L’odio contro la donna è diventato odio contro il suo grasso.
Mangiare meno del necessario, la cosiddetta dieta, la prima dieta, sempre, causa danni metabolici
irreversibili, vale a dire la perdita della capacità di bruciare le calorie in accesso, e può innestare i
disturbi alimentari, perché tutta la nostra mente, tutti i nostri neurotrasmettitori sono basati sul cibo,
sul desiderio di cibo. Siamo sopravvissuti a migliaia di anni di carestie. Siamo sopravvissuti grazie
al meccanismo della regolazione termica e alla capacità di perderlo quando ci sono carestie. Una
persona che non sia mai stata a dieta in vita sua, se mangia più del necessario, non lo mette da
parte nel tessuto adiposo, perché dovrebbe? Non è mai vissuto in una situazione di carenza.
Semplicemente lo brucia con aumento di mezzo grado della temperatura. Se leggete i vecchi libri di
cucina, dell’Ottocento o della prima metà del Novecento, si raccomanda di fare ricette molto grasse
solo di inverno perché “scaldano”, vale a dire perché causano l’aumento di mezzo grado di
temperatura per un giorno o due. È sufficiente la prima carestia, guerra, siccità, dieta idiota da 1000
calorie, e questo meccanismo salta. Dove la roba può mancare, la si mette da parte. Gli esseri umani
alla nascita hanno una sola competenza: un pianto disperato che attira l’attenzione di qualcuno
dotato di mammelle che può prendere in braccio e nutrire. Il concetto di non essere amato e non
essere nutriti, nella nostra mente, sono intrecciati. Tutte le volte che ci sentiamo poco amati
possiamo compensarlo mangiando. Tutte le volte che abbiamo fame, ci sentiamo poco amati. La
dieta, la prima dieta e poi la seconda e poi la terza e poi la quarta sono trappole. L’idea venduta dai
giornali femminili, ma a onore del vero anche da una notevole percentuale di pessimi dietologi, è
che la dieta sia qualcosa che si vola via dal corpo, che riguarda solamente il grasso sottocutaneo che
in parte sarà bruciato e trasformato in calorie. La dieta abbatte il metabolismo. Chi è stato dieta
impara a vivere con 800 calorie e a ingrassare con 1000. La dieta distrugge la fede in se stessi,
aumenta enormemente l’insicurezza. La dieta fa ingrassare: l’organismo per difendersi aumenta il
numero di cellule adipose così che si passa dall’obesità ipertrofica, non si superano i 100 chili , a
quelle iperplastica: 120 kg, 140 kg, 190 kg, 220 kg. Questo tipo di obesità dove le diete non
esistevano, non c’era. C’è una sola dieta accettabile, quella fatta per motivi medici, diabete,
ipertensione, problemi ortopedici, che porti a un nuovo equilibrio dove all’inizio si abbia una
perdita che non deve mai superare il chilo al mese, per poi arrivare a un nuovo equilibrio. Il punto
fondamentale di tutto questo è un aumento dell’attività fisica, una modificazione del corpo con un
maggiore quantitativo di massa muscolare, fatto in maniera lenta e graduale e soprattutto per motivi
medici, non per motivi estetici. La dieta per motivi estetici è un’umiliazione: se mi amassero
veramente così come sono, non dovrei affamarmi per essere amata. Il dolore e l’umiliazione di
soffrire la fame, anche una fame stupidamente autoimposta, distruggono la fede in se stesse, fede
che ci si illude di recuperare dimagrendo.
I disturbi alimentari sono esplosi nel ‘68. Ci spiegano che sono colpa delle madri. Anche i padri, per
carità, non sia mai che qualcuno ne passi indenne. Le madri sono iper competitive, iper controllanti,
iper qualche altra roba, tutto e il contrario di tutto può essere causa del disastro, perché è un
disastro, qualcosa che porta a danni non sempre reversibili, alla distruzione di tutta la famiglia,
all’uso cronico di psicofarmaci. Dato che i disturbi alimentari sono esplosi nel ‘68, non è che per
caso la responsabilità sia di qualcosa che è cominciato nel ‘68? Le madri del Rinascimento, quando
non c’erano i disturbi alimentari, erano tutte più intelligenti delle nostre? Le madri dei luoghi della
civiltà occidentale non è arrivata, e dove quindi disturbi mentali non esistono, sono tutte più buone?
La psicologia ci ha addestrato a colpevolizzare le madri. Non è un caso. Fa parte dell’odio contro la
famiglia e quindi contro la vita, perché la famiglia è il luogo dove la vita nasce e viene
protetta.
Inoltre è molto più comodo prendersela con mamma che non mettere sul banco degli
accusati i veri colpevoli, il ‘68, l’odio per il corpo femminile, portato avanti dai movimenti
femministi , fondati da donne senza figli, disegnato in abiti orrendi da uomini che non amano le
donne e non amano il loro corpo.
La psicologia e la pedagogia contemporanee ci hanno addestrato al concetto del genitore perfetto, e
crea il figlio felice. I genitori per definizione sono imperfetti. Per definizione sono sbagliati in
qualche cosa. Le madri iper competitive e iper controllanti sono sempre esistite e sempre
esisteranno. Nelle società che non sono folli non creano danni gravi per due motivi. Primo motivo:
la società, e questo è proprio uno dei suoi compiti, quando non è folle compensa i problemi dei
genitori. Secondo motivo: se la competitività si scatena in qualsiasi campo della cultura umana, chi
sa meglio latino, chi cucina le tagliatelle migliori, chi più bravo all’uncinetto la competitività non
esplode in maniera così tragica da far deragliare tutto, non è distruttiva. Se riguarda la capacità di
affamarsi fa deragliare tutto. Non sono le madri, le madri imperfette sono sempre esistite, è un
diritto essere imperfette. Non sono loro la causa. La causa è una società folle che odia il corpo delle
donne e odia la loro maternità.