La strada per la felicità con i soldi vostri.
Una giovane donna di 25 è stata scelta dai grandissimi gentiluomini dell’Uaar, l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti volto della campagna nazionale a difesa dell’aborto farmacologico, proprio perché ha abortito anche lei con questo metodo, estremamente economica , ma che ha 10 volte più complicanze di quello chirurgico. La pubblicità cui la sprovveduta figliola si è prestata afferma che la pillola RU è sicura. Fanno sempre tenerezza questi quieti zuzzerelloni che se ne escono con la incredibile affermazione che in medicina possano esiste un farmaco ormonale che blocca una funzione fisiologica, la gravidanza, senza effetti collaterali. Gli effetti collaterali della RU sono ricchi e vari, e includono anche la morte, per infezione da clostridio o per coagulazione intravasale disseminata. Non è facile conoscerli perché la letteratura scientifica è molto avara, sembra volerli nascondere, nessuno ha finanziato studi, quando ci sono trovano con difficoltà la luce, ma chi cerca trova. L’aborto chirurgico è più sicuro e meno doloroso, ma più caro, quindi occorre la testimonial che spinga sul farmacologico. Credo che l’aborto sia il più terribile errore che una donna possa fare, le leonesse non abortiscono, ma se veramente volete farlo, almeno scegliete l’aborto chirurgico, asettico, indolore e veloce, che permetterà oltretutto alla creatura che portate di morire nel giro di pochi minuti, mentre il quello farmacologico avrete un male porco per ore e la creatura che portate impiegherà un tempo lunghissimo anche di giorni ad agonizzare dentro di voi. Voi diventerete il suo sarcofagi e quei giorni saranno di un dolore talmente violento che per sedarlo vi daranno il toradol, l’analgesico più forte tra quelli che non sono parenti della morfina; c’è qualche donna che è riuscita con questo sistema ad avere un aborto rapido (mai indolore), ma appartiene a una minoranza esattamente come appartengono a una minoranza quelli che fumando non hanno avuto problemi. Resta ancora valido il New England Journal of Medicine del primo dicembre 2005 dove in un editoriale Michael Greene, professore alla Harvard Medical School, affermava che la morte per aborto con il metodo chimico era dieci volte superiore a quella per aborto chirurgico effettuato nello stesso periodo della gravidanza, cioè fino alla settima settimana. Inoltre fa un male maledetto. Nel bellissimi film Unplanned, portato i Italia dalla Dominus Production è raccontata la storia vera di una giovane donna e in questa storia vera c’è anche un aborto farmacologico. La protagonista passa giorni interminabili e tanti, veramente tanti sdraiata sul pavimento del suo bagno in mezzo a vomito e sangue. I grandissimi gentiluomini dell’Uaar non sanno che il web non dimentica? Il web non dimentica mai. Ogni donna che si troverà a contorcersi sul pavimento del bagno nelle lunghissime ore, anzi nei lunghissimi giorni di dolore e emorragia potrà rintracciare questa testimonia e il sorriso trionfante con cui reclamizza il suo aborto e chiedere contro dell’imprudenza di dichiaralo sicuro. Ci potrebbero anche esserci gli estremi per una denuncia per pubblicità mendace, soprattutto da parte delle donne che avranno complicanze gravi o dai parenti di quelli che avranno complicanze mortali.
Ognuno ha la sua fierezza. Molte donne sono fiere dei loro bambini. Ci sono donne che sono fiere per quanto il loro bambino sia felice di vederle, o per i libri che hanno scritto, o per le gare che hanno vinto, o per quanto è perfetta la loro torta di mele. La giovane donna in questione è fera del suo aborto e lo pubblicizza con un sorrise fiero di cui le siamo grate, come le siamo grate della meravigliosa frase sul suo diritto alla felicità.
Finalmente qualcuno che dice la verità, che la pianta con la lagna vittimista della povera donna che deve abortire, che poi ha il cuore spezzato e quindi bisogna pesare le sillabe perché altrimenti la poverina si destabilizza e chi siete voi per giudicare? Chi siamo per giudicare? Siamo quelli che hanno pagato l’aborto con le loro tasse. La signora in questione non poteva pagarsela da sola la sua strada alla felicità? È una scelta fatta con gioia e con la concordia di tutti, parenti, fidanzato e datore di lavoro. Perché abbiamo dovuto pagarlo noi?
