Donna a una dimensione.
L’uomo a una dimensione è il titolo del saggio di Herbert Marcuse che insieme ai Pensieri di Mao è stato il must assoluto del ’68. Dei due Marcuse è il più simpatico: non aveva fatto milioni di morti. Il suo libro se lo erano letti in pochissimi, sicuramente ancora meno di quelli che si erano veramente letti, però faceva cool citarlo. L’uomo che Marcuse descrive come unidimensionale non doveva portare la mascherina, non doveva rispettare il coprifuoco, subiva un controllo sociale basato solo sul consumismo, non dai gendarmi che gli arrivano addosso e gli fanno 800 euro di multa se sta accompagnando insieme alla moglie la sua bambina a fare il controllo dopo un trapianto di midollo. Quello che descrive Marcuse è un mondo leggermente istupidito dal consumismo, ma ancora libero e ancora saldo, un mondo che, se paragonato a quello attuale, sembra una felice età dell’oro.
Chi è stato distrutto di più negli ultimi decenni non è stato l’uomo. È stata la donna.
La donna a una dimensione. Femminismo antagonista ed egemonia culturale è il titolo del bel saggio di Alessandra Nucci.
Ci troviamo in una realtà in cui, come scrisse Chesterton, fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade verranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate… In questo momento storico c’è il tentativo reiterato di abolire i sostantivi “madre” e “padre”, rimpiazzarli con genitore 1 e genitore 2. Tutto questo è evidentemente una scopiazzatura di quello che già sta, disastrosamente, succedendo all’estero. Peccato che la signora Lamorgese che ha ratificato questa barbarie che da anni galleggia sulla testa degli italiani ignori alcune differenze elementari tra la lingua inglese e di quella italiana. In inglese la parola parent, genitore, è neutra. In lingua inglese io posso essere indicata sia con la parola mother, madre, che con la parola parent. In italiano genitore è maschile e solamente maschile, un bel sostantivo forte e maschio cui corrisponde un magnifico sostantivo forte e femmina che è genitrice. In italiano io sono madre o genitrice. La parola genitore, numero 1 o 2, non sta indicando me. La signora Lamorgese ha cancellato la mia maternità e il mio parto. In italiano decente con il termine genitore uno e genitore due si intende una solo tipo di coppia: quella costituita da due maschi, per esempio Lo Giudice e consorte o Vendola e consorte. Nel suo entusiasmo di punire un popolo che evidentemente non deve amare moltissimo sottraendogli persino l’uso della parola madre, la signora Lamorgese non si è nemmeno accorta che la sua riforma cancella linguisticamente qualsiasi coppia che non sia costituita da maschi. Qualcuno deve spiegarle che due spermatozoi messi uno di fianco all’altro non fanno un ovulo fecondato, e quindi difficilmente i proprietari di quei due spermatozoi possono diventare genitori di qualche cosa.
Chi può diventare genitore insieme un uomo è una donna, ma le donne sono state abolite. La signora Lamorgese lo ha fatto ufficialmente, ha sancito legalmente un’abolizione che dura da decenni, camuffata da diritto.
Abbiamo anche una proposta di legge che, se approvata, renderà reato affermare, fra l’altro, che i bambini hanno diritto ad avere una famiglia composta da mamma e papà. Le teorie gender , prive di qualsiasi base scientifica, anzi già dichiarate violentemente antiscientifiche, nate in quelle strane facoltà pseudoumanistiche che sono sociologia e antropologia, vengono insegnate ai bambini della scuola primaria come scienza. Così come è insegnata un’educazione sessuale che spiega la masturbazione all’asilo a bambini di 4 anni e che spiega il rapporto anale a bambini di 11, : a porte chiuse, spesso senza la presenza dell’insegnante e con la raccomandazione di non riferire a casa i contenuti delle lezioni. Molti si domandano come tutto ciò sia stato reso possibile. Alessandra Nucci, nel suo imperdibile saggio La donna a una dimensione, analizza con precisione il percorso che ci ha portato a questo punto. Passo dopo passo, ripercorre la strada a senso unico che è stata tracciata, svelando nel contempo le astuzie e le trappole di cui è stato disseminato il cammino. A partire da una trasformazione del femminismo che scambia l’uguaglianza con l’uniformità. Se vi prendete la briga di leggere la pagina di Wikipedia che mi riguarda è riportato, con grande scandalo, che ho fermato gli uomini donne non sono uguali. Chiunque abbia un quoziente intellettivo superiore a un vaso di gerani e in grado di capire le enormi differenze che ci sono tra un uomo e una donna, differenze magnifiche. È su queste differenze che è basata l’attrazione che gli uni hanno per le altre, attrazione senza la quale la vita non esisterebbe, ci saremmo estinti. E su questo differenze che è basato il desiderio, un desiderio che può essere l’emozione più forte che esiste in natura, in grado di sfidare la morte, in grado di infischiarsene della morte. Sul Titanic non c’erano scialuppe sufficienti: gli uomini hanno ceduto il loro posto alle donne e sono rimasti a morire. Il negare la differenza tra uomo e donna e un danno totale alle donne, che non sono più difese.
