Non vaccinate contro il Papilloma Virus
Tra le teorie più ingenue e fantastiche che hanno afflitto e affliggono la medicina c’è quella che la vaccinazione contro il papilloma virus prevenga il cancro della cervice uterina. Nel 2000, l’oncologo Umberto Veronesi dichiarò trionfalmente che il cancro della cervice sarebbe sparito nell’arco di vent’anni grazie alla vaccinazione. Wow! Infermiere e assistenti sociali imperversano nelle scuole perché le ragazzine si vaccinino, trattando le madri dubbiose da dementi irresponsabili. Grazie alla loro opera indefessa il 70 % delle donne è vaccinato. Quindi il cancro della cervice uterina nella generazione vaccinata che ha diminuito del 70 %, giusto? No, aumenta di anno in anno. Di recente, il Journal of the American Medical Association ha pubblicato che entro il 2050 si rischia il raddoppio dei casi. Per quanto concerne il cancro della cervice, nel 2013 l’incidenza ( il numero dei nuovi casi in un anno) in Italia era di circa 2000 nuovi casi. L’incidenza è circa da 6 a 8,5 casi per 100000 donne. La prevalenza (le persone che hanno la malattia) è 53000 per il cancro della cervice uterina. Se l’incidenza è di 2000 nuovi casi/anno e ci sono 53000 donne viventi con lo stesso problema significa che l’aspettativa di vita per il cancro della cervice è molto lunga, è pluridecennale, c’è tutto il tempo per intervenire. Sono trascorsi parecchi anni da quando è stato introdotto il vaccino anti Papilloma virus (HPV), la somministrazione è iniziata tra il 2007 e il 2008, il cancro della cervice è diminuito o no? Nel 2022 l’incidenza ha riguardato circa 2500 nuove diagnosi, quindi c’è stato un aumento significativo. Vi sono certamente vari fattori che contribuiscono a variare le statistiche nel tempo, ma ci saremmo comunque aspettati una riduzione della metà o di un terzo dei casi. Nel 2015, la vaccinazione anti HPV ha riguardato il 70% delle giovani donne nate nel 1997. Anche prima del 2015 siamo in presenza di una notevole percentuale di giovani vaccinate, ma non abbiamo le statistiche. Nel 2022 la copertura vaccinale è diminuita al 38%, ma il vaccino è stato somministrato, oltre alle nate nel 2010, anche alle donne adulte, dunque questi valori vanno interpretati anche in relazione all’estensione della vaccinazione ad una platea più vasta. Resta confermato che, con un tasso di vaccinazione tale, sarebbero attesi dei risultati migliori che non ci sono stati quindi l’efficacia di questa vaccinazione non è dimostrata. L’HPV è veramente responsabile del cancro uterino? Se così fosse dovremmo dimostrare che la condizione è necessaria e sufficiente per causare il tumore. L’infezione da HPV è presente nel 70-80% delle donne, ciò significa che il 70-80% delle donne, o comunque una percentuale molto alta di esse, dovrebbe essere colpita da cancro cervicale mentre sappiamo che l’incidenza è 7,9 donne su 100000/anno. È necessaria? No: nel 20-30 % dei casi di carcinoma cervicale i test non rilevano il Papilloma virus. La vaccinazione anti HPV viene raccomandata anche ai maschi per impedire la circolazione del virus e per prevenire alcuni tipi di neoplasie, come il cancro al pene o all’ano. Secondo uno studio pubblicato da M. Eli Pendleton, T. RUffin, soltanto il 20% delle donne con CIN3 (alterazione della mucosa cervicale potenzialmente evolutiva) progrediscono verso il cancro in 5 anni e solo il 40% delle donne con CIN3 progrediscono fino al cancro invasivo in 30 anni. Poiché si tratta di un cancro che si sviluppa molto lentamente, se una donna fa dei controlli a intervalli regolari, come il Pap test ogni 3 anni, riesce a individuare delle lesioni che potrebbero diventare pericolose e a eradicarle con un intervento molto semplice eseguito in day hospital. Sarebbe sufficiente questo per impedire qualsiasi progressione. Hariri et al. scrivono che “la prevalenza di CIN3 associato con HPV 16/18 che si sviluppa 4 o più anni dopo la vaccinazione, non è significativamente diverso da quelli senza vaccinazione”. Un’altra dimostrazione che il vaccino non serve. L’infezione da HPV nel 70% dei casi si risolve spontaneamente in un anno, nel 90% dei casi in 2 anni. La scheda tecnica inglese del Gardasil, il vaccino anti HPV della Merck, riporta eventi avversi gravi durante il follow up fino a 48 mesi. Gli eventi avversi gravi sono il 2,3% nei soggetti controllati. Tali dati devono