Lucine e Re Magi
Ho sempre amato le luci di Natale. Le avevo scoperte da bambina a Trieste. Fino a quel momento eravamo vissuti nella Sardegna rurale, luogo magnifico fatto di vento, mare e cinghiali, dove nessuno si sarebbe mai sognato, nei poverissimi primi anni ‘50, di sprecare lucine e corrente elettrica per illuminare il buio di sconosciuti, tanto più che erano ancora molti i borghi o i casali senza elettricità. A Trieste, città (all’epoca) ricca, colta e di recente tradizione austroungarica, illuminavano tutto, strade, negozi, balconi, finestre e giardini privati e pubblici. Mi sembrava magnifico, e in effetti lo era, che persone usassero il loro denaro per augurare a sconosciuti Buon Natale. Mi sembra magnifico, e in effetti lo era, che nessuno scavalcasse recinzioni per rubare le luci dei giardini o dei balconi. Ho sempre amato le lucine di Natale. Quando guido bofonchio un grazie per ognuno che ha illuminato la mia notte con le sue lucine. Do anche un voto all’estetica. Il voto va da sette a dieci, sette, cioè più che sufficiente, è il voto minimo, aver messo una qualsiasi lucina vale senz’altro un sette. Faccio caso, quindi, alle lucine. Posso considerarmi un esperto. In base alla mia sterminata conoscenza in materia posso affermare con assoluta certezza che le lucine sono enormemente diminuite. Ne è diminuito il numero, ne è diminuita la potenza. Sono scomparse quelle difficili da mettere (alberi alti, cornicioni), che presuppongano scale e volontà di acciaio. La causa non è solo l’aumento delle bollette, ma anche quello della tristezza. Sempre meno persone hanno voglia di augurare Buon Natale. L’eliminazione del Natale sta avvenendo in due fasi. Prima frase: si passa dal Natale Cristiano al Natale consumista, con l’albero di Natale che sostituisce il Presepe, mentre diventano simboli di Natale pacchetti, orsetti, bastoncini di zucchero, panettoni e giocattoli. L’albero a sua volta si snatura sempre di più, da abete vero ad abete di plastica a una qualsiasi roba di una qualche forma conica. Resterà purtroppo sempre impresso nella nostra memoria l’albero di Natale dildo dalla inequivocabile forma di enorme sex toy che per un paio di anni ha imbrattato piazza Veldome a Parigi con la sua possibile funzione di onanismo per dinosauri. Le parole Buone feste sostituiscono Buon Natale. Buon Natale è divisivo. Già anni fa Buon Natale è stato vietato agli impiegati statati britannici, costretti al loro tristissimo Buone feste (di che?). Si dice che l’albero di Natale (festeggiamo la nascita di chi?) sia stata un idea di Martin Lutero per fare qualcosa che in qualche maniera fosse allegra e carina e che ricordi il Natale anche in assenza di Presepe. Pare che la leggenda sia falsa, ma il solo fatto che sia nata, già ci dimostra che tra i due simboli ci possa essere antagonismo, che l’albero di Natale possa avere la funzione di sostituire un Presepe drammaticamente e tragicamente mancante. Seconda fase: l’abolizione anche del Natale fatto di consumismo, alberelli e lucette. Grazie alla guerra in Ucraina o anche in altri luoghi, grazie alla pandemia COVID-19 o anche altro virus, grazie alla CO2 cioè che aumenta se accendiamo le lucine ma non se facciamo esplodere i missili di Kiev nel Donbass, occorre restare nel buio.
