L’ira al di fuori della ragione è la strada per la manipolazione
L’ira è l’emozione che è più facile istillare. Una volta sconvolta dall’ira, un’ira cieca, senza il controllo della ragione, la mente diventa manipolabile. Manipolare vuol dire spingere qualcuno, una persona, una nazione, un continente, più continenti, a comportamenti contrari sia alla propria etica sia ai propri interessi. Per questo l’etica deve essere fondata su pilastri rigidi, esattamente come gli articoli della Costituzione, e resistere a qualsiasi cosiddetta “emergenza”. Possiamo vedere uno spettacolare esempio di manipolazione di massa, basato sull’ istigazione capillare dell’ira, nella prima guerra mondiale. La prima guerra mondiale non sarebbe dovuta scoppiare. Era impensabile che scoppiasse. Non c’era nessun motivo per ipotizzarla. In più, ben tre regnanti, Nicola II di Russia, il kaiser Guglielmo e Giorgio V, avevano giocato insieme da bambini, erano cugini di primo grado, tutti nipoti della regina Vittoria. Si scrivevano direttamente, senza passare da ambasciatori e firmavano le lettere oi telegrammi con nomignoli che avevano da bambini, Niki, Willy e Georgy.
Nel giugno del ’14 fu assassinato a Sarajevo l’erede al trono dell’impero austroungarico l’arciduca Francesco Ferdinando da un giovane terrorista serbo per probabile, ma non certo, complotto organizzato dalla Serbia. Nella guerra furono coinvolti oltre a impero austroungarico e Serbia, Russia, Germania, Francia Gran Bretagna, Turchia, Stati Uniti, Giappone, Brasile, Portogallo, Romania, Italia, Grecia, Siam, e anche Andora, Cuba, Panama, Liberia, Cina, Guatemala, Nicaragua, Costa Rica e Honduras e Haiti. Questi ultimi non parteciparono con contingenti militari, ma dichiararono comunque guerra e mandarono armi. Possiamo serenamente affermare che dell’arciduca Francesco Ferdinando importasse meno di zero al 95% dei belligeranti e quindi al 95% dei morti, e che un abbondante 90% sia dei belligeranti sia quindi dei morti non lo avesse mai sentito nominare. La prima guerra mondiale avrebbe dovuto essere uno scontro diplomatico tra impero austroungarico e Serbia, che poteva degenerare nel peggiore dei casi in uno scontro militare isolato tra quelle due uniche nazioni. Si riuscì ad arrivare allo scontro totale grazie all’ira, sapientemente coltivata, con acqua e fertilizzante, da tutti i giornali dell’epoca, che portarono tutti i popoli a buttarsi in una guerra che fu un disastro per tutti. La frase chiave della catastrofe fu “non possiamo restare indifferenti”. Non possiamo restare indifferenti all’assassinio di un tizio del quale in Austria importava poco e che in Ungheria non potevano soffrire, non possiamo restare indifferenti all’aggressione i nostri fratelli serbi, non possiamo restare indifferenti alla aggressione dei nostri fratelli austriaci, non possiamo restare indifferenti alla aggressione dei nostri fratelli russi, non possiamo restare indifferenti alla questione del Belgio (che non c’entra un accidente e fu malamente invaso), e così via.
L’ira travolse i governi e le élite. I popoli si resero conto dell’assoluta follia, soprattutto quando gli uomini si trovavano in trincee a combattere una guerra disumana e le donne si ritrovarono a ricevere lettere che le informavano della loro vedovanza, ma ormai era tardi. La guerra è stata talmente assurda, e scatenata da motivi talmente insufficienti, che è verosimile ipotizzare tragiche potenze sotterranee che hanno soffiato sul fuoco con straordinaria energia, finanziando giornalisti guerrafondai, in Italia il Corriere della Sera, da sempre giornale più venduto, fu quello che maggiormente si adoperò per il massacro, corrompendo uomini politici. Fece inoltre sentire la sua presenza, gioco di parole inevitabile, la completa assenza di quello che avrebbe potuto essere il Kathekon, vale a dire il Papato. La Chiesa cattolica cercò di far sentire la sua voce, che però fu insufficiente. Il Vaticano non aveva più una posizione giuridica. La breccia di Porta Pia, aggressione militare a uno stato sovrano, descritta sui nostri libri di storia come una bella festa, aveva tolto alla Chiesa la sua potenza di politica estera, e ridotto la sua voce a un pigolio. Tutte le forze oscure favorevoli alla guerra stavano in campo incontrastate a soffiare su un fuocherello, un brutto atto di terrorismo, per trasformarlo in un incendio spaventoso che ha bruciato anime e vite e posto le basi per la seconda guerra mondiale.
