Sardine: più sbarchi, più islam, più terrorismo palestinese.
In Iran impiccano le donne, ma una tizia col velo ci spiega i concetti base della democrazia.
Il grazioso Matteo qualche cosa è il tizio coi boccoli: non faccio la fatica di memorizzare i cognomi delle persone che ho l’impressione siano intercambiabili, perché stanno eseguendo un compito stabilito da altri. Con tenerissima foga e spettacolare sprezzo del ridicolo, si è lanciato a capo di un movimento ampollosamente chiamato le Sardine nella petalosa impresa di impedire l’odio per legge.
La nuova Chiesa 3,0 ha plaudito l’impresa, e anche da questo deduciamo che la Chiesa sono è più quella di una volta, quando il senso del ridicolo non le mancava.
Noi cafoni bifolchi abbiamo avuto un primo sussulto di scompisciarci dalle risate, ma lo abbiamo messo via immediatamente e abbiamo cominciato a preoccuparci. La caratteristica fondamentale di noi cafoni bifolchi è quella che può sembrare diffidenza, ma in realtà è secolare saggezza, la capacità di accorgerci come il nemico ci sta annientando. La abbiamo appresa nei secoli cercando di capire quando ci sarebbe arrivata sulla testa la grandine, o i lanzichenecchi, o la coscrizione obbligatoria che porterà tuo figlio a crepare in una qualche landa dimenticata da Dio, o i tedeschi, o i marocchini, o Equitalia, o simpatici spacciatori che mettono una ragazza in due trollei, ma tanto avevamo già una criminalità nostra quindi va bene così. Noi sentiamo il pericolo come i cani sentono i lupi. Anche il nome troppo ridicolo, gli intenti troppo assurdi non ci hanno divertito, ma ci hanno inquietato: è evidente che è tutto studiato a tavolino da esperti del marketing, come la piccola Greta tanto carina e la meno piccola Carola meno carina, e quindi la scempiaggine del nome e degli intenti sono una trappola. La domanda da porsi è: dove stanno andando a parare?
I giulivi figlioli nemici dell’odio hanno fatto una lista di punti da raggiungere che cominciano tutti con la parola pretendiamo, che non è esattamente un verbo simbolo del rispetto della libertà altrui. Nascosti tra le solite baggianate, ci sono alcuni punti micidiali, e cioè la limitazione dell’uso dei social a ministri e candidati politici. I social sono l’unica arma per chi non possieda giornali, televisioni e radio o non abbia amici che possiedono giornali, televisioni e radio. Una diretta Face book a costo zero fatta tenendo il cellulare in mano può fare due milioni di visualizzazioni, twitter con una frase fulminante e i link del tuo blog con l’articolo intero ti può sostituire il giornale che non hai. Devono essere limitati così che ministri e personaggi politici del regime, forniti di supporto mediatico, non subiscano l’affronto di scalzacani autarchici che poi li battono alle elezioni. È sostanzialmente un bavaglio, un bel bavaglio, a tutti quelli che sono fuori dal girotondo, così che solo a quelli del girotondo, quelli che dispongono di giornali, televisioni e radio possa restare la possibilità di essere ascoltati. Le Sardine sono il braccio armato di una élite che ha perso i consensi e che quindi deve ricorrere al braccio armato che suggerisca nuove leggi per bloccare l’opposizione.
La sinistra sta crollando in tutti i paesi: chi ignora la realtà prima o poi paga pegno.
Ora arrivano i due punti veramente preoccupanti: le Sardine nere e la madama palestinese col velo.
Sardine nere è il nome con cui hanno sfilato immigrati di origine africana, spesso nigeriani pretendendo documenti e cittadinanza. Vogliono un solido jus soli, culturae o qualche cosa che li renda cittadini italiani, non più soggetti a un provvedimento di espulsione nemmeno se fortemente sospettati di associazione mafiosa o terrorismo (in gruppo o sfuso), dotati di voto grazier al quale ricambiare il favore. Il nome quietamente innocuo, sardine, pescetti, contrastava in maniera inquietante con queste schiere di maschi spesso molto alti, più della media degli italiani, furiosi e minacciosi. Le simpatiche Sardine nemiche dell’odio quindi ci hanno segnalato che esiste una vaga ipotesi che, se qualcuno osasse fare ostruzionismo alla legge dello jus soli, le piazze e le strade, forse anche le stazioni, potrebbero essere bloccati da una manifestazione ciclopica che loro sono in grado di scatenare. È un’ipotesi. Siamo nella fantapolitica. Così tanto per dire.
In questa maniera con lo jus qualche cosa si fabbricherebbero quei pochi milioni di voti che mancano per compensare questi pezzenti fascisti di italiani che ancora si rifiutano di votare per il proprio suicidio. Lo stesso trucco ha funzionato in Francia nelle ultime due elezioni, senza il voto islamico né Macron né Holland ce l’avrebbero fatta.
