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Epifania

By Silvana De Mari
7 Gennaio 2022
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Solo il Vangelo di Matteo racconta dei Magi, che non sono re, ma Magi, cioè grandi saggi con una tale conoscenza e tale saggezza da trascendere la materia. Il cristianesimo è una religione straordinariamente semplice e straordinariamente complessa. “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza” è scritto nel Vangelo di San Matteo. I primi che arrivano alla mangiatoia, in latino presepe, sono i pastori, i semplici, poi però arrivano i saggi, i più grandi saggi, quelli in grado di comprendere che esiste un Dio Trascendente e un Dio Incarnato. I Magi divennero re nel Medio Evo e fu allora che si ammantarono dei loro nomi, Gasparre, Melchiorre e Baldassarre, e uno di loro ha avuto i caratteri somatici europei, uno quelli asiatici e uno quelli africani. Matteo non specifica i nomi, come non specifica il loro numero. Dato che portano tre doni, si presume che siano tre, e ora arriviamo ai doni: mirra, per la sacralità della morte, incenso per la sacralità del rito e oro per la sacralità della vita. I Magi portano oro perché non è possibile nessuna vita senza la ricchezza, perché l’oro è bene, l’oro è il bene: il fantasma della fame e della miseria che scompaiono. L’ oro però deve essere un mezzo per l’uomo, non un fine contro l’uomo, deve servire a comprare pane, cacio, legna, scarpine. Se serve a sé stesso abbiamo la plutocrazia, Il regime che abbiamo anche attualmente, camuffata da strampalata democrazia, con l’agenda di Davos che diventa serenamente agenda dell’ONU, e i 2000 plutocrati del mondo che ci informano che così come siamo non gli piacciamo, e devono resettarci. Ora nei sempre più squallidi presepi i Magi indossano la mascherina e portano vaccini.

I Magi seconda mio padre erano quattro, il quarto portava il burro. Dopo quella terrificante carestia che fu la seconda guerra mondiale, era un concetto logico. La regola della pasticceria è: se è buono c’è il burro, e se è molto buono c’è molto burro. Anche Michel Tournier ipotizza nel suo libro I re Magi un quarto Magio, Taor di Mangalore, il re bambino, Principe dello zucchero, che porta in dono la dolcezza, ma non arriva in tempo al presepe e distribuisce i suoi doni ai bimbi. Con un grandissimo gesto di generosità accetterà di scontare in una terribile miniera di sale, torturato dalla fatica e dalle catene, rinsecchito dalla sete, trentatré terribili anni: arriverà in tempo per assistere alla crocifissione. Quattro erano anche i Magi in Russia, secondo un’antica leggenda: il quarto portava giocattoli, ma perse la via, per cui si fermò per strada a distribuire giocattoli ai bambini. Sempre su una via smarrita è basata la leggenda della Befana, adorabile vecchietta, nella cui casa si fermano i Magi, in una notte di tempesta, in una landa ossuta e desolata dove l’unico rifugio era quella modesta casupola. Le raccontarono del Bimbo e anche lei decise di fare un dono: i biscotti col miele, ma impiegò moltissimo tempo a farli, perché era una donna povera, e dovete andare a farsi regalare legna, farina e uova dai lontanissimi vicini, che così, anche loro, poterono partecipare al dono. Quando finalmente i biscotti furono pronti i Magi erano oltre l’orizzonte, e lei perse la strada. Regalò quindi i suoi biscotti a tutti i bambini che incontrò, siccome Epifania è una parola troppo difficile, loro la chiamarono Befana..

I Magi, quelli arrivati e quelli dispersi nelle varie leggende, sono in cammino. È stato osservato (Alberto Mello), che il verbo camminare è presente più di 1400 volte nella Bibbia ebraica senza contare sinonimi. Alzarono gli occhi al cielo e si misero in cammino, verso la terra che la stella avrebbe loro indicato esattamente, come Abramo si era messo in cammino diciotto secoli prima verso la terra che Dio gli avrebbe indicato, come Mosè si era messo in cammino, per traversare il deserto con il suo popolo, il profeta Elia, per traversare il deserto da solo.

Durante tutti questi cammini devono essere state sperimentate fatica e nostalgia, fame e stanchezza. I Magi alla fine arrivano, arrivano perché non si sono fermati per strada, e depositano davanti al bambino oro, incenso e mirra.

Noi siamo in cammino. E non dobbiamo fermarci, sulla strada che ci è stata indicata, anche se la strada ci sembra terribile. Chi non si mette in cammino è Erode, che resta seduto. Il racconto dei Magi ci ricorda che esistono poteri atroci che non si mettono in cammino verso Dio e che ordinano di sterminare i bambini. A ognuno di noi è stata mandata una stella da seguire. Dobbiamo abituare i nostri occhi a vederla, sapendo che esistono poteri che ordinano la morte di bambini e che, quindi, non possiamo fermarci, anche se siamo stanchi, anche se la delusione ci spacca il cuore, anche se ci sono momenti in cui tutte sembra inutile. Sembra, appunto. Il Signore veglia sul cammino dei giusti.

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Silvana De Mari

Nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)

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