Questo tragico femminismo dichiara di essere contro l’autoritarismo, imponendone di fatto uno nuovo. Il femminismo di genere che, pur rappresentando una minoranza rispetto alle donne e alle femministe stesse, ha la pretesa di parlare a nome di tutte, eppure ha trovato riconoscimento presso organismi quali ONU e UE ed è diventato sovranazionale.
In moltissimi documenti programmatici di queste organizzazioni troviamo la dichiarazione di voler operare in modo da influenzare, nel modo più impercettibile possibile, il modo di pensare di tutti: il cosiddetto mainstreaming. In questi termini assistiamo ad una rilettura della storia umana in cui sempre e comunque il contributo delle donne è stato oscurato per precisa volontà dei maschi. Il femminismo di genere si basa sull’antagonismo verso l’uomo, nega le differenze fisiche fra i due sessi per sostenerne l’assoluta intercambiabilità, esclude la possibilità che le differenze possano completare l’unione, al contrario queste diversità vengono usate usate per rendere definitivo lo strappo. La gravidanza diventa un impedimento che nega alla donna la possibilità di contendere posizioni maschili. In quest’ottica l’aborto diventa un mezzo per ottenere la parità. Per fare accettare più facilmente questo concetto, esso viene mascherato nei trattati internazionali sostenuti dalle Nazioni Unite con i termini “pianificazione familiare” o “diritti riproduttivi” dove questi vengono intesi all’opposto del senso letterale di diritto di riprodursi. L’indottrinamento prevede che la società venga riprogrammata, le nuove generazioni devono essere tolte il prima possibile alle famiglie per scongiurare l’educazione di tipo conformista. Nella rappresentazione del mainstream la condizione delle donne in gran parte dei Paesi del Sud e dell’Est del mondo viene considerata come se non ci fosse differenza rispetto all’Occidente ed è usata per avvalorare la tesi della prevaricazione connaturata nei maschi. Poiché in Occidente c’è la libertà di esprimere le proprie idee è solo qui che si manifesta il dissenso.
Le femministe hanno anche appaiato forzatamente la donna all’ecologia ed è in virtù dell’analogia fra donna vittima e natura vittima che nasce il legame fra il femminismo religioso di ispirazione New Age e il fanatismo ecologico che promuove ed auspica un ritorno a tutto ciò che è primitivo, visto come sano e virtuoso e nell’indirizzare verso il regresso ha come obiettivo non il bene dell’uomo, ma quello della Terra. In quest’ottica l’uomo (termine inteso sia come maschio che come razza umana) è il cancro della terra. La contraccezione e l’aborto diventano atti virtuosi.
Se nel libro di Alessandra Nucci, di qualche anno fa, la donna era ridotta a una dimensione ma c’era ancora, il testo di Fiorella Nash appena uscito per la D’Ettoris Editori titola La scomparsa della donna.
Della donna è negata la maternità. Il sadismo è moltiplicato dalla pornografia. Un enorme numero di ore di trasmissioni superiore a qualsiasi altro tipo di trasmissione incluso lo sport e dedicato a mostrare donne umiliate e picchiate, e tenendo presente che il cervello umano è basato sull’imitazione il risultato è un aumento di violenza. Tutti si precipitano a difendere il diritto di una donna di abortire, ma se una donna decide diventare madre può contare solo su se stessa sull’aiuto di quelli che la amano. La mortalità materna, e fetale, di gravidanza e parto potrebbero essere ridotte a zero o quasi zero, se si investisse denaro nella ginecologia. Si investe denaro nell’aborto, ignorando i danni fisici e quelli psicologici. Gli incredibili tentativi di occultare alle donne la realtà dell’aborto e delle sue possibili alternative smascherano ipocrisia chiamata la retorica della libera scelta.