L’utero è mio e me lo gestisco, magari coi soldi miei e me lo tengo nel mio privato, è una pia illusione, una promessa ridicola non mantenuta. La tizia che ti racconta che lei ha abortito ormai è un must. Selvaggia Lucarelli scrive che forse ne ha fatti tre. Forse Selvaggia è un nome sovradimensonato, meglio un diminutivo, Selvaggina. Le leonesse non abortiscono. L’attrice Michelle Williams alla cerimonia del Golden Globe, incinta, ha spiegato che se non avesse abortito il bimbo precedente, avrebbe rischiato di non potersi trovare lì, lì travestita da caramella mou, con una specie di manubrio dorato in mano. L’artista Marina Abranovich dichiara orgogliosamente di aver abortito tre volte, per evitare gravidanze anche avrebbero compromesso la sua arte. Che per inciso consiste nel farsi torturare dal pubblico senza cambiare espressione. (Non è impossibile che si tratti di un disturbo a personalità multiple dove una personalità non sente il dolore). Su Netflix la
conduttrice e comica statunitense Michelle Wolf, bella e sorridente, con un sorriso onestamente un
po’ da squalo, in un agghiacciante monologo tra gli applausi dichiara che abortire le ha permesso di
sentirsi come Dio.
Bene. Ringraziamo per l’informazione. Abbiamo i video sotto gli occhi: ci sono donne come la
Williams che abortiscono per fare carriera e altre come la Wolf che abortiscono per sentirsi come
Dio. Perché con denaro pubblico?
Non sappiamo quale magnifica vita la testimonial dell’ Uaar abbia salvato da questi nove mesi di gravidanza, che potrebbero essere seguiti da un’adozione, quindi il disturbo si potrebbe limitare veramente solo questi 9 mesi, ma sappiamo che la sua vita deve essere magnifica, piena in ogni istante di una felicità sovrumana, visto che per preservare questa felicità una piccola vita è stata buttata.
Ognuna di queste signore che hanno preferito essere madre di un bimbo morto invece che di un bimbo vivo, cos’ ha salvato la sua incredibile felicità e la sua magnifica vita, e non è nemmeno in grado di capire quanto le sue parole spacchino il cuore a chi non ha avuto il privilegio di diventare madri, e ha aspettato quel dono mese dopo mese, e a tutte le madri e i padri che non hanno avuto la gioia di veder nascere la creatura che stavano aspettando. Le testimonial dell’aborto calpestano con gli scarponi chiodati il dolore immenso dei genitori terminali, dolore che non conoscono e che non sono in grado di capire, spingono per l’effetto imitazione le ragazzine all’aborto, ci sono diciottenni che hanno alle spalle già quattro o cinque aborti. L’aborto è vostro e gestitevelo voi, coi vostri soldi e senza venircelo a raccontare, perché noi abbiamo il diritto civile e il dovere religioso di trovare le vostre parole atroci. Il cristianesimo ama colui che ha peccato, ma non chi dà scandalo, chi pubblicizza il peccato. Il tempio satanico, una setta presente in Canada e Usa considera l’aborto un suo rituale religioso e protesta, come l’UAAR contro la propaganda pro life.
Prendere la pillola abortiva non è come mangiare una caramella, la mia storia insegna che si può fare nella massima sicurezza. Io, per abortire con l’Ru486, mi sono rivolta al principale ospedale della mia città. Non ho avuto nessun incontro con obiettori di coscienza, ma mi sono scontrata con una lunga serie di difficoltà logistiche nel servizio” sostiene la sorridente testimonial. Le sue parole sono in grassetto.
I malati di cancro non sono stati operati, abbiamo rimandato 2000000 di endoscopie ma gli aborti li abbiamo fatti, la macchina di morte non si è mai fermata: evidentemente non con abbastanza solerzia.
Ma proprio per questo va spiegato, da subito. Così come vanno spiegati e fatti conoscere tutti i metodi contraccettivi. su questo sono d’accordo, gli effetti collaterali anche mortali dell’aborto farmacologico, il dolore, la sgradevole situazione di trovarsi la creaturina, mbe’, sì insomma, il prodotto del concepimento nelle mutande e dover decidere se buttarlo nell’umido, nel water o nell’indifferenziato, il rischio di shock settico, di emorragia o di coagulazione intravasale andrebbero chiariti invece di lasciare tutta la comunicazione a una sorridente fanciullina. Anche le alterazioni e i rischi degli antifisiologici anticoncezionali sarebbe carino che qualcuno li chiarisse: quante trombosi, quanti ictus, quanti infarti hanno causato?
“Fa parte di uno stigma sociale ancora molto vivo, viviamo in una società dove l’aborto viene visto come un fallimento personale e sociale” Lo stigma sociale nasce dal fatto che la religione cristiana considera l’aborto volontario l’uccisione di una creatura umana, un’uccisione gravissima perché avviene nel luogo che dovrebbe essere il più sicuro nel mondo, da parte della persona che aveva avuto il compito di essere il difensore. Anche parecchi atei e agnostici sono d’accordo. La nostra libertà di pensarlo e di dirlo è sacra, come è sacra la libertà di non pagarlo.
“Io lotto per i diritti di tutti, anche per il diritto alla felicità”
Io per il diritto all’obiezione di coscienza fiscale. Non vogliamo essere complici. Non dobbiamo essere complici, non possiamo essere complici. Fa parte della libertà religiosa. Un diritto costituzionale inalienabile. La tua strada alla felicità attraverso un futuro essere umano buttato nell’umido o nell’indifferenziato, pagatela coi soldi tuoi.