Frustrazione.
Non bastonate i vostri figli: non gli forgerà il carattere, gli distruggerà solo l’anima. E su questo siamo d’accordo. Questo concetto non era chiaro in passato. Due dei maggiori ideologi del pestaggio sistematico degli infanti sono stati Martin Lutero e il pediatra tedesco Daniel Gottlieb Moritz Schreber. Quest’ultimo nella prima metà dell’800 elaborò un insieme di teorie che nel loro insieme furono denominate pedagogia nera, espressione utilizzata per la prima volta dalla sociologa Katharina Rutschky, e poi dalla psicanalista Alice Miller. Era vietato prendere in braccio i bambini, bisognava lavarli nell’acqua fredda, punizioni fisiche erano sempre pronte. Tra i consigli più criminali, violenti e strampalati un clistere di acqua gelata ai maschi alla sera per prevenire tentazioni di autoerotismo.
L’obiettivo ufficiale pedagogico del Dr. Schreber era di rendere i bambini ubbidienti, in realtà celava istinti sadici. Ebbe due figli maschi, uno morto suicida e l’altro finito psicotico in ospedale, che ci ha lasciato un libro, Memoria di un malato di nervi.
All’inizio della mia carriera di medico negli anni settanta, ho incontrato un’anziana paziente che mi aveva detto che ai suoi tempi era “vietato prendere i bambini in braccio”. Lei aveva allattato china sulla culla. Come una vacca. Il gesto normale di allattare il bimbo in braccio, rappresentato da migliaia delle nostre Madonne, le cosiddette Madonne del latte o della Misericordia, era stato “vietato”, da una serie di pediatri, pedagogisti e forse ostetriche che si erano dichiarati depositari della “scienza” e sostituito con un gesto animale.
La frustrazione, la frustrazione dell’impotente torturato per una “sua” colpa non risolvibile, era la base del sistema educativo. Con queste durissime regole furono educati i volenterosi carnefici di Hitler, che ribaltarono il sadismo appreso su altri innocenti. Nel bel libro “E adesso pover’uomo” di Hans Fallada sono citate queste regole, fortunatamente immediatamente disattese dai due protagonisti.
Una serie di pedagogisti non meno pericolosi di Shreber, basandosi sulla teoria delirante del Buon Selvaggio di Rousseau, hanno vietato la frustrazione. Il dottor Spock il più famoso, Marcello Bernardi il peggiore, con una politicizzazione della vita familiare, che vede il padre come capitalista, la madre e i figli come proletariato, la famiglia in situazione di conflitto sindacale permanente. L’odio per il padre, l’odio per l’uomo lo trovate in questi libri. L’odio per la forza, che non deve esistere, perché è sempre cattiva.
Stare a guardare i propri figli con aria idiota mentre sputano addosso alla vicina di casa, deridono o picchiano il ragazzino più fragile, urlano cicciona dal finestrino alla signora grassa, li distruggerà in maniera ancora peggiore.
I bambini nascono di tre chili e mezzo di peso e cinquanta centimetri di statura proprio perché ci sia un adulto, anzi due di sesso diverso, per prenderli in braccio, coccolarli, nutrirli, scaldarsi, assumersi la responsabilità delle scelte che li riguardano fino a quando non saranno in grado di assumersi la responsabilità di sé stessi.
L’incapacità di molti genitori di dire “No” ai propri figli disattiva in questi ultimi la capacità a tollerare le frustrazioni. La capacità a tollerare le frustrazioni si forma per allenamento progressivo in età idonea.
Non bisogna allenare un piccolino di tre mesi ad aspettare l’ora della pappa. Bisogna dargli da mangiare quando ha fame. A tre mesi è troppo piccolo: la sua fame lo riempie tutto, diventa dolore.
A cinque anni un bambino è in grado di aspettare l’ora di cena, non è necessario alla sua sopravvivenza che mangi immediatamente, non appena ha fame o semplicemente voglia di qualche cosa. E’ fondamentale insegnare ad un bambino di otto anni che potrà avere la nuova bici solo alla fine dell’anno scolastico e solo se avrà raggiunto quella media: quella bicicletta sarà splendida, avrà il sapore della conquista, gli avrà insegnato a guadagnarsi le cose.
Di capitale importanza è che il quattordicenne impari che è abbastanza in gamba da affrontare la classe senza quel tipo lì di pantaloni ( o giacca o scarpe o quello che è ) e che farsi amare o rispettare non dipende dal vestiario. La capacità a tollerare le frustrazioni è il primo passo per arrivare alla la capacità di trasformare le frustrazioni in occasioni, che è la strada per diventare ragionevolmente felici. Per lo meno decorosamente forti.
La frustrazione nel processo educativo è come il colesterolo: l’eccesso uccide e la mancanza non è compatibile con la sopravvivenza. Come il colesterolo può essere buona, necessaria alla crescita, o cattiva, distruttiva. È il padre che impone la frustrazione col processo educativo, rompendo così il rischio che il rapporto tra madre e figlio diventi simbiotico, eccessivo. Abbiate fede nella forza dei vostri figli. In realtà il presentare la frustrazione educativa come il male assoluto, manifesta non solo odio verso il normale processo educativo, e in particolare per il suo ruolo paterno, ma verso il bambino che può essere messo al mondo solo se prefetto e in condizioni perfette: se poi deve essere frustrato, per esempio perché povero, meglio non metterlo al mondo. Questo schema educativo manifesta odio per la società, perché una persona educata senza frustrazioni, mai, meravigliosamente priva di ogni senso di colpa, sviluppa il comportamento chiamato disturbo antisociale di personalità.
