un 25 aprile sempre più fascista

18 o 25?
Sarebbe bene che quest’anno la signora Meloni anticipasse le polemiche portando una corona di fiori sulla tomba di un partigiano, anzi di più di uno. Dovrebbe quindi recarsi a Porzus a ricordare i gloriosi partigiani cattolici della divisione Osoppo, massacrati dai partigiani comunisti. Poi per par condicio dovrebbe portare i fiori anche a qualcuna delle vittime “fasciste” dei partigiani comunisti. I partigiani comunisti a guerra finita, nell’ottica evidente di creare una dittatura comunista, hanno assassinato tre categorie di persone: fascisti ed ex fascisti, purtroppo a volte non risparmiando le donne e i bambini della loro famiglia, antifascisti, che si sarebbero verosimilmente opposti anche alla dittatura comunista, e sacerdoti e seminaristi. Noi seguiamo la narrazione che vede sovietici e nazisti come opposti. In realtà prima che Hitler scatenasse l’operazione Barbarossa sovietici e nazisti erano alleati. Il patto Ribentrof-Molotov sanciva non solo la divisione della Polonia, ma anche la vendita di materie prime indispensabili alla guerra come ferro, carbone e petrolio dall’Unione Sovietica alla Germania. Eppure tutti continuiamo la falsa narrazione che vede comunismo e nazismo come antitetici, e che ha permesso al partito comunista italiano e i suoi numerosi figli e nipoti di prima secondo letto di appropriarsi della resistenza. Gli assassinati dai partigiani comunisti sono ricordati in pochi libri, quelli di Giampaolo Pansa ricordano i fatti, quelli di Gianfranco Stella, il più famoso è Compagno Mitra, ricostruiscono anche i nomi e i volti degli autori delle stragi, riportano anche le terribili foto degli assassinati, il ricordo del sacerdote che è stato accecato ed evirato prima di ucciderlo. Ci informano di come questi assassini non siano gravi, perché sono stati fatti in nome della libertà. In realtà è il contrario: chiunque uccida innocenti, chiunque uccida senza processo, chiunque uccida civili, odia la libertà con tutta l’anima. I cortei del 25 aprile saranno come sempre profanati e devastati dall’odio contro Israele e contro il popolo ebraico, che è simpatico solo quando se ne sta ordinatamente in coda davanti le camere a gas. Nei cortei del 25 aprile le bandiere della Brigata Ebraica che valorosamente ha combattuto contro il nazifascismo saranno ingiuriate, e verranno alzate le bandiere palestinesi che sono state alleate del nazismo. Dato che la data del 25 aprile è molto divisiva, concordo in pieno con la proposta dell’avvocato Giovanni Formicola di fare festa nazionale il 18 aprile, quando con le elezioni il popolo italiano infranse il rischio di diventare un satellite di Stalin. Nel caso non sia ancora possibile fare una festa nazionale, in effetti al momento sarebbe divisiva anche questa, che almeno sia la festa di noi, persone di buona volontà. L’avvocato Formicola ricorda che il travolgente risultato elettorale del 18 aprile 1948 non fu merito della DC – che ne beneficiò non sussistendo in quel frangente alternative plausibili al voto per essa (i monarchici erano stati appena “sconfitti” al referendum istituzionale, e il MSI, ch’è comunque una amenità definire “paganeggiante”, era l’erede di una sconfitta ben più seria e grave) – ma di Pio XII e di Luigi Gedda con i suoi Comitati Civici. Il Pontefice Servo di Dio, non si fidava della DC e di Degasperi, e perciò si rivolse a Luigi Gedda per una mobilitazione cattolica contro la minaccia rossa, mobilitazione che fu ampia e decisiva. La DC sin da subito non provò nemmeno a spendere il capitale enorme di consenso ricevuto in funzione di una società cristiana e di un anti-comunismo effettivo, ma aprì, senza necessità numerica per governare (per la quale sarebbero comunque utili i parlamentari monarchici e “qualunquisti”) a partiti laicisti e anticlericali come il PLI, il PRI e il Partito Socialista Democratico). Gedda ch’era “troppo” – cattolico, anticomunista, vincente – fu immediatamente emarginato, anzi “licenziato”, e non ebbe alcun ruolo né sostanziale né formale nell’opera di governo resa possibile dal suo impegno straordinariamente efficace. Mai la DC – subito prona al mito della resistenza come costruito dai comunisti – ha celebrato il 18 aprile 1948, Luigi Gedda e i Comitati Civici: non mi risulta, nonché un monumento, nemmeno un canto di città ad essi intitolato, e