Festa della donna
Quest’anno la cosiddetta festa della donna si apre sull’immagine di due uomini con due bambini privati della madre. L’immagine è stata rilanciata con cinguettii di leziosaggine da innumerevoli giornali cosiddetti femminili. Il giornale femminile da sempre è la forma più squallida e bassa di conformismo al potere. Il giornale femminile è costituito per il 90%, ma in realtà guardando con attenzione per il 98%, da pubblicità. Ha quindi l’obbligo di essere inginocchiato davanti al conformismo più becero alla volontà delle élite, perché se avesse un barlume di scatto di pensiero divergente o anche solamente di pensiero originale, perderebbe la pubblicità. Grazie al giornale cosiddetto femminile sappiamo quindi che questi due tizi che mostrano sorridendo due bambini privati della madre sono in questo momento la volontà delle élite.
Quando il bambino nasce in realtà ha già nove mesi. I nove mesi di vita intrauterina sono fondamentali per la sua struttura fisica e mentale. Su quei nove mesi si fa tutta l’impostazione epigenetica della nuova creatura. La madre condivide col bambino l’ossigeno che respira e tutte le emozioni, mediate da neurotrasmettitori e ormoni che il suo sangue porta fino al piccolo. Il suo cuore sostiene la circolazione di entrambi, portando il sangue al cuoricino del bambino . Il suo respiro dà la vita a entrambi. La mente del bimbo impara a gioire con la manna e essere triste con la mamma. La tristezza della madre che porta una gravidanza non sua scola nel bambino, nel suo sangue, nella sua mente. Il bambino impara a riconoscere la voce della mamma molto prima di nascere. Se ne è staccato, è una ferita primaria. Due tizi mostrano ridendo i loro due bambini con una ferita primaria, che nessuna psicoterapia potrà mai risolvere. Quei due bambini hanno gli ormoni da stress alti, sono stati privati non solo del preziosissimo latte della mamma, ma della sua ancora più preziosa voce, del suo ancora più prezioso abbraccio.
Per fabbricare ognuno dei due bambini ci sono volute due donne. Una, scelta su catalogo, sicuramente carina e possibilmente studentessa, ha venduto gli ovuli, sottoponendosi quindi a una pratica cruenta, pericolosa ed estremamente dolorosa, con rischi di sterilità, di emoperitoneo, di sindrome da iperstimolazione ovarica, con rischio di trombosi, quindi ictus e infarto, rischio di coagulazione intravasale disseminata, potenzialmente mortale, con aumento di rischio del cancro della mammella e del colon. Un’altra, una donna povera, nepalese o forse Ucraina, non scelta su nessun catalogo, ha portato la gravidanza, una gravidanza molto più pericolosa di una gravidanza normale. Ci vogliono grandi dosi di ormoni, l’embrione creato il laboratorio non sempre si annida nel punto giusto, e c’è un altro rischio di gravidanza extrauterina, non sempre si annida bene e c’è un altro rischio di aborto spontaneo. Tanto, chi se ne frega, nel caso è il dolore di una donna povera, probabilmente anche brutta. E alle sue gambe che verranno le varici, è il suo pancreas che forse svilupperà un diabete gestazionale. È una donna povera e forse anche brutta che avrà le doglie del parto. Di gravidanza e parto si può anche morire. Cosa volete che gliene freghi ai due tizi sorridenti?
Due tizi mostrano ridendo i due bambini di cui non hanno amato le madri. La diade madre bambino è quella su cui è basata la vita e la possibilità della gioia, la vera gioia, quella dell’equilibrio. Compito dei maschi, quelli veri, è proteggere questa diade. Il primo compito del padre è proteggere questo rapporto. Squittendo di letizia i giornali cosiddetti femminili stanno riportando la foto di questi due tizi con due bambini orfani. Sono orfani di entrambi i genitori. È stata loro tolta la madre, e non hanno padre. Hanno due acquirenti, proprietari dello spermatozoo che li ha fecondati, che hanno pagato la gravidanza di una donna che non toccherebbero con un dito . Sono acquirenti, non padri. I bambini cresceranno senza sapere cosa è una madre, ma anche senza sapere cosa è un vero padre. I due bambini sono orfani.
diventerà migliore.