Ora Pro nobis
Mi vergogno di aver letto solo nel 2023 un libro del 2021, che non avrei potuto leggere subito perché perché ne ignoravo l’esistenza (comunque mea culpa), ma che avrei dovuto leggere appena ne è uscita la riedizione per F. Picchi Editore nell’aprile 2022. Ho divorato le quattrocento e più pagine in quattro giorni – sarebbero stati di meno senza oggettive cause di distrazione, come spostamenti, la seduzione di verdi acque cristalline, i soliti conversatori compulsivi – di un romanzo storico ed epico. Storico, per la mole d’informazioni che contiene. Epico, perché quella dell’io narrante, Jacob (Jakub) Kargul, cavaliere degli Ussari Alati, reparto d’eccellenza dell’esercito al servizio del re di Polonia, Jan Sobieski, è l’epopea non di un uomo, ma dell’archetipo del guerriero cristiano, che nel tempo ha salvato l’Europa, cioè la Cristianità – al tempo ancora tale, sebbene già attaccata e intaccata dal morbo rivoluzionario – dall’orda unno-islamico-tartara. Nello specifico, vincendo contro trecentomila uomini, una massa d’invasori mai vista prima, la Battaglia di Vienna del 1683, che ci ha garantito qualche secolo di libertà, almeno quella esteriore, relativamente al nemico più antico e duraturo della nostra civiltà, l’islam, che dal VII secolo, e tutt’ora, tenta di conquistarla e sostituirsi ad essa, mentre la Rivoluzione l’ha erosa da dentro.
In una condizione di assoluta inferiorità numerica, un rapporto di meno di uno a dieci, sbaragliano la forza del sultano ottomano, e il romanzo narra la grande battaglia e le vicende propedeutiche, avendo appunto nella vita dell’eroe, nelle difficoltà di rapporti tra cristiani di credo diverso nella Cristianità centro-orientale e, perché no?, nella sua tenera, casta e familiare, storia d’amore, il suo filo conduttore. Non vi dico altro – ma ce n’è, e tanto -, se non che dall’intera narrazione, e soprattutto dalle ultime struggenti pagine, ho tratto ancora una volta la certezza che – Dio volendo – se anche per un milionesimo di secondo fossi stato tentato, o avessi ad essere tentato, di abbandonare la buona battaglia e disertare il campo dell’onore, ciò non sarebbe potuto e non potrà accadere, perché il colonnello (in limine vitae) Kargul mi ha rivelato e confermato a me stesso. La scrittura, poi, dell’autrice, Silvana De Mari, è a un tempo poderosa e scorrevole, e quindi Ora pro nobis. Storia di ussari alati, è un’opera che si legge anche con piacere letterario. Oltre che di contenuti. E meriterebbe un Mel Gibson che lo traducesse in un grandioso film.
Leggetelo, e fate dire Messe per gli eroi della Cristianità, grazie ai quali, e SOLO grazie ai quali (ovviamente come strumenti della Provvidenza, ma strumenti docili e di santa volontà), le nostre donne non sono socialmente relegate, non siamo costretti a prostrarci verso la Mecca cinque volte al giorno, e a vivere una vita triste, perché schiava e priva dell’orizzonte della Verità, e della Via e della Vita.
Avvocato Giovanni Formicola