Il Signore degli Anelli e il politicamente corretto.
Un anello per domarli, un anello per trovarli, un anello per ghermirli e nel buio incatenarli.
Questi versi del Signora degli Anelli che si ripetono come colpi di scure, che ci raccontano dell’Oscurità che avanza e che sta stringendo gli uomini di un assedio micidiale.
Ho letto il Signore degli Anelli l’anno della laurea, me lo portavo dietro i primi anni durante le guardie, leggerlo mi rasserenava e mi dava coraggio.
Leggevo ovviamente nella magnifica traduzione della principessa Alliata, la Signora dell’anello.
Un libro è come un testamento. Sotto c’è la firma dell’autore, esattamente come c’è una firma sotto un testamento. Quello che ha scritto un autore non può essere modificato, non può essere rimpicciolito, non può essere cambiato. Nell’apocalisse di San Giovanni è scritto una raccomandazione: che nemmeno una sillaba possa essere cambiata. Anche per libri molto modesti, vale la stessa regola: nulla può essere cambiato. È come un testamento. Quando il libro è tradotto ha due anime: l’anima dello scrittore e l’anima del traduttore. E così era per la magnifica edizione del Signore degli Anelli con la traduzione di Vittoria Alliata, quella che manteneva l’epicità originale, con i nomi tradotti in Italiano, quella approvata da Tolkien, che grazie a questa approvazione doveva essere immutabile.
Ora in libreria il capolavoro di J.R.R. Tolkien, “Il Signore degli Anelli”, non c’è: si può trovare solo il primo capitolo della saga, “La Compagnia dell’ Anello”, nella nuova traduzione di Ottavio Fatica, in attesa del completamento della ritraduzione del secondo e terzo capitolo della trilogia. Infatti la prima traduzione dell’opera completa è stata a mano a mano ritirata dagli scaffali a partire dal 13 di gennaio per vicende giudiziarie tra la Bompiani, casa editrice che detiene i diritti dell’opera in Italia, del Gruppo editoriale Giunti, e la prima traduttrice, Vittoria Alliata di Villafranca, traduttrice e scrittrice che è anche principessa del Sacro Romano Impero, discendente di una antica e nobilissima famiglia siciliana, gli Alliata di Villafranca appunto, eredi anche dei Valguarnera. Ed infatti quella che alcuni chiamano “la signora degli anelli” risiede attualmente nella bellissima Villa Valguarnera a Bagheria, da dove lotta contro la mafia che le occupa le proprietà ed il parco della villa, che ha un vincolo di inedificabilità totale imposto nel 1913 ma che tuttavia vede edificato su di esso un intero quartiere abusivo della città, Bagheria. Si tratta di una signora combattiva e non le ha certo mandate a dire alla Bompiani e al nuovo traduttore, che la accusa di aver commesso “500 errori a pagina su 1500 pagine”, e sono partite prima le diffide, poi la materia è scesa nelle mani dei legali.
In questi giorni il web è pieno di fan della saga epica che nei blog e sui social guerreggiano tra di loro come nella battaglia dei Campi del Pelennor, dividendosi tra chi è a favore della nuova operazione editoriale attribuendole il merito di “svecchiare” Tolkien e chi la accusa di “revisionismo radical chic” volto a sradicare ogni elemento della Tradizione e ogni riferimento ai valori e alla religiosità cattolica di Tolkien dalla sua opera. La stessa Alliata in una lettera aperta parla di “assalto” alla sua traduzione “in nome del nuovismo e del politically correct” e scrive che il messaggio di Tolkien “costituisce una seria minaccia all’oligarchia finanziaria e tecnocratica che mira all’oppressione globale, alla schiavitù delle menti e dei cuori e all’appiattimento, anzi alla distruzione, di ogni differenza e identità culturale” e che dunque l’operazione di ritraduzione ha lo scopo di “attualizzare” Tolkien, un autore che mai avrebbe voluto che la sua opera si adeguasse ai tempi. Conclude la lettera parlando dell’ “importanza di combattere per preservare le proprie radici” e opporsi “all’ “oscuro potere” che, sotto la vecchia e marcia insegna dei “tempi nuovi”, nasconde l’asservimento dei corpi e delle intelligenze sotto il nome di libertà”.
