Unplanned, inaspettato!
La sentenza della Corte Suprema Americana e i sold-out dei cinema che proiettano UNPLANNED sembrano avere un unico filo conduttore, il disperato ritorno alla Verità.
Ne parlo con Federica Picchi, editore e produttore del film Unplanned, non programmato. Il film racconta la sconvolgente storia vera di Ebby Jonson, ottima funzionaria di Planned Parenthood, Genitorialità programmata, la più grande società abortista del mondo. Dopo anni di efficiente ed entusiasta lavoro, Ebby finisce in sala operatoria durante un aborto. Nel film è stata montata una vera ecografia dove si vede il grumetto di cellule che essendo una creatura viva e senziente tenta con tutte le sue poche forze di allontanare la cannula che sta per smembrarlo.
Dottoressa Picchi lei sta distribuendo in Italia il film UNPLANNED, che ci porta dietro le quinte di una delle organizzazioni abortistiche più famose e potenti al mondo, come vive la recente sentenza della Corte Suprema Americana?
Per quanto io non ami il clamore mediatico, devo riconoscere che questa ricerca di verità da parte della corte Suprema americana, che ha riconosciuto con grande onestà intellettuale la non costituzionalità dell’aborto, ovvero la non sussistenza nella costituzione americana del diritto ad interrompere la vita di un essere umano, ha il pregio di riportare l’opinione pubblica su un tema troppo spesso catalogato – soprattutto dai media – come tabù.
… e lei con il film UNPLANNED lo sa bene.
SI. Le moderne tecnologie ci permettono di comprendere quanto sia falso continuare a definire “grumo di cellule” un piccolo corpo con tutte le funzionalità in essere. Tanto che questo piccolo corpo, quando avverte il pericolo di un elemento esterno dentro il suo spazio vitale, come ad esempio una cannula di aspirazione, inizia ad agitarsi e ne fugge. Eppure qualcuno si rifiuta di vedere, quindi di capire, e magari invoca la censura per questo film.
Eppure ultimanente le sale dove viene proiettato il film sono tutte sold-out. La cosa è ancora più eclatante se si considera il questo periodo in cui i cinema sono disertati. Di fatto UNPLANNED sta diventando il film che attira più spettatori in Italia.
SI solo ieri a Bergamo abbiamo dovuto aprire ben quattro sale e non sono bastate. Infatti riproporremo il film nei prossimi giorni , 28 Giugno, in provincia di Bergamo (a Seriate presso il cinema Gavazzeni alle ore 20.45) tanta è la domanda. Questo dimostra, ancora di più, quanta sia la sete di Verità e la voglia, anche dei più giovani, di confrontarsisenza paraocchi.
Questo dovrebbe essere l’obiettivo del cinema come luogo di cultura.
Si il cinema è il luogo della condivisione e dell’incontro. Con UNPLANNED Abby Johnson offre al pubblico la sua esperienza, mettendo a nudo anche le sue fragilità e momenti della sua vita di cui non va particolarmente orgogliosa. Lo fa per far riflettere, soprattutto i più giovani, su una delle finte libertà del nostro tempo che di fatto costringe le ragazze ad una solitudine fatta di ferite nel corpo e nell’anima.
Per questo alle proiezioni di UNPLANNED sono tutti benvenuti, di qualsiasi credo o ideologia ed è per questo che le proiezioni di UNPLANNED si fanno sempre con un evento di presentazione e piccolo approfondimenti/dibattito finale. Questo film infatti, non è solo un film, ma è una testimonianza di vita che invita ad una riflessione che coinvolge l’intera umanità.
Tornando al dibattito USA, questa nuova sentenza come si rifletterà sul film?
La storica sentenza di ieri e soprattutto il dibattito che ne sta seguendo, certamente contribuiranno ancora di più alla corsa del film. E’ come se anche gli italiani si svegliassero dal torpore della paura e capissero che questo tema non è più un tabù ma se ne può, anzi se ne deve parlare.
Ma più che leggere la situazione americana come volano per il film, credo si debba fare il ragionamento inverso, ovvero come il film – con la sua testimonianza di vita vera e cristallina, che non giudica, ma ha solo la forza del suo vissuto – riesca a spiegare quell’humus culturale che sta portando alla presa di coscienza e alla rinascita negli stati uniti. Questo vento di verità è inarrestabile e non sarà qualche strombazzamento mediatico a farlo sopire.
Il film ha permesso a innumerevoli donne di cambiare idea sull’aborto. Unplanned mostra quanto l’aborto farmacologico sia doloroso e straziante. Mostra il dolore della perdita. Ebby ha abortito due bambini suoi. Era convinta fossero grumetti di cellule, anonimi e disumanizzati. Nel momento in cui si rende conto della loro umanità, si rende conto di aver perso due figli. L’ultima scena del film inquadra i fiori, uno per ogni bimbo perduto. Uno per ogni figlio ritrovato, nel dolore della perdita, nel dolore del rimpianto, un dolore pulito, quello da cui nasce il coraggio.