La Francia ha una bassissima cristianità e anche costi molto bassi di energia elettrica, grazie alla presenza di centrali nucleari e all’assenza dei cinque stelle. La Francia è piena delle più terrificanti orrende lucine di non Natale. La parola Natale non compare da nessuna parte. Si augura solamente buone feste, non si sa di che. In mezzo a questi led sparati in colori che feriscono gli occhi ( e quello che resta delle capacità estetiche ) ci sono simboli del freddo (sci, orsi polari, pinguini, foche, fiocchi di neve ), coni colorati che suppongo rappresentino l’albero di Natale, enormi pacchetti di doni di 2 m di lato , mostruosi orsacchiotti con le facce deformate in una specie di ghigno/sorriso, mostruosi babbo Natale, inquietanti tizi dipinti di verde, forse elfi. Brillano nel buio come in un film dall’orrore e come in un film dell’orrore da un momento all’altro potrebbero animarsi e venirci a staccare le teste a morsi. Definirli pacchiani è poco. Prima o poi qualcuno chiederà di eliminare questo obbrobrio e così avremo eliminato il Natale. Fa eccezione la Corsica. Ci sono alle rotonde i soliti doni enormi e babbi natali sgradevoli, ma in mezzo alle strade sontuosi magnifici Presepi illuminano il mondo di fede e tenerezza. Più la Francia impone laicità, più la Corsica aumenta i suoi Presepi, che ora sono immensi, magnifici. Sono dentro tutte le chiese, fuori dalle chiese, dentro tutte le vetrine, sui balconi. Sono Presepi di una bellezza struggente. Molte statue sono addirittura a grandezza naturale. Sono state ricostruiti ruscelli, laghi, montagne, ponti, castelli. Il Bimbo giace nella mangiatoia in mezzo alla Madonna e San Giuseppe, il bue e l’asinello, e nessuno si sogna di vandalizzarlo perché i Corsi non brillano per il carattere conciliante e come periodicamente ricordano i gruppi indipendentisti quasi tutti hanno un fucile in casa. I Magi sono in viaggio e si avvicinano di qualche centimetro ogni giorno che passa. La cattolicissima Corsica risponde alla laicità della Francia con l’incredibile bellezza di Presepi che aumentano di anno in anno. Oggi fare il Presepe è trasgressione. La trasgressione è dire Buon Natale. In molte nazioni come la Gran Bretagna può costare il posto di lavoro. Rischiano anche i sindaci corsi che infischiandosene della laicità dello stato francese riempiono le loro città di cartelloni con l’immagine di Gesù tra il bue e l’asinello e la scritta in corso Buon Natale, pace e salute in grazia di Dio. Trasgressione ancora maggiore è credere che quel Bimbo sia nato e abbia salvato il mondo. Teniamoci le nostre lucine. Teniamo pieni di luce i nostri cuori. I Re Magi stanno per arrivare e le nostre lucine devono guidarli: se non le teniamo accise perderanno la strada. Solo il Vangelo di Matteo ne parla e non ne specifica il numero, né indica che fossero re. Portavano tre cose, ora incenso e mirra, da cui ne è stato dedotto il numero. Erano Magi, cioè sapienti di tale conoscenza da poter trascendere la materia. Quindi ci sono due popoli che si raccolgono davanti alla mangiatoia e portano il messaggio al mondo, i pastori nella loro infinita semplicità e i Magi, che però arrivano dopo, nella loro infinita sapienza. Nella tradizione russa i Magi sono quattro, il quarto portava giocattoli, ma restò indietro, perse la strada, ed allora regala i suoi doni a tutti i bimbi che incontra. Secondo mio padre che aveva fatto la guerra e quindi aveva ben in mente che cos’è una carestia i Magi erano quattro il quarto portava il burro, simbolo delle persone povere della ricchezza, della pienezza e della benevolenza divina. Racconta un’antica leggenda che i Magi si fermarono a casa di una vecchina mentre erano in viaggio e le raccontarono del Bimbo. Allora anche lei decise di preparare un dono: i suoi magnifici biscotti. Era però molto povera e dovette andare da tutti vicini: uno le persone a legna, l’altro la farina, l’altro il miele, l’altro il burro, così che tutti poterono partecipare al dono. Nel radunare le cose però perse tempo. Quando i biscotti furono pronti i Magi erano lontani e lei non trovò più la strada. Allora regalò i suoi dolcetti a tutti i bimbi che trova, ed essendo per i bimbi troppo difficile la parola Epifania, loro la chiamano Befana.