Vizi capitali, gola.
Quelli che noi chiamiamo disturbi alimentari psicogeni, anoressia, bulimia, obesità, fanatica ortoressia, sono in realtà le conseguenze di un peccato di gola. Per ortoressia si intende che mangio solo le cose “giuste”, secondo un qualche schema dietologico rigidissimo quanto arbitrario: cioè non mangio i grassi, oppure non mangio gli zuccheri, oppure i cibi di origine animale, oppure i cibi lavorati, mangio solo frutta e verdura, semi di zucca e mandorle, ma potrei farcela solo con i semi di zucca se mi impegnassi. Anche la tossicodipendenza fa parte del gruppo dei peccati di gola, ed è uno spettacolare esempio del concetto di peccato. Il peccato è commesso coscientemente. È una conseguenza del libero arbitrio. È una scelta di cui siamo responsabili, che possiamo fare o possiamo non fare. Il futuro possibile tossicodipendente ha la scelta se comprare la prima dose o non comprarla. La persona che prova la bulimia, ha la scelta se vomitare o non vomitare. Chi ha la polmonite non ha la scelta se avere o no la saturazione bassa e sentirsi malissimo. La polmonite è una malattia: non c’è scelta. La tossicodipendenza e la bulimia sono peccati, soprattutto quando fatti in piena libertà, all’inizio. A mano a mano che si procede, ci sono alterazioni sempre più gravi dei neurotrasmettitori per cui la libertà dell’individuo diventa sempre più minuscola e si trasforma in un’orrida dipendenza. Qui possiamo parlare di malattia, di qualcosa cioè che ha bisogno di un aiuto esterno perché sia riconquistata la libertà dell’individuo di non fare il proprio male. Più ripetiamo il comportamento disfunzionale, più ne diventiamo dipendenti e schiavi. La persona bulimica, almeno, è una persona che mette e leva dal suo stomaco cibo pagato coi suoi soldi. La persona tossicodipendente sta finanziando le mafie mondiali, sta collaborando con la distruzione di intere nazioni come la Colombia o anche l’Afganistan, non c’è niente di divertente, è il rampollo della borghesia occidentale che rende ancora più tragica la situazione tragica di popoli del terzo mondo, oppure finanzia la criminalità locale con la passione del piccolo chimico acquistando metanfetamine. Le persone diventano tossicodipendenti perché hanno incontrato lo spacciatore sulla loro strada in un momento in cui non hanno avuto la potenza di dire “no”. Ci possono essere certo situazioni favorenti. Dove c’è molta competitività, attori, registi, mafiosi, politici, imprenditori, direttori d’orchestra, è più facile essere affascinati dalla cocaina. Dove ci sia tristezza è più facile essere affascinati dall’eroina. Se gli spacciatori non esistessero, nessuno diventerebbe tossicodipendente. Innumerevoli persone competitive resistono alla cocaina e innumerevoli persone tristi resistono all’eroina. La vera causa del disastro quindi è l’incapacità di quel primo “no”, sommata alla demenza di uno stato che permette la presenza di spacciatori. Se il consumo di sostanze fosse un reato, quel primo anno sarebbe molto più facile, quel primo dannato “sì” sarebbe molto più difficile.. Il “no” deve essere rigido. Noi abbiamo la tendenza di ritenere che flessibile sia sempre una bella parola e rigido sia sempre una parolaccia. Al contrario le regole morali devono essere rigide. Il cacciatore di Biancaneve non va a piagnucolare al processo che quelli erano i suoi ordini. La legge dice non uccidere, e lui non uccide Biancaneve. Non fa una bella fine, ma è molto più divertente morire per qualche cosa che vivere per nulla. Se durante la seconda guerra mondiale, e non solo allora, tutti avessero seguito il suo esempio, il mondo sarebbe un posto migliore. Le regole di sicurezza di una centrale nucleare devono essere rigide. Se a Chernobyl avessero seguito il loro manuale di istruzioni, il mondo sarebbe migliore. Le regole di asepsi di una sala operatoria devono essere rigide: se questa regola fosse applicata sempre, la sanità sarebbe un posto migliore. Se fossero insegnate agli adolescenti regole rigide, non si salta mai un pasto perché una così idiota affamarsi da soli, non si vomita mai perché è un insulto a Dio, alla vita e a noi stessi, non si introduce mai nel proprio cervello una sostanza aliena che lo altera, perché poi ci resti incastrato come un pollo in una stia, il mondo sarebbe un posto migliore. La mai abbastanza deprecata Associazione Psichiatri Americani ha stabilito che tutte queste sono malattie. Sbagliato. Diventano malattie. All’inizio sono peccati. All’inizio sono una scelta. La mai abbastanza deprecata Associazione Psichiatri Americani ha annullato il concetto di libero arbitrio, riducendo i peccati a malattie. È stato un dono maledetto all’umanità, una mela avvelenata.