essere confrontati con i dati dell’incidenza del cancro cervicale che è di 7,9 ogni 100000 donne. In termini di rischio/beneficio questo significa che per tentare di prevenire inutilmente 8 cancri cervicali bisogna anticipare 2300 eventi avversi gravi. La parte più divertente, veramente esilarante, è che l’Aifa segnala 4 eventi avversi gravi per 100000 dosi somministrate vs 2,5 eventi gravi/100 segnalati dalla stessa casa produttrice. I casi segnalati dall’Aifa dovrebbero essere confrontati con quelli attesi che sono, secondo la casa farmaceutica che ha prodotto questi dati, 2,5/100. In Italia quindi viene segnalato 1/ 625 degli eventi avversi gravi che ci dovremmo aspettare secondo le indicazioni delle stesse case farmaceutiche. Questo potrebbe avere tre possibili spiegazioni: la prima è che San Gennaro o altri tengono una mano sull’Italia, così che da noi gli effetti avversi siano meno di quelli aspettati, la seconda è che l’AIFA tarocchi i dati censurando le denunce degli affetti avversi, anche perché calcola come effetti avveri quelli avvenuti solo nei primi 15 giorni dopo la vaccinazione, la terza è che i medici con un’omertà degna delle migliori tradizioni della mafia e un grandissimo disprezzo per il dolore e la morte delle pazienti danneggiate e il loro diritto ai risarcimenti, non denuncino gli effetti avversi. Tra i molti libri sull’argomento ne cito due. Il primo è “The HPV vaccine in trial, seeking justice for a generation betrayed” di Holland, Rosemberg, Iorio, con una prefazione di Luc Montagner. Il libro spiega la competa inutilità e pericolosità della vaccinazione, sottolinea le cifre di denaro enormi legate a questa vaccinazione ed è arricchito da una spaventosa iconografia, le fotografie delle ragazzine prima e dopo la vaccinazione, il dopo è rappresentato dalla foto di una gravissima disabile o direttamente di una lapide. Le fotografie si riferiscono ai casi riconosciuti giuridicamente, i casi cioè dove la correlazione tra la disabilità, o la morte e il vaccino sono dimostrate al di là di ogni ragionevole dubbio. L’altro testo è “Vaccinazione contro il Paillomavirus” di Roberto Gava, che spiega le fortissime pressioni commerciali che ci sono dietro questa vaccinazione, che il rischio di sviluppare un carcinoma è fortunatamente eccezionale, che non ci sono studi prolungati nel tempo, i dati sugli effetti collaterali sono carenti mentre aumentano le segnalazioni di gravi danni. Il VAERS, il sistema di segnalazione degli eventi avversi americano, riporta 64270 casi: tra questi disabilità gravi o gravissime 3000 casi, morti 523, non sono guariti 13000, cancro 186, eventi che hanno portato quasi alla morte 1000, ricoveri in emergenza circa 15400, ospedalizzati 6448. Nell’esperienza post marketing, sono riportati una serie di effetti avversi gravi come pancreatite, emboli polmonari, anemia emolitica autoimmune, porpora trombotica, linfadenopatia, malattie autoimmuni. (Ringrazio il dottor Franchi per avermi aiutato a ricostruire questi dati) A tutto questo si aggiunge la voce di due medici. Il dottor Giuseppe Di Bella ha ottenuto ottimi risultati sia nei casi positivi per papilloma virus ,che di stadi pretumorali / leucoplasici della cervice uterina applicando un gel a base di Alfa-tocoferolo acetato, Axeroftolo palmitato , Acido trans-retinoico Beta-carotene Sodio ialuronato, accompagnato da somministrazione di Lysozima e Lactoferrina per bocca. Negli stadi pretumorali / leucoplasici della cervice ,va aggiunta un’iniezione intramuscolare. di Sandostatina e altri farmaci con cui in un’alta percentuale di casi si è ottenuta la remissione completa. Il dottor Franco Giuseppe Cusumano insieme al ricercatore Giovanni Puccio sta lavorando sulla teoria che i virus patogeni siano fagi, cioè infettino batteri spingendoli a fabbricare tossine. Il covid 19 era un fago ed è questo il motivo per cui la malattia covid 19 rispondeva benissimo al trattamento antibiotico con l’azitromicina. Il dottore Cusumano ha già ottenuto nel trattamento antibiotico dell’Herpes Zoster (Gentamicina per via locale e un macrolide per via generale).risultati rapidamente risolutivi, nettamente superiori a quelli ottenuti con gli antivirali. Invece di spendere cifre folli in vaccini molto dubbi, non sarebbe il caso di finanziare ricerche che guariscano le malattie virali.
Nella foto una delle vittime del Gardasil