Governare col terrore è sempre una tentazione.
Sono tre i libri che ci spiegano come si struttura un’ipnosi di massa. Le vie della psicologia di Roberto Marchesini spiega come è nata la psicologia. Fondata per aiutare la comprensione dell’uomo e favorire la guarigione attraverso l’intuizione dell’interazione del corpo con la mente, la psicologia è diventata un luogo fluido dove tutto e il contrario di tutto possono essere dimostrati e spacciati per certezze scientifiche. Marchesini dimostra che la psicologia è stata ed è periodicamente invasa da persone con tragici disequilibri e motivazioni non sempre confessabili, ricorda come il 99 % di docenti e studenti delle facoltà di psicologia sociale abbiano le stesse idee politiche, e che quindi queste facoltà facciano parte di un disegno. La psicologia può ridurre l’essere umano a un soggetto da osservare, dotato della stessa dignità dell’insetto analizzato da un entomologo, e ha appreso negli ultimi decenni le tecniche per manipolare sia gli individui che le masse. La pubblicità è il fenomeno più vistoso e capillarmente diffuso di manipolazione di massa, ma noi siamo immersi nella manipolazione. L’analisi per definizione è una violenza, è uno smembrare, è una dissezione. I risultati clinici della psicologia ci sono, ma sono lenti e difficili da raggiungere, presuppongono professionisti con un’etica forte e l’onestà forte di voler guarire, non influenzare, perché la psicologia dà capacità di manipolazione formidabili. Esiste una psicologia nera che ha nella manipolazione il suo scopo. È il regno degli spin doctor, lo studio sistematico della propaganda che ne ha fatto una scienza sempre più potente e complessa. Da quando la manipolazione trionfa sul mondo, poco più mezzo secolo, la depressione è aumentata del 1200%, il disturbo fobico pure e i disturbi alimentari abbiamo deciso di non contarli perché altrimenti ci deprimiamo. Bizzarramente tutte le propagande, la moda, l’animalismo, la cosiddetta libertà sessuale, la tossicodipendenza come un’allegra ragazzata, il dovere del multiculturalismo impossibile, l’aborto come diritto assoluto e magnifico, il cambio di sesso come possibilità reale e desiderabile, hanno contribuito a destabilizzare una società e a spingerla verso un soffice e glitterato suicidio. Goebbels: 11 tattiche di manipolazione oscura è il libro di Gianluca Magi dove si esplorano le tecniche con cui, disponendo solo di radio, giornali e cinegiornali, senza quindi la formidabile arma della televisione, un’ intera nazione è stata manipolata fino a spingerla verso la distruzione di altri, il massacro di innocenti, la trasformazione della propria terra in una landa di macerie e filo spinato. Possiamo vedere un esempio nella gestione della cosiddetta pandemia. Per funzionare le 11 tattiche di manipolazione hanno bisogno di media compatti. Il dissidente deve essere abbattuto, o, in mancanza di appositi organi per abbatterlo (Gestapo), deve essere isolato e ridicolizzato ( Talk show), sommerso dal disprezzo sociale, privato del diritto di lavorare e spostarsi: i provvedimenti contro i non vaccinati hanno il solo scopo della distruzione economica e sociale del dissidente. C’è bisogno del giornalista collettivo, dell’intellettuale collettivo, del medico collettivo e dell’insegnante collettivo. Poi arriva la magistratura, I NAS inviati ai medici che hanno osato fare esenzioni a un farmaco pericoloso e di efficacia dubbia, l’arresto di alcuni medici, trattenuti in carcere, come Giuseppe Delicati, la Digos mandata a casa ai dissidenti, come Ornella Mariani, per “vilipendio alle istituzioni”, il magnifico reato che mette il potere al riparo da ogni critica. La prima e fondamentale regola è : semplificazione e nemico unico. Ogni problematica per quanto apparentemente complessa deve essere ridotta a un unico slogan ( i vaccinati non contagiano, non ti vaccini, muori e fai morire), che deve essere ripetuto da tutti i media unificati anche se è privo di qualsiasi veridicità e qualsiasi logica.
