Aborto a nascita parziale.
L’aborto è libertà, la morte è vita.
Lo stato di New York ha reso legale l’aborto fino al nono mese. Il One World Trade Center si è illuminato di rosa per festeggiare l’approvazione a New York di una legge sull’aborto che permette di abortire fino al nono mese, per qualunque ragione, e anche personale sanitario non necessariamente medico potrà effettuare aborti , così che se no si troveranno in numero sufficiente medici disposti a fare questo scempio, paramedici potranno ovviare.
Io sono nata di sette mesi: tra l’altro sono nata a casa. Niente culla termica e niente incubatrice. E sono sopravvissuta. Un bambino di sette, otto e ancora di più nove mesi, è vitale, è in grado di sopravvivere fuori dal corpo della madre. Perché ucciderlo? Immaginiamo una donna incinta di sette, otto oppure ormai di nove mesi, che improvvisamente si rende conto che non vuole suo bambino. Nel 90% dei casi si tratta di quello che in psicologia si chiama sindrome di Medea: è successo qualcosa di terribile col padre del bambino. Forse ha picchiato la madre, forse l’ha tradita: e la donna non vuole più essere madre di suo figlio. Nell’ aborto fino al sesto mese la morte del feto è un effetto collaterale. La donna vuole ritornare unica utente del proprio corpo, utero incluso. Il piccolino viene espulso agonizza un pochino tra le garze sporche e poi muore. Nell’ aborto dopo il sesto mese, soprattutto dopo il settimo il feto è vitale. Basterebbe farlo nascere vivo e darlo in adozione: la donna ritorna unico utente delle sue viscere.
Immaginiamo un medico, non solo laureato in medicina, ma un medico vero, degno di questo nome, che combatta per la vita e per non nuocere. Immaginiamo che questo medico si trovi di fronte una donna, incinta di otto mesi, che gli dica: “ Quel bastardo mi ha tradito e mi ha picchiato, io non voglio mettere il mondo suo figlio, fai fuori questo scarafaggio”.
Un medico per bene risponde: “Certo signora, ha ragione signora, non si preoccupi. Ora le induco il parto e poi daremo in adozione il bimbo. Lei non lo vedrò mai più “. Il sanitario dello stato di New York, invece, davanti una situazione di questo genere fa un aborto a nascita parziale, induce il parto e uccide il bambino quando è parzialmente nato. Se il bimbo nasce vivo e piange, non si può più uccidere, perché è legalmente omicidio. Quindi è necessario che non nasca vivo e che non pianga. Il sanitario induce il parto, durante il parto fa una manovra che lo rende podalico, poi estrae il corpicino del bimbo dai piedi e mentre lui sta scalciando, mentre ha ancora la testa nella vagina della signora che non definiamo madre perché non è il caso, gli recide il midollo spinale a livello delle vertebre cervicali. Il corpicino si affloscia. Il parto podalico è una complicazione per la madre. Occorre quindi una tecnica particolare perché il bimbo non nasca vivo, una tecnica più complicata e più pericolosa per la madre del parto semplice col piccolo che nasce vivo.
Quel bimbo poteva nascere vivo. La scelta della madre, non lo voglio nel mio utero, non c’entra più. Quella scelta poteva essere rispettata facendo semplicemente nascere il bimbo e dandolo in adozione, con un parto più semplice per la madre di quello necessario all’aborto a nascita parziale.
Lo stato di New York quindi è arrivato all’ infanticidio, non rispetta più il desiderio della donna di avere l’utero di nuovo vuoto, ma rispetta il suo desiderio di avere il figlio morto, anche a costo di una tecnica di parto più pericolosa per lei. L’odio per il figlio che si manifesta con suo assassinio.
L’aborto spalanca le porte all’affitto degli uteri e alla vendita dei bambini. Se può essere ucciso, può essere venduto.
Inginocchiamoci tutti e chiediamo perdono di far parte di questo umanità.