Asia Bibi e noi
Grazie alla pagina face book di alcuni attivisti cristiani abbiamo potuto seguire in tempo reale i drammatici avvenimenti in Pakistan. In effetti drammatici è un aggettivo parecchio eufemistico. Gli avvenimenti in Pakistan sono tragici. Il cuore dei cristiani pachistani si è riempito di gioia alla notizia dell’assoluzione di Asia Bibi, la donna cristiana accusata di blasfemia, rinchiusa da 9 anni in una cella atroce anche per gli standard pachistani. Ha esultato anche il nostro cuore, e qui vale la pena di spendere qualche parola che chiarire a quale noi si riferisce quel nostro. Noi quattro gatti che sappiamo chi è Asia Bibi, noi quattro gatti che da nove anni siamo in angoscia per lei, quindi nessun uomo politico, nessuna donna politica, nessun burocrate dell’ONU e meno che mai della Comunità Europea, nessuna maglietta rossa, nessuna mee too, e anche le autorità religiose, o, meglio, quelle che dovrebbero essere le autorità religiose, se hanno tirato fuori qualche timido pigolio, hanno fatto in modo che non si sentisse perché ce lo siamo perso. Le nostra autorità religiose sembrando riservare la loro compassione solo per robusti uomini da terre senza guerre e per la quasi totalità islamici. Niente orfani e niente vedove nella paffuta misericordia della chiesa attuale, e soprattutto niente Asia Bibi, poco fotogenica e poco cool. Alla sfilata di New York, il Metgala del 2018, dove sono state fatte sfilare versioni blasfeme e ridicole di paramenti sacri, arredi sacri e simboli sacri, tra Madonna (la cantante) , Sara Jessica Parker e qualche altra gentildonna che stava profanando la religione cattolica con il bene placido di un tondo cardinale sorridente, in effetti Asia Bibi avrebbe sfigurato. Asia Bibi avrebbe sfigurato nell’involontariamente comico presepe con pupone ignudo e pure bruttino. che ha profanato lo scorso Natale Piazza San Pietro, Asia Bibi avrebbe sfigurato tra i drappi arcobaleno del meeting delle famiglie a Dublino.
Dopo questa gioia iniziale loro e nostra, loro dei cristiani pachistani e nostra di noi quattro gatti, è arrivata l’incertezza di giorni terribili, in cui la violenza si è scatenata. I cristiani pachistani hanno avuto l’ordine di non mandare i figli a scuola, e di chiudersi in casa, lontani dalle strade dove la loro incolumità sarebbe stata in pericolo Hanno passato notti a spiare i rumori, giorni assordati dalle grida di odio, nel timore che da un istante all’altro si scatenasse il pogrom. E poi la mazzata finale, il governo che per evitare un paese messo a ferro e fuoco, patteggia su un’assoluzione. Be’, si insomma, colpevole, innocente: la realtà è relativa, la verità opinabile. Non bisogna essere massimalisti, occorre essere flessibili, ci sono sempre anche le sfumature. Quindi? Quindi la signora Asia Bibi resta in carcere e ora è anche senza avvocato, perché il suo bravissimo avvocato è dovuto scappare in Italia per evitare di essere ammazzato e per quanto riguarda i tre giudici che hanno assolto la donna cristiana, non scommetteremmo dei quattrini sulla loro possibilità di sopravvivenza.
Quindi alle autorità religiose e a quelle civili, di Asia Bibi non sembra importare moltissimo.
Occupiamocene noi.
Siamo stati zitti, allineati e buoni nel timore che poi magari sarebbe stato peggio, poi si irritano e allora guai. Bene : peggio di così non può esserci.
Questo è il momento di fare pressioni. Il governo pachistano, cui va il merito di aver permesso una sentenza onesta, sta subendo pressioni. se ci fossero pressioni opposte, il governo potrà tenere testa agli integralisti. Scriviamo all’ambasciata, scriviamo al Ministro degli Interni ( nostro), che minacci ( o attui) un giro di vite sull’immigrazione dal Pakistan, scriviamo al Ministro della Giustizia ( loro) chiedendo conto di quello che succede. Centinaia di migliaia di lettere che arrivano possono avere un peso. Il nostro silenzio anche avrà un peso, se continua, il peso di una pietra tombale. Una pietra tombale sulla nostra dignità, sul nostro coraggio.
Non sono i latrati dei nostri nemici, sono i silenzi dei nostri amici che ci hanno spezzato il cuore. Martin Luther King.