Il coraggio di vivere
Volere è potere.
Volere che cosa? Voler essere vivi, perché la vita è un infinito valore. C’è un terribile frase nel Vangelo, dura e magnifica: i tralci potati danno più frutto. La potatura è dolore. Le lame delle cesoie si chiudono. La gloria e la prova, Il mio nuovo Cinema Paradiso 2.0 è il libro con cui Totò Cascio insieme a Giorgio De Martino racconta la sua storia ( Editore: Baldini Castoldi)
Tutti ricordiamo Totò Cascio: è stato l’indimenticabile bambino del film nuovo Cinema Paradiso. Dopo quella gloria allegra, certo, ma anche difficile e arrivato il periodo durissimo della prova.
Cosa definisce un eroe? Un’azione coraggiosa compiuta di slancio, una decisione presa nello spazio di pochi attimi che ha il potere di influire sugli eventi o avere la forza di affrontare giorno dopo giorno la prova che la vita ci ha imposto? Dopo aver letto l’intenso racconto autobiografico di Totò Cascio ognuno di noi potrà trovare la risposta nelle emozioni suscitate dalle sue parole.
La Gloria e la Prova è la storia vera di un bambino di otto anni che viene scelto per interpretare un ruolo da protagonista nel film “Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore. Il film otterrà grandi riconoscimenti e verrà premiato con l’Oscar per il miglior film straniero. La spontaneità di Totò, la sua innata simpatia conquistano il pubblico e gli spalancano le porte del cinema, ma nel frattempo iniziano a manifestarsi i problemi alla vista che lo porteranno da lì a poco a rinunciare alla carriera di attore.
Per molti anni si è pensato che il cinema si fosse dimenticato di lui, in realtà era stato Totò ad aver abbandonato il mondo del cinema, che tanto amava, per timore della commiserazione. Totò Cascio ci racconta gli anni del rifiuto della malattia, dell’isolamento fino alla decisione di affidarsi ad una psicoterapeuta che sarà determinante nel suo percorso di consapevolezza e rinascita, percorso sempre accompagnato dalla Fede. La decisione di trasferirsi a Bologna per frequentare l’Istituto Cavazza il cui scopo è l’autonomia delle persone non vedenti o ipovedenti sarà un altro passo importante in questa direzione, così come l’incontro con Andrea Bocelli che, con grande sensibilità, saprà cogliere l’essenza del disagio del protagonista e dirgli parole che Totò dichiara non dimenticherà mai.
La straordinaria avventura di un bambino che è stato al fianco di grandi attori dimostrandosi sempre all’altezza del suo ruolo e del lungo e sofferto cammino dell’uomo che ha imparato che ciò che possiede è molto di più di quello che gli manca perché si può guardare tutto e non vedere niente, così come si può vedere tutto anche quando la vista ci fa difetto.
Il coraggio è contagioso. Nel suo libro Totò spiega con drammatica chiarezza quanto sia stato importante per esempio di altri che non hanno avuto paura della menomazione, della cecità, per esempio Andrea Bocelli. Anche lui quindi ha deciso di non aver paura. Il ramo duramente portato dà molti frutti. Aiutare gli altri quindi è la missione dell’eroe. Totò è diventato un leader motivazionale. Chi se non lui può spiegare di non avere paura.
Nick Vujicic è un australiano di origine serba nato senza gambe e senza braccia: il termine tecnico è tetramelia. Trovate su internet i suoi video, e anche le informazioni sulla sua incredibile vita, il matrimonio, i quattro bellissimi bambini sani. Anche Nick ha avuto bisogno di qualcuno altrettanto colpito che gli desse coraggio con la sua voce, anche lui dà coraggio. Mentre giocherellava con l’idea dei suicidio, anche quello reso difficile dalle difficoltà tecniche di esecuzione (anche per suicidarsi occorrono gli arti) è stato illuminato dal video di un uomo che aveva subito una menomazione simile e parlava invece della bellezza e sacralità della vita. L’informazione che anche in condizioni estreme la vita può essere piena di luce era incredibile, ma il sorriso del tizio era convincente, e Nick ha deciso di provare. Chi cerca trova. Bussate e vi sarà aperto. Di Nick esiste anche un cortometraggio, Il circo della farfalla, reperibile su You tube. Il film rappresenta un uomo gravemente menomato e disperato che viene “salvato” , e contiene anche una evidente metafora religiosa.