Franco Nembrini è un magnifico esempio di qualcuno che ha trasformato la frustrazione per la povertà, per la necessità di lavorare, ancora ragazzino, duramente e lontano da casa, in risorsa: l’amore per Dante. Grazie al suo “esilio “su altrui scale, le scale del droghiere da cui era a servizio, capì Dante e cominciò ad amarlo.
Se amate Dante, non perdetevi le lezioni di Franco Nembrini. Dante per Massaie è il titolo dato alle sue lezioni fortunatamente reperibili anche su You tube. Settimo di dieci figli. deve andare ragazzino via da casa per guadagnare qualcosa. Per nostra e sua infinita fortuna, per fortuna dei suoi figli che esistono e dei suoi studenti, i suoi genitori lo hanno messo al mondo. Ci sono stati tempi magnifici, prima dl delirio della “maternità responsabile”, in inglese planned parentood, nome della più terrificante società abortista, in cui si mettevano al mondo bambini fidando nella provvidenza. Oggi moltissimi scuoterebbero il capino davanti a questa ignominia. Non si può far nascere un bambino da povero. È frustrante e la frustrazione è l’Anticristo. Meglio morto che frustrato. Il suo best interest è non nascere. Fortunatamente qualche decennio fa si riteneva che la vita fosse una fortuna, e così questi bambini poverissimi, che poi hanno illuminato il mondo, hanno avuto la ventura di nascere.
Mio nonno è partito a 14 anni con quello che restava della dote di sua madre ha pagato il viaggio. È andato solo a New York a fare il muratore. Non sapeva l’inglese, e anche con l’italiano non era un gran che (ma conosceva le preghiere in latino). A 21 anni ha assunto il suo secondo lavorante. Il nonno di una mia cara amica aveva sei fratelli e tutta la famiglia, un totale di nove persone, disponeva di quattro letti: i ragazzi dormivano due per letto e la più piccola dormiva con papà e mamma. Da questa casa si usciva per andare al liceo in giacca e cravatta. La teoria che circola nelle facoltà di sociologia che la maggiore illegalità, il maggiore disordine sociale con consumo e spaccio di sostanze e alto numero di gravidanze precoci e indesiderate si accompagna alla povertà è delirante. La maggiore illegalità si accompagna alla mancanza di valori. Dove i valori sono forti, tramandati da genitori forti con processi educativi forti che includano dosi ragionevoli di frustrazione, non si crea illegalità e il forte senso del dovere permette di risolvere la povertà in una generazione. Dove i valori sono scarsi e il denaro disponibile, si crea ugualmente illegalità con tutto il suo corteo di disastri e la ricchezza viene distrutta. I rampolli della mafia e dei divi di Hollywood vivono disperati e pasciuti. Nei più esclusivi college statunitensi il consumo di alcool e droghe non leggere è, diciamo, imbarazzante. Criminalità zero ce l’hanno i ragazzi Amish che vivono senza riscaldamento e senza elettricità, e vanno a scuola dopo essersi alzati all’alba per arare.
Nell’estate del 1986 sono andata in Etiopia, nella regione del Sidamo, luogo poverissimo ma di altissima religiosità copta, con criminalità zero. Da confortevoli casette riscaldate con i frigoriferi pieni vengono i lazzarelli ( napoletanismo, sta per monelli)dei centri sociali che periodicamente devastano le nostre città, arrivando a prendere a picconate le strade per trasformarne i frammenti in materiale da combattimento, per poi andarsene a riposare nei loro lettini puliti, nelle loro casette ordinate dove nessuno è entrato per spaccare computer e televisori.
Una nazione dovrebbe essere fondata sui diritti inalienabili dei cittadini. Il diritto a camminare nelle proprie strade, a possedere un’auto e parcheggiarla senza che sia bruciata, al rispetto dei propri luoghi storici e di culto, sono diritti inalienabili. Persone incapaci a gestire la frustrazione, “educate” senza processo educativo, quando vince il partito avverso o semplicemente quando non hanno di meglio da fare, bruciano auto e sfasciano vetrine, generando altra frustrazione nelle vittime. Uno stato decente non può permetter, mai, che il senso della giustizia sia frustrato nei cittadini.
Il dovere di uno Stato è proteggere questi diritti nell’unica maniera in cui si difende la libertà e il diritto: con la forza. Dove esiste incapacità a usare la forza, l’arbitrio prevale e travolge tutto.
Uno stato non può esporre periodicamente i propri difensori ad assalti che restano impuniti. È frustrante, una frustrazione dannosa.
Credo che gli agenti della Guardia di Finanza, speronati dalla See Watch, in questo momento siano in preda alla frustrazione. e non è giusto. Un genitore che , incolpevole, si vede il proprio bambino sottratto dai servizi sociali, che lo sottopongono così a un trauma paragonabile solo a quello del bambino in guerra, per consegnarlo a gente come i gentiluomini del Forteto, o le gentildonne Bibbiano è in preda alla frustrazione.
La frustrazione prima o poi sfocia nella collera.