Giorgio Bianchi nel suo libro, “Governare con il terrore: propaganda e potere nell’epoca dell’informazione globalizzata”, spiega la stessa tecnica applicata alla guerra in Ucraina. Giorgio Bianchi è un fotoreporter, documentarista, regista e giornalista italiano di 48 anni, cha ha mandato servizi da Siria, Vietnam, Burkina Faso, Nepal, Myanmar e soprattutto Ucraina, che segua, dal Donbass dal 2014. Ha collaborato con La Repubblica, Il Corriere della Sera, il Manifesto, Rai Cinema, La Stampa e Il Giornale, The Guardian e il National Geographic. Giorgio Bianchi si occupa di Donbass dal 2014, vive in Donbass, è sulla lista nera del governo ucraino: su quella stessa lista c’era stato il nome del reporter italiano Andrea Rocchelli ucciso nel Donbass nel 2014 mentre documentava che c’era una guerra. La guerra è cominciata nel 2014, il 2 maggio, quando i cittadini del Donbass hanno scoperto che non potevano più parlare russo, che i loro contratti di lavoro andavano rivisti, che gli amministratori che avevano eletto dovevano essere sostituiti, che le loro miniere erano state vendute. A Odessa è stato compiuto un massacro atroce i cui autori, noti, sono stati promossi e premiati, e ora ricevono armi dall’Italia. Nel libro di George Orwell 1984 zelanti e terrorizzati impiegati riscrivono il passato correggendo i vecchi giornali con striscioline di carta e colla. Nell’epoca dell’elettronica basta un clic: sulla sempre più dubbia enciclopedia Wikipedia il massacro di Odessa è diventato pudicamente l’incendio di Odessa.
Nel primo capitolo del suo libro il giornalista Giorgio Bianchi spiega come l’enorme aumento della comunicazione abbia creato una situazione dove la narrazione, cioè il racconto dell’irreale acquisisca nella mente di ognuno una spaventosa prevalenza sul reale. La paura è la più ancestrale delle nostre emozioni, la più potente, e quella più facilmente trasmissibile, perché è una emozione di difesa. In un mondo che abbia molto chiara la percezione del reale la capacità di propagare la paura aumenta la sopravvivenza. In un mondo che abbia la sua incredibile potenza mai avuta prima sulla trasmissione dell’irreale camuffato da reale la capacità di scatenare paura diventa un mezzo per il controllo totale delle persone.
Il filosofo inglese Hobbes ha descritto benissimo il patto tra cittadini che rinunciano a una parte dello libertà in cambio della protezione di uno stato come unica possibilità di un’esistenza felice, o più semplicemente di un’esistenza. Il problema che adesso si sta ponendo è: quanta parte di libertà il cittadino deve cedere, a che punto si può fermare? Il secondo punto è che, grazie all’esistenza di strutture sovranazionali sia ufficiali (ONU, Comunità europea ) sia non un ufficiali, (foro di Davos, Google, Apple, Facebook Amazon Twitter, Big Pharma, Open Society, innumerevoli associazioni senza fini di lucro e piene di bontà), la volontà dei popoli è annientata. Le strutture sovranazionali prevalgono sugli interessi nazionali, in quanto fisicamente in grado di modificare le linee direttive dei governi o direttamente di modificare i governi, nel caso raro ma non impossibile di governi ostinati che rifiutino di far modificare le linee direttive.
Il massacro di Odessa è scomparso, il trattato di Minsk che impegnava Macron e Merkel alla protezione del Donbass e che, se applicato avrebbe evitato il conflitto attuale anche. I simboli nazisti del battaglione Azonv sono stati declassati a folklore. Anche qui abbiamo semplificazione e nemico unico. Il popolo italiano rinchiuso per due anni e costretto all’inoculazione di un farmaco sperimentale per contrastare una malattia che, se ben curata, ha lo 0,2%di mortalità è scaraventato in una guerra mortale per la sua economia, e che potrebbe essere anche fisica, con l’affermazione che la sua distruzione economica si ridurrà alla rinuncia dell’uso del condizionatore, che la maggioranza degli italiani non possiede. Chi osa protestare è un bimbetto viziato che non vuole rinunciare al condizionatore, e se le proteste non sono abbastanza educate arriverà la Digos.