Winston Churchill for President
Nell’80º anniversario allo scoppio della seconda guerra mondiale vale la pena di fare qualche considerazione.
La follia antisemita del nazismo si scatena con l’evento passato alla storia come la notte dei Cristalli. Il nome viene dai vetri delle migliaia di vetrine infrante che occupavano i marciapiedi quando un’alba livida, oscurata dal fumo di più di 1400 sinagoghe in fiamme, finalmente si alzò a illuminare il mondo dove trentamila cittadini ebrei erano stai aggrediti. Insieme ai vetri c’era il sangue, il sangue dei bastonati, degli uccisi. Molti morirono i giorni successivi, senza neanche osare avvicinarsi agli ospedali di quella che era la loro nazione, la nazione dove vivevano da sempre, per la quale avevano pagato le tasse, per la quale avevano combattuto nelle trincee della prima guerra mondiale. Rispetto ai sei milioni di morti, di cui un milione e mezzo bambini, che dovevano seguire, le cifre della notte dei Cristalli, sembrano piccole, ma quell’evento è fondamentale. In quella data:
1 Gli ebrei smisero di essere cittadini tedeschi e divennero il Nemico per antonomasia, responsabile di ogni male: erano ritenuti responsabili dalla crisi economica, delle epidemie, dello scoppio della prima guerra mondiale, nonché della sconfitta che la Germania aveva subito in quella guerra.
2 Il potere nazista verificò che nessuno si stava schierando dalla parte degli ebrei, nessuno li difendeva. Questo fu evidente, dannatamente evidente.
Immaginate l’orrore: fino al giorno prima eravate un cittadino, magari un po’ di serie B, ma un cittadino e improvvisamente diventate il complemento oggetto di una persecuzione dove è permesso che vi venga fatta qualsiasi cosa. Lo scopo del nazismo, che non era un movimento politico, ma un movimento religioso messianico e salvifico, era distruggere fisicamente l’ebraismo sterminandone i componenti, anche se bambini, anche se laici, anche se convertiti, e distruggere ideologicamente il cristianesimo abbattendolo. Il nazismo fu un movimento religioso che creò una nuova mistica, esistevano cattedre universitarie di mistica nazista, una nuova religione che aveva in Hitler il suo Messia, nel popolo ebraico il suo sacrificio umano e nel futuro, radioso e simpatico, senza più alcuna ingiustizie, tutti sani alti belli e uguali come i protagonisti dei romanzetti rosa, il nuovo paradiso. Il cristianesimo è una religione semita venuta ad abbattere l’anima ariana dell’Europa: il concetto è di Hitler e riprende un’idea di Nietzsche. Gesù Cristo è solo il “bastardo di una puttana ebrea”, agghiacciante affermazione di Reinhard Heydrich, più noto come il boia di Praga.
Alfred Rosemberg, l’ideologo del nazismo, lo ha spiegato con indecente chiarezza nel suo testo chiave, Il mito del Ventesimo Secolo (1930): il cristianesimo e la teoria della razza, anzi la scienza della razza come la chiamavano loro, non potevano convivere, quindi il cristianesimo andava eliminato. Prima si eliminava l’ebraismo, era facile, gli ebrei erano pochi e tragicamente poco amati, e poi sarebbe stato inevitabile distruggere il cristianesimo che è innegabilmente una religione di origine ebraica. Spesso le SS quando entravano nelle chiese distruggevano i crocifissi o le immagini della Madonna: si tratta indubbiamente di due ebrei. In molte stragi naziste di civili, Oradur, Marzabotto, e molte altre, lo sterminio di donne e bambini è avvenuto nelle chiese date alle fiamme.
Perché non marciamo tutti al passo dell’oca? Perché un tizio che si chiamava Winston Churchill aveva un carattere infernale. Non era simpatico. Sui nostri libri di storia, in maggioranza di storiografia marxista, c’è scritta l’immane fesseria che nazismo e fascismo siano stati fenomeni di destra. Erano fenomeni rivoluzionari che mischiavano elementi di destra ma soprattutto elementi di sinistra. De Gaulle era di destra e soprattutto Winston Churchill era di destra. Era veramente di destra. Una destra francamente dura. La volta in cui i minatori superarono gli scarsi livelli della sua tolleranza con scioperi secondo lui eccessivi, mandò l’esercito a bloccarli, con l’ordine di sparare. I minatori si fermarono e l’esercito non sparò. Se non si fossero fermati, i soldati avrebbero sparato loro addosso. Nelle guerre coloniali Churchill aveva picchiato duro. Possiamo dire che se paragonata a Winston Churchill la signora Thatcher diventa una via di mezzo tra Haidi e madre Teresa di Calcutta, anzi una somma delle due.