Anche Paolo Palumbo dà coraggio al mondo. Ha 21 anni, e da tre, cioè dall’età di 18 anni, soffre di sclerosi laterale amiotrofica, SLA. La sua pagina Facebook si chiama finalmente abili. Finalmente abili a non avere paura mai. Finalmente abili a combattere sempre. Paolo vive una vita dove ogni giorno potrebbe essere l’ultimo. Ha imparato quindi a ricavare una gioia infinita da tutti i pochi frammenti di tenerezza che la vita ha lasciato: la presenza di un amico, il colore delle lenzuola, il sorriso dalla sua mamma o quello di suo fratello. Nelle vite dove la realtà è arida ci possono essere picchi di gioia. “LOTTO FINO ALLA FINE! Fin quando Dio vorrà e mi darà la possibilità di restare qui, ci metterò tutto me stesso; fino a quando avrò un solo granello di forza, combatterò; e non mi arrendo e mai mi arrenderò perché dopo tutto questo dolore, sacrificio, tutta questa sofferenza e queste lacrime, io la vita me la metto tutta, mi merito di guarire e di stare bene finalmente. VIVA LA VITA!”, ha scritto sulla sua pagina Facebook . Noi possiamo ricambiare pregando per lui. Non sarebbe la prima volta che una malattia mortale viene risolta improvvisamente, da un giorno all’altro. Noi preghiamo perché la sua malattia rallenti. Noi preghiamo perché finalmente un ricercatore metta a fuoco la terapia risolutiva. Noi preghiamo ogni mattina perché abbia una buona giornata. Noi ringraziamo tutte le volte che, aprendo Facebook, troviamo la foto del suo sorriso sul cuscino con il tubo di intubazione e gli occhi dietro gli occhiali che ci guardano e ci spiega che una vita dove possiamo in qualsiasi momento andare a fare due passi in giardino e soffiarci il naso è una vita che non possiamo gravare di lamentele. Paolo ricorda i versi della poesia Invictus di William Ernest Henley. Per quanto infinita sia la notte che lo circonda da tutti i lati, lui resta l’unico capitano della sua anima, capitano che ha deciso di tenere la barra del timone salda nelle sue mani che non possono stringere nulla. È un Capitano che cercherà di ricavare dalla vita ogni possibile stilla di gioia, senza trascurarne nessuna. Quella che lui racconta è la storia più terribile che si possa raccontare, e che questa storia non abbia spento il suo sorriso ricorda a tutti noi che l’essere umano è invincibile, invictus.
Viviamo immersi in una cultura di morte. Molte persone pensano o addirittura verbalizzano o scrivono di come sarebbe stato più corretto un aborto risolutivo per Nick. Qualcuno è seccato che non sia successo. Paolo riferisce che qualcuno periodicamente gentilmente consiglia l’eutanasia. Taluno, ascoltando Totò, bofonchia che lui, piuttosto che essere cieco, si sarebbe suicidato. Siamo una cultura di morte. Tolleriamo la vita solo se è assolutamente perfetta, se i corpi sono impeccabili. Se poi l’anima è vuota, pazienza.
Quindi ringraziamo gli eroi che insegnano a non lamentarci, a godere di ogni raggio di sole, guardiamo il sorriso di questi incredibili eroi. Preghiamo per Paolo con tutte le nostre forze, lui è nel guado, lui ha bisogno delle nostre voci, e noi abbiamo bisogno del suo sorriso. Noi abbiamo bisogno quando cominciamo la giornata di andare a cercare su FB e sapere che il sorriso di Paolo è lì. Lui dà luce alle nostre giornate, semplicemente essendoci. Il ramo potato dà molto frutto.