E visto che abbiamo nominato il fascismo, andiamo all’ultimo punto spinoso: la presenza di una signora islamica fornita di velo d’ordinanza. Anche qui il nome non è importante, queste persone sono intercambiabili perché nulla di questo è casuale. Sempre, da qualche decennio, quando l’islam arriva sulla scena, palchi, università, congressi è sempre una donna velata la portavoce. La donna è più rassicurante dell’uomo, porta orgogliosamente il velo mentre sputa le sue considerazioni noi cafoni bifolchi e con la sua sola presenza mostra come il velo è libertà, e che il povero Orwell era un dilettante. La scrittrice iraniana Charlotte Djiavanne nel suo libro Giù i veli ricorda che nell’Iran la legge è: o il velo o la morte, e molte sono morte. Molte, migliaia, sono morte in Algeria per non aver messo il velo, molte in Afganistan hanno avuto il volto bruciato dall’acido per non averlo voluto coprire. Portare il velo vuol dire schierarsi con la lapidazione e col concetto che la donna che non lo porta sia a disposizione, non sia degna di essere difesa dalle aggressioni. Negli anni ‘70, quando ho girato in lungo e largo le terre dell’islam, che all’epoca erano luoghi di gentilezza, dalla Tunisia all’Indonesia, il velo non lo portava nessuno e a lapidare c’erano solo i Sauditi, che però erano considerati impresentabili anche dai loro parenti di primo grado. Quindi il velo non è islam, è islam integralista. La regina di Giordania non lo porta, il Corano prescrive solo di coprire le “parti belle”, lasciando ampio margine per stabilire quali sono. L’islam è una religione di pace che porta scritto nel Corano la frase “Uccidi gli infedeli ovunque si trovino”, ma ci assicurano che è mal tradotta. Mentre aspettiamo la traduzione corretta vorrei ricordare che il mio paese natale Santa Maria Capua Vetere è stato distrutto due volte dai Saraceni con gli abitanti uccisi ( quelli bruttarielli) o fatti schiavi ( quelli più bellini), che sono milioni gli uomini e le donne rubati al sud dell’Europa mediterranea che si aggiungono ai milioni rubati in Ucraina, Albania, Balcani per farne schiavi, che la cosiddetta Istanbul si chiamava Costantinopoli e che il fatto che si chiamo Istanbul è una mostruosa forma di colonialismo che ha cancellato le civiltà e i popoli precedenti, esattamente come è successo dal Marocco all’Indonesia. Chi si ricorda che il Sudan era una delle culle del Cristianesimo Copto? Chi si ricorda che l’Afganistan era una delle culle dell’Induismo? Si tratta di roba passata, anche Attila ci ha dato fastidio e non è che oggi ancora litighiamo cogli Unni, certo, però io ne ho abbastanza che il mio popolo, l’occidente, sia accusato di razzismo e colonialismo, mentre quelli che dopo aver assoggettato i popoli li cancellano sono altri. Il ”perdoniamo e dimentichiamo” o vale per tutti o non vale per nessuno. Io allora i miei morti me li ricordo, e ricordo che quella frasetta del Corano e qualche piccolo atto di terrorismo su suolo europeo possono dispiacere, ma non generalizziamo. L’eroica fanciulla esperta in diritto e democrazia ci informa con fierezza la sua origine palestinese. Non la potevano prendere algerina o tunisina? E il Matteo coi riccioli ci faceva anche fare una sua figura. I palestinesi sono stati titolari insieme ai bosniaci di una divisione SS, la tredicesima personalmente fondata dal Gran Mufti di Gerusalemme. Anche la Germania nel ’39 era nazista, obbietterà qualcuno, certo, ma ora la svastica non la sbandierano più i palestinesi invece lo fanno ancora ( foto). La signora Merkel non saluta più col braccio teso, i miliziani di Hamas invece sì, e il consorte della valente velata è uno dei dirigenti di questa simpatica associazione esperta in tenerezza. I miliziani di Hamas uccidono le persone a comportamento omoerotico scaraventandole giù dai tetti delle case, hanno uno statuto che predica lo sterminio degli ebrei, non solo degli israeliani, che già sarebbe gravissimo, e hanno il divieto assoluto per ogni ebreo di entrare nel loro territorio, e quindi come esempio di petalosa tolleranza e ancora più petalosi antirazzismo e antifascismo, mi sembrano scarsini, come addestratori a odiare l’odio mi sembrano un filino poco credibili. I palestinesi, che non sono nemmeno nostri confinanti, a cui non abbiamo mai pestato i piedi in tutta la nostra storia, sono venuti sulla nostra terra a insanguinarla, hanno fatto due attentati a Fiumicino per un totale di 48 morti, hanno ucciso un bambino italiano e ferito altri bambini italiani davanti alla Sinagoga di Roma, hanno sequestrato una nave da crociera e ucciso un turista ottantenne su una sedia a rotelle e sempre più credibili sono le voci che accreditano a loro la strage della stazione di Bologna. I palestinesi ballavano per strada distribuendo dolcetti dopo i grandi attentati dell’11 settembre , di Londra, Madrid, Parigi e così via.
Ringraziamo i pescetti per queste spettacolari lezioni di non violenza e non odio da brillanti amanti della svastica e dello sterminio degli ebrei (tutti). E pongo la domanda sempre più ungente: gli autobus e i pranzi al sacco per le trasferte delle Sardine, chi li paga? Fidatevi, noi cafoni sentiamo la grandine prima che arrivi.
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