Winston Churchill decise di non mollare. Non si fanno patti col mostro. Avevate la scelta tra il disonore e la guerra. Avete scelto disonore e avrete anche la guerra. Sono queste le due spettacolari frasi con cui Churchill commentò il suo predecessore Chamberlain, che poco meno di due anni prima, a Monaco cedette per non perdere la pace, e abbandonò ignobilmente i cecoslovacchi sotto le zanne dei tedeschi.
Da Churchill impariamo quattro cose, anzi cinque:
- gli orchi si fermano solo militarmente. Una volta che un popolo è arrivato allo sterminio intenzionale dei bambini, al massacro dei propri stessi civili innocenti, alla distruzione sistematica della libertà dei popoli, l’epoca dei balletti è terminata, ed è arrivato il momento di prendere le armi.
- Ci vogliono gli orchi per fermare gli orchi, se Churchill fosse stato più carino e simpatico, marceremmo tutti al passo dell’oca.
- Esiste un dovere cristiano alla guerra. I cristiani devono essere miti, ma armati quando gli orchi arrivano a distruggere e massacrare, a uccidere i loro stessi cittadini innocenti, a uccidere intenzionalmente i bambini, occorre che qualcuno li fermi. A pagina 136 del libro L’ora più buia, come Churchill ha salvato il mondo dal baratro ( Antony Mc Carten) è riportato un aneddoto: la mattina del 19 maggio 1940. “Clementine Churchill era rincasata prima del previsto dalla funzione nella centralissima St Martin-in-the Fields: il pastore si era imbarcato in una predica pacifista, e lei aveva lasciato la chiesa. ‘Avresti dovuto gridare <vergogna!> le disse Winston. ‘Dissacrare con simili menzogne la casa del Signore!’. Gesù Cristo si dichiara figlio del Padre, e il Padre è il Dio degli eserciti. Un cristiano non può mai barattare la giustizia con la pace. Bisognerebbe forse ricordarlo alla nostra sempre più incredibile e pirotecnica nuova Chiesa 2.0 che non osa nemmeno nominare i martiri cristiani in terra islamica e che ha firmato un trattato ignobile in Cina.
- Un vero capo politico e militare quando le cose vanno male è insieme al suo popolo a consolarlo ridargli coraggio, e il coraggio glielo dà dicendo la verità, promettendo lacrime e sangue, non panna montata e zucchero filato. Quando le cose cominciarono ad andare maledettamente male per il suo popolo, Hitler si rintanò nel suo bunker e nessuno lo vide più. Anche Hillary Clinton, se mi perdonate un paragone minuscolo, il giorno del sconfitta, anzi la notte della sconfitta, invece che essere in mezzo alle sue truppe per rincuorarle, ringraziarle dello sforzo e cominciare a preparare una vittoria futura, era rintanata da qualche parte a andare giù tranquillanti.
Tra tutti discorsi di Churchill quello che trovo straordinario e quello successivo all’infernale sconfitta di Dunkerque, con le parole we shall fight , noi combatteremo, che risuonano in una ripetizione magnifica, come rintocchi di una campana che raccoglie gli armati, perché non suonerà a morto.
Noi combatteremo sui mari e sugli oceani. Noi combatteremo con fiducia coraggiosa e con grande rigore nell’aria. Noi combatteremo sui campi di atterraggio.
Noi combatteremo sulle spiagge. Noi combatteremo nei campi. Noi combatteremo nelle strade. Noi combatteremo sulle colline.
E alla fine c’è l’ultima frase: Noi non ci arrenderemo mai. E quell’ultima frase, lei sì, risuona come una campana a morto, come una pietra tombale per chi avrà l’ardire di attaccare il leone, la follia di cercare di mettere un piede sulla sua isola. E questa è la quinta cosa che ci insegna Churchill: un vero capo militare, un vero capo politico deve anche avere parole per consolare, guidare, ridare coraggio. E queste parole devono arrivare al cuore, perché altrimenti non funzionerebbero, e devono essere magnifiche, perché è importante che le parole per cui uomini andranno a morire, siano magnifiche.
Per la cronaca: Winston Churchill ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 1953. Nello stesso anno è morto Stalin. E, pare, ci fu anche un’ottima vendemmia. Un’ottima annata.