Quando si pensa al peccato, si fa il grandissimo errore di ritenerlo una cosa divertente. Le parole peccato di gola ci fanno venire in mente figure magnifiche come quelle dei quadri di Rubens attorno a tavole imbandite con tovaglie di fiandra, il vino rosso che brilla nei bicchieri di cristallo, il grasso che cola dal cinghiale e i fagiani arrostiti. Questo era nei bei tempi andati, in quel magnifico 1600, quando Rubens dipingeva i corpi forti e sontuosi delle sue tre Grazie, gli ussari alati di Polonia liberavano Vienna e Bernini costruiva il colonnato di Piazza San Pietro. Ora i peccati sono di uno squallore drammatico, brutti quanto le chiese postconciliari: un tizio che si buca seduto in mezzo alla spazzatura, una ragazzina che vomita con la testa del wc. Ho deciso di occuparmi di Disturbi Alimentari Psicogeni in sala mortuaria, davanti a quello che restava di una ragazzina anoressica.
Lei era lì, con i suoi ventisette chili, i capelli chiari, le efelidi, il bracciale con le bandierine marinare. Io avevo lo stomaco contratto per l’ orrore davanti alle sue ossa. Persino i corpi sfigurati dalle ustioni, quelli che hanno avuto i tumori maligni alla faccia sono meno atroci di questa morte cercata e voluta, giorno dopo giorno, briciola dopo briciola, rifiuto dopo rifiuto. Le orbite sembrano quelle di una mantide religiosa. Le braccia ricordano le zampe di una zanzara. Questi corpi hanno preferito morire da insetto, che vivere da femmina della razza umana.
I Disturbi alimentari psicogeni sono una situazione dovuta a due cause intrecciate. La prima è una disfunzione familiare, che non ha permesso alla persona di avere sufficiente fiducia in sé stessa da resistere alle pressioni esterne, il secondo è la pressione esterna, il mito della magrezza, una patologia sociale che schiaccia come una pressa chi non è abbastanza corazzato da resistere. Dove questa pressione non esiste le famiglie anche disfunzionali non scatenano questo tipo di disturbo.
L’anoressia è una situazione atroce, caratterizzata da dimagrimento eccessivo, intensa paura di acquistare peso o di diventare grassi, anche quando si è scheletrici o quando si sta per morire. Ci si vede sempre è troppo grassi anche quando è clamorosamente sottopeso. C’è un odio feroce, totale per i fianchi, la pancia, le cosce. L’eccessiva riduzione del tessuto adiposo non permette il metabolismo degli ormoni sessuali e, conseguentemente, il ciclo mestruale. Oggi l’anoressia colpisce circa lo 0,5% 3% dei giovani tra i 14 e i 20 anni (il 90% dei quali sono ragazze). L’inizio dell’anoressia avviene, in genere, tra i 12 e i 18 anni. Aumentate in maniera spaventosa durante la cosiddetta pandemia, o forse sarebbe meglio dire durante la perdita di ogni libertà e di ogni certezza dovuta alla gestione della cosiddetta pandemia. Inizialmente la paziente non rispetta più l’orario dei pasti, mangia poche cose a orari strani, spesso da sola. C’è un ritmo di vita frenetico (attività scolastiche, sportive, domestiche), pur di perdere sempre più peso. La malattia coinvolge, col passare del tempo, tutto l’organismo: calo di temperatura e pressione e della massa muscolare, pelle disidratata e tesa, colorito giallo, occhi cerchiati e arrossati, fragilità ossea, dentaria e delle unghie, perdita di capelli, amenorrea, alterazioni cardiache, poi stanchezza, umore instabile, freddo, demenza. I danni sono solo in parte reversibili. L’infertilità, le aritmie cardiache possono essere definitive. Sicuramente moltiplicato il rischio e la precocità dell’osteoporosi. Se la demenza da fame è reversibile, senz’altro c’è una perdita di sinapsi ( correlazione tra le cellule nervose) che si formano solo nell’adolescenza e che non si formano in un organismo affamato. L’intelligenza delle persone che soffrono di anoressia sembra scintillare anche per il tasso alto di endorfine, ma sulle lunghe distanze che perde potenzialità e smalto. La fame è sempre devastante per un organismo in accrescimento
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