Una situazione analoga la possiamo riscontrare adesso. Continuamente ci dicono che “ non possiamo restare indifferenti “. Al contrario possiamo essere indifferenti benissimo. Ci siamo allenati. Siamo rimasti indifferenti quando la Turchia ha invaso Cipro e quando la Cina ha invaso il Tibet. Non parlo dell’indifferenza ai bombardamenti su Belgrado, Bagdad, Tripoli e così via perché lì avevamo addirittura complici. Dato quanto sopra, possiamo benissimo prenderci 10 gocce di valium, sedare la nostra ira fertilizzata da immagini di video games e di film, e da una solida ignoranza della storia recente del Donbass, limitarci a entrare nel conflitto inviando aiuti umanitari, termine che include solamente medicinali, vestiario, cibo, giocattoli, quaderni e libri. Nella rpima e seconda guerra mondiale la Svizzera era rimasta solidamente e virilmente neutrale, un luogo dove era possibile la salvezza e lo scambio. Ora anche lei divide il mondo con manichea sicurezza in buoni e molto cattivi.
I miei dubbi aumentano ad ogni istante.
La signora Iryna Vereshchuk, vicepremier del governo ucraino, a nome sicuramente del suo governo, certo non del suo popolo, ha affermato che l’Ucraina preferisce la terza guerra mondiale alla sconfitta e che con indomito coraggio è disposta serenamente ad accettare la morte di suoi figli, anche bambini, e la nostra. Le numerose foto di bambini che imbracciano armi, con o senza lecca lecca, dimostrano, al di là di ogni possibile dubbio residuo, come il mito squisitamente nazifascista del bambino soldato, il piccolo balilla col suo sasso in mano, della dodicesima divisione SS, la baby division, la divisione dei ragazzini, e perché no anche del bambino terrorista suicida, brilli sempre di fulgido splendore. La signora ha spiegato le condizioni per la pace: no-fly zone subito, intervento militare degli USA, Crimea e Donbass restituite all’Ucraina, nessuna neutralità dell’Ucraina. Sono delle richieste per rendere la guerra eterna, per trasformare l’Ucraina in un luogo ancora più simile all’inferno della Siria, oppure del Vietnam ai tempi dell’agente arancio, il defoliante anti vietcong che aveva il pessimo effetto collaterale di causare tragiche malformazioni del feto. In Ucraina l’agente arancio non ci sarà, ma se la guerra si incarognisce e procede, prima o poi, qualche danno a una centrale arriva e ci sarà della radioattività che si troverà dove non dovrebbe. La signora ha fatto una spiegazione più dettagliata del messaggio del suo presidente Zelensky ovunque: occorre fare la terza guerra mondiale. No fly zone vuol dire scatenare la terza guerra mondiale. Dare aerei militari all’Ucraina vuol dire la terza guerra mondiale. Il popolo ucraino è stato mandato al massacro dal suo governo, dalla Nato, dalla comunità europea, e anche da noi. Una grossa parte della popolazione se ne rende conto. Nel momento in cui il loro presidente, finalmente, ha pronunciato parole ragionevoli che porrebbero termine al conflitto in dieci giorni si è scatenata l’ira del presidente Biden, con un’operazione diplomatica degna del nostro ministro degli esteri. Biden è la persona che si è personalmente assunta la responsabilità di un enorme numero di bombardamenti, ai tempi in cui era vicepresidente.
I generali tutti ci stanno invitando alla prudenza. I militari, tutti, ci stanno disperatamente segnalando che stiamo andando tutti quanti felicemente verso il disastro, ma il 90% dei giornalisti, dei media, della televisione, distillano ira e istigano alla partecipazione attiva alla guerra, con una straordinaria gestione basata sulla totale inversione di qualsiasi senso sia di etica che di buon senso, paragonabile solo la gestione della cosiddetta pandemia. Noi corriamo felici e giulivi verso il disastro, con la stessa leggerezza degli interventisti della prima guerra mondiale. È verosimile che, fortunatamente, la guerra termini nel giro di pochi giorni. Quello che resta da stabilire è se terminerà completamente o si trasformerà in guerriglia eterna. In entrambi i casi il popolo ucraino ne uscirà con perdite terribili, l’Europa sarà travolta e irrilevante. L’Italia sarà annientata economicamente, così potrà fare in maniera più brillante la sua transizione economica. Tutte le persone che hanno votato per Grillo, per favore, non si lamentino. Grillo lo aveva spiegato con chiarezza. Decrescita felice vuol dire più miseria per tutti. Potete ritenervi ingannati sulla felicità, la miseria era stata promessa. Sia la cosiddetta pandemia che la cosiddetta guerra Ucraina hanno lo stesso scopo, la transizione economica, più misera per tutti, più controllo per tutti, meno nascite, libertà poca e sotto condizione.
Come è riuscito Grillo a ottenere i suoi voti? Grazie a una formidabile capacità di istigare l’ira. L’ira deve essere controllata dalla ragione oppure distrugge la ragione. Il risultato dell’ira, sempre, sono morte, sangue distruzione e decrescita infelice, anzi disperata.
L’immagine rappresenta lo stendardo del battaglione ucraino Azov. I disegno circolare è il sole nero, il simbolo dell’esoterismo SS, nel castello di Wewelburg.