La ballata dei bambini senza nome.
La ballata dei bmbini senza nome.a
L’ho letto in un giorno e poco, pur in presenza di quattro nipotini, nessuno dei quali muto, sebbene il peggio venisse da chi li accudiva, certo non taciturno.
Con la sua prosa asciutta, diretta, direi sincopata, l’autrice ci racconta la storia di un gruppetto di giovinetti e giovinette, in una italianissima città di mare non identificabile, dalla prima media alla quarta ginnasio (sic, e non l’indigeribile “prima liceo classico”), nella quale ritorna Joseph, il “minore non accompagnato” protagonista del magnifico Io mi chiamo Joseph, l’eroe d’una piccola, periferica, vicenda epica dei nostri miserabili tempi narrata dalla stessa autrice.
Ragazzi afflitti dai loro complessi, da famiglie che sempre meno assolvono il loro compito, da insegnanti che disorientano o – il che forse è meno dannoso – non danno niente, salvo rare mirabili eccezioni, da un mondo sempre più vuoto e nullificante. Nei cui falsi miti – direi nella cui idiozia malefica – la narratrice compie escursioni, meglio, incursioni, così efficaci da mettere a nudo, con poche efficacissime battute, tutti i moderni idola tribus, rivelandone come un esploratore d’altri tempi l’oscena nudità.
Tra cadute in abissi profondi e risalite nutrite da amicizie esemplari e sostenute dall’incontro con la Messa in rito romano, si compiono vicende che solo ch’ignora la realtà in cui siamo immersi può ritenere inattendibili siccome precoci, là dove invece la narrazione appare estremamente realistica.
Non vi dico tutto – e ce n’è – men che meno chi sono i “bambini senza nome”: lo scoprirete – e non senza commozione, a mio parere – solo leggendo. In particolare i capitoli Disastro, Ricupero, il vero nome delle cose, I bambini senza nome e l’ultimo, che ci dicono che la nostra orribile cronaca non è irreversibile, e quand’anche diventi storia non sarà l’ultima parola di questa: la speranza, sia umana che teologale, è una cosa buona e non muore.
Vi lascio con due citazioni.
Dice Joseph, “Io vengo da un posto dove la gente si fa bruciare viva nelle chiese per andare a Messa la domenica ed è per questo che resistiamo”;
dice un buon conferenziere, “è più divertente essere guerrieri che amebe”, frase particolarmente significativa per me, tradito da tante amebe.
Leggetelo, per favore.
Grazie e saluti cari
Avvocato Giovannni Formicola