La traduzione de “Il Signore degli Anelli”. Essa venne affidata nel 1967 da Ubaldini, editore della casa editrice Astrolabio, alla Alliata che all’epoca era quindicenne, una ragazza prodigio dunque che già padroneggiava diverse lingue. Riguardo alle vicende che portarono alla traduzione, che ci vengono ricordate dall’Alliata stessa in alcune interviste e ricostruite dall’autorevole studioso tolkeniano Oronzo Cilli nel suo libro “Tolkien e l’Italia”, ella aveva superato la prova di traduzione a cui il puntiglioso glottologo Tolkien sottoponeva gli aspiranti traduttori della sua opera. Tradusse i primi due volumi nel giro di un anno attenendosi alle rigide linee guida che Tolkien inviava ai traduttori e mantenendo un rapporto con lui tramite l’editore Ubaldini per chiedere consigli e approvazioni. Tradusse anche i nomi in italiano seguendo le scelte di Tolkien che inviava ai traduttori il libello “Guide to the names in The Lord of the Rings” e che voleva che nulla rimanesse in inglese perché l’opera doveva essere universale, gli accadimenti che narrava dovevano poter essere accaduti anche in una contrada italiana. Pochi anni più tardi la Rusconi acquisì i diritti dell’opera, affidò la traduzione del terzo volume alla Alliata e la nuova edizione era a cura di Quirino Principe, che ritradusse il Poema dell’Anello, nella versione che tutti noi conosciamo, un anello per domarli, un anello per trovarli, un anello per ghermirli e nel buio incatenarli,
e rivide leggermente la traduzione, facendo la scelta di mantenere i nomi in inglese, ma il testo rimase in sostanza quello della Alliata, approvato da Tolkien che riteneva la traduzione della principessa siciliana “una delle migliori”. Infatti la stessa Alliata nel 1996 chiese alla Rusconi di poter rivedere il testo per correggere alcuni refusi che anche nella revisione di Quirino Principe erano rimasti e di poter scrivere una introduzione che le permettesse di spiegare le sue scelte stilistiche, concordate con Tolkien, ma la proposta non venne accettata.
E ora viene proposta (imposta?) al lettore questa operazione di totale ritraduzione, e non revisione, dell’opera. Coloro che sono a favore sostengono che “Il Signore degli Anelli”, proprio perché ormai un classico, necessita dopo cinquant’anni una nuova traduzione da accostare alla vecchia, che è una idea piuttosto scema, in base allo stesso ragionamento dovremmo riscrivere anche Il Signora degli Anelli in inglese. Tutti gli altri vedono nell’operazione un tradimento, il tradimento di un testamento: Tolkien aveva apprezzato moltissimo la traduzione di Vittoria Alliata: è evidente che lo stile volutamente non epico e moderno del nuovo traduttore, Ottavio Fatica, è un tradimento allo spirito epico e arcaico di Tolkien, oltre che alla sua traduttrice italiana, attaccata dalle esternazioni di Fatica.
È esplicita volontà della operazione editoriale quella di operare un esperimento di “diffuso abbassamento dell’epicità laddove quella di Alliata puntava ad un innalzamento”. Un’operazione forse più moderata sarebbe stata quella di offrire alla Alliata la possibilità di revisionare il testo, ma l’Alliata stessa lamenta che questo le sia stato offerto “sotto tutela”, che, ritiene lei, l’avrebbe imprigionata e costretta ad avallare un’operazione contro se stessa e la sua stessa traduzione, se l’avesse accettata. Lamenta inoltre anche il fatto che l’opera è stata a lungo venduta con la sua traduzione nonostante fosse scaduto il contratto con lei senza essere stato rinnovato ed aggiunge: “forse per prendere il tempo necessario a travestire Il Signore degli Anelli in foggia Lgbt in ossequio al nuovismo”.
Sembra dunque che lo stile della Alliata, uno stile alto fatto di stilemi danteschi, lasci spazio ad uno stile più quotidiano ed al passo con i tempi. Nulla nel Signore degli Anelli è quotidiano o al passo coi tempi.
Questi sono i due versi fondamentali della poesia dell’anello.
One Ring to rule them all, one Ring to find them,
One Ring to bring them all and in the darkness bind them
La traduzione che noi conosciamo
Un anello per domarli, un anello per trovarli,
Un anello per ghermirli e nell’oscurità incatenarli
è insieme letterale e magnifica, è conserva la cupa epica ripetizione che crea il terrore nei nostri cuori, questi colpi che avanzano, colpi di scure, passi di orchi, Un anello per domarli, un anello per trovarli, Un anello per ghermirli e nell’oscurità incatenarli.
La traduzione del 2019 non traduce la ripetizione, perde completamente l’epica, in compenso crea una graziosa rima.
Un Anello per trovarli, Uno per vincerli,
Uno per radunarli e al buio avvincerli.
Cercate sul mercatino dei libri usati la traduzione della Signora degli Anelli, con la poesia dell’anello tradotta da Principe, oppure leggetelo in Inglese. Il Signore degli Anelli non può essere toccato, non può essere rimodernato, non può essere svilito, non può essere banalizzato. Non può essere imbastardito da quella mostruosa forma di non pensiero che è il politicamente corretto.