se ve ne sono, è cosa così rara da non fare testo. Tanto da far pensare che l’entità clamorosa del successo sia stata presa con disappunto, siccome “integralista” e “reazionaria” nei suoi intenti cattolici, e in quanto tali da arginare da parte di chi si concepiva partito “non cattolico e a-confessionale”(cit. don Luigi Sturzo, il fondatore). In effetti, ricordando e celebrando il 18 aprile 1948 e auspicando che diventi data memorabile nella storia della nazione e quindi, chissà, prima o poi, festiva, non solo non neghiamo che la DC sia stata una (al momento inevitabile) sciagura, ma ci sembra un modo per ricordarlo. Una data da subito dimenticata, insieme con il suo principale protagonista laico, Luigi Gedda. La DC, che del 18 aprile fu la beneficiaria, costruendo su quella giornata elettorale una rendita di posizione politica più che quarantennale, ha preferito celebrare il aprile il 25, e lo ha celebrato cedendo ogni anno di più alla fantastica narrazione di comunisti, figli di comunisti, nipoti di comunisti, cognati di comunisti, figliastri di comunisti, compagni che sbagliano, simpatizzanti, centri sociali e palestinesi che la resistenza sia stata importante dal punto di vista militare, che sia stata comunista, atea, anticristiana, antiisraeliana e antiamericana. La resistenza fu in molti casi eroica, ma comunque non fondamentale dal punto di vista militare. La guerra al nazifascismo fu vinta dagli alleati, inclusi Stati Uniti e Brigata Ebraica le cui bandiere sono sbeffeggiate in bizzarri cortei che a questo punto non si sa cosa stiano commemorando, mentre è drammaticamente chiaro cosa stanno istigando. Le ricorrenze anniversarie, poi, consentono di riportare all’attenzione non solo cruciali temi storici, ma anche dottrinali: il rapporto tra la Chiesa e la politica, e cioè tra la missione e l’ordine civile. Detto in parole molto povere la plurisecolare opposizione tra chiesa e stato, tra papato e impero, è stata risolta da una totale sconfitta della Chiesa, quindi le straordinarie libertà che ci ha regalato non la vittoria sul nazifascismo, ma la folle narrazione della cosiddetta resistenza, c’è la libertà di noi cristiani di essere calpestati con gli scarponi chiodati e di essere costretti a finanziare peccati contro la nostra religione che infangano la nostra anima e che la dannano. Con le tasse di tutti noi, tutti, inclusi noi credenti, finanziamo i Pride che manifestano l’orgoglio, che secondo la nostra religione è un peccato capitale, e l’orgoglio è quello della sodomia: oooops, è un peccato capitale anche questo, moltiplica malattie sessualmente trasmissibili, malattie a trasmissioni orofecale, dall’epatite A alla Covid 19, e malattie proctologiche. Hanno insultato a sangue noi non vaccinati, ci hanno espulso dalla vita pubblica, dal lavoro alla possibilità di usare il bagno di un bar, e noi paghiamo cifre folli a finanziare Pride che cantano giulivi la trasmissione e la moltiplicazione dei malattie. Dopo i grandi pride abbiamo picchi di epatite A e un’impennata di antivirali, tanto li pagano i contribuenti. Nei Pride vengono sistematicamente derisi Cristo e la Madonna. Non è solo un bestiale insulto alla religione di cittadini che vengono quindi a questo punto inevitabilmente classificati come cittadini di serie B, è anche un bestiale insulto a un Uomo torturato a morte e a Sua Madre che ha dovuto vederlo morire. Nulla è così ripugnante come dividere il dolore umano. Grazie alla vigliaccheria democristiana che ha ceduto ogni discussione sull’etica a marxisti, post marxisti, simil marxisti, pseudo marxisti, cessione impossibile senza la narrazione folle sulla cosiddetta resistenza, presentata come solo marxista e anticristiana, noi credenti con le nostre tasse dobbiamo finanziare l’aborto, il più squallido degli omicidi contro la creatura umana più indifesa, che viene incredibilmente eseguito a spese dello Stato, negli ospedali pubblici, da medici che uccidono creature umane con regolare stipendio statale. Vogliamo non finanziare più aborti e Pride. Pretendiamo i diritti civili anche se rifiutiamo l’inoculazione di farmaci sperimentali, tossici e sostanzialmente inutili. La “libertà” nata il 25 aprile non ha impedito e non impedisce questi scempi. Il fascismo ha fallito. L’antifascismo eterno fine solo a sé stesso nega le libertà più elementari. Vogliamo qualcosa di meglio.