno non denuncia, attrazione erotica per i minori.
Mieli parla diffusamente della gaia riscossa della “merda”: a me risulta che le infezioni da batteri coliformi siano la seconda causa di morte di infezione dopo le infezioni respiratorie, e tutta questa gaiezza mi sfugge.
Dal libro di Mario Mieli Elementi di critica omosessuale:
Del coito anale, gli eterosessuali maschi temono anche l’aureola escrementizia. «Ma l’Amore ha eretto la sua dimora nel luogo degli escrementi» (Yeats): noi gay lo sappiamo bene e la nostra condizione è prossima alla gaia riscossa della merda (quando non lo è già). Anche per quel che concerne la merda, al di là del ribrezzo repressivo sta un ricco godimento. … E quando qualcuno dice: «questa merce è di merda, questo paté è merdoso», ignora che la merda non è disgustosa quanto certo scatolame, e che esiste una parte delle feci, un cuore gustoso e prelibato, paragonabile soltanto al più costoso paté de foie gras.
Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino l’essere umano potenzialmente libero. Noi, si, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro”.
Quanto odio c’è in Mario Mieli per se stesso, per la sua virilità e per quella di suo padre. Nel suo libro Il Risveglio dei Faraoni racconta di aver desiderato di avvelenarlo e alla fine si suicida forse per saldargli i conti. In tutta la sua vita ha incontrato solo persone che hanno rilanciato la sua follia, nessuno che abbia cercato di ritrovare l’umanità che era in lui , la virilità che era in lui, quella umanità e quella virilità che lui ha oltraggiato annegandole negli escrementi e che invece erano disperato desiderio di purezza.
Tornando a queer, sul donna moderna.com troviamo la cinguettosa definizione : “la parola queer (termine che racchiude chiunque non si conformi) racconta di una rivoluzione che è anche estetica. Fatta di sguardi maschili segnati dal mascara o di capezzoli che spuntano da fisici androgini. Questo movimento porta con sé un canone di bellezza nuovo, in cui la linea di confine maschio-femmina diventa una sfumatura”. Fosse tutto qui, se ne frega. Non vi illudete. Queer non vuol dire fascino androgino, Queer in realtà è ben altro, Queer è odio di se, odio di quello che si è, per cui ci si rifugia nel vuoto del non esserlo e si cerca di riempirlo di qualcosa. Qualsiasi cosa. Queer quindi può anche essere coprofagia, zoofilia e pedofilia, secondo le affermazioni di quelli riconosciuti come maggiori intellettuali queer. Non tutti coloro che si dichiarano queer mangiano escrementi, ma tutti quelli che dichiarano di mangiare escrementi sono accettati nel mondo queer come paradigmi.
Il punto è che accettare tutto questo ci è imposto, noi non abbiamo il diritto di trovare straziante la loro pedofilia, ripugnante la loro coprofagia, non possiamo trovarli brutti per quanto loro si sforzino di essere ripugnanti, siamo stati privati del diritto del giudizio estetico, se ce lo lasciamo sfuggire ci sono multe di migliaia di dollari in Canada e quando passerà la legge sulla omotransfobia ci saranno anni di galera in Italia. A Mario Mieli è intitolato un circolo che riceve denaro pubblico per combattere l’intolleranza. Non tollerate chi mangia escrementi? Vi cureranno. Faranno corsi di rieducazione con i soldi dei contribuenti. E fino a quando non sarete rieducati non potrete insegnare, non potrete pubblicare, non potrete scrivere.
La tragedia del queer non è quello che è e quello che non è, è che noi abbiamo l’obbligo di accettarlo. E accettandoli li rinchiudiamo per sempre nella gabbia desolata del loro non essere.