Un altro 8 marzo è passato.
Un altro 8 marzo fatto di profanazione delle donne. Un 8 marzo che arriva dopo un anno di distruzione delle donne. Le donne sono completamente diverse degli uomini e gli uomini sono completamente diversi delle donne. Chiunque neghi questa diversità sta aggredendo le donne, le stava azzannando in faccia. Gli uomini e le donne devono avere pari dignità, non devono certo avere pari diritti: noi dobbiamo averne di più, dobbiamo avere il diritto che la gravidanza e l’accudimento dell’infante, prima differenza siano protetti, dato che noi portiamo la gravidanza e sulle nostre spalle l’accudimento dell’infante, un peso magnifico, ma che necessita di tempo ed energia. E dato che noi portiamo la gravidanza e accudiamo i bambini piccoli, è il nostro diritto di essere salvate per prime, insieme ai bambini, negli incendi e negli affondamenti di transatlantici. Il senso di Sanremo è la esaltazione di una sessualità “liquida” di un uomo che non userà la sua virilità per proteggere donne e bambini. Alle donne è stato persino negato il diritto di ricevere fiori, di riceverli da un uomo che si ritiene uomo, non è arrivato all’età adulta senza aver ancora capito se maschio, femmina o nessuno dei due, un uomo che sa che la sua maggiore forza fisica gli è stata data natura ( da Dio) per proteggere donne e bambini, per proteggere degli incendi, per proteggere dalla fame, per proteggere nelle guerre. Un uomo che sul Titanic, come fecero tutti gli uomini che erano sul Titanic, cederebbe suo posto sulle scialuppe di salvataggio alle donne. Una volta che uomo e donne sono uguali, perché salvare prima le donne? I maschi liquidi non lasciano il posto sulla scialuppe, perché dovrebbero, se sono uguali?
La donna deve essere difesa in quello in cui è differente del maschio: il portare una gravidanza, l’unione strettissima col neonato e con l’infante. La profanazione delle donne invece passa dal “ liberale “ del “peso“ della maternità. Sono stati rimandati interventi fondamentali, sono state rimandate milioni di endoscopie lasciando tempo e spazio a migliaia di tumori di diventare inoperabili, ma gli aborti sono stati fatti. Quello è l’unico “diritto” dato alle donne: non quello di portare i loro bambini al parco a giocare con le giostrine, ma quello di abortire. Un peso micidiale, ma anche il più grande di privilegi. In questo anno dannato, la già miserabile e moribonda natalità italiana è crollata di un ulteriore 20%: migliaia di donne sono state mortificate nel loro sogno di diventare madri. I pochi bimbi che sono stati messi al mondo, sono stati partoriti da donne costrette a portare la mascherina persino mentre partorivano, una forma indecente di violenza ostetrica. I maschi a Sanremo si sbaciucchiano in bocca, ma le donne che partoriscono devono portare la mascherina.
La seconda grande differenza tra uomini e donne é la minore forza fisica delle donne: il testosterone è un ormone maschile e dà potenza muscolare. Negli Stati Uniti un presidente dalla dubbia elezione ha distrutto il diritto delle donne allo sport e non avere maschi tra i piedi degli spogliatoi, ma anche nei dormitori, nelle camere d’ospedale, e nelle celle.
Con questo pugno Tamika Brents fini in ospedale con commozione cerebrale, orbitale rotto e 7 punti in faccia. Il suo avversario era un uomo che si sente donna, ma i suoi pugni sono da uomo.
I maschi che si sentono donne possono competere con le atlete, distruggendo il loro diritto di vincere, seppellendo i loro record e massacrandole di botte fino alle fratture orbitali nei casi in cui lo sport scelto sia la boxe, imponendo la loro presenza negli spogliatoi, dove le atlete saranno costrette a mostrare i loro corpi a un maschio e a cambiarsi l’assorbente durante le mestruazioni davanti a lui. Questi uomini dichiarano di sentirsi donne. Questa è un’affermazione inevitabilmente insensata. Loro non possono sentirsi donne perché, dato che non sono donne, non hanno la più pallida e lontana idea di cosa voglia dire sentirsi donne, loro si sentono donne secondo l’idea completamente parziale, distorta ma soprattutto inevitabilmente insensata che un uomo ha di una donna. Gli uomini non sanno cosa si prova quando tua nonna ti insegna a fare i pizzi all’uncinetto, e la tua mamma ti insegnala la dolente ma anche straordinaria avventura di avere le mestruazioni, loro non hanno idea di cosa voglia dire guardare un bimbo giocare ai giardinetti e sentire nel ventre il dolore di non averne uno, o finalmente sentire un bimbo vivo muoversi tra le viscere, tenerlo in braccio dopo che è nato. Loro non hanno idea di cosa voglia dire per una donna guardare un uomo e sentire il suo desiderio, sapere che quell’uomo vuole unire la sua carne con la tua per creare i tuoi figli. Il loro “ sentirsi donna” parziale e insensato, deve far parte degli affari loro, del loro strettamente privato. Nel momento in cui pretendono di essere “ accettati” anzi “ accettate”, cioè pretendono di imporsi a noi, di penetrare nei nostri luoghi impenetrabili, i nostri spogliatoi, le nostre celle in prigione o le nostre stanze d’ospedale, nel momento in cui pretendono che il loro diritto di sentirsi donna debba essere superiore al nostro diritto di percepirli per quello che sono, uomini, stanno semplicemente dimostrando di essere l’ennesimo sopruso della protervia maschile contro le donne, protervia che esiste e che nel loro caso è particolarmente grave perché non è accompagnata da nessun istinto a proteggere che la mitighi. Le immagini dell’uomo che dato che si sente donna spacca le ossa del cranio a una donna su un ring sono il simbolo di questa protervia.
La terza differenza tra maschi e femmine è quella che a volte viene definita come mancanza di assertività, che nasce dall’istinto di accogliere, di non offendere, di accontentare. Questo istinto, fisiologico nell’accudimento dei nostri figli soprattutto nella prima metà dell’infanzia, diventa patologico negli altri campi. Il sorriso con cui le atlete si fanno fotografare insieme all’uomo che con muscoli da uomo, uno scheletro da uomo, un cuore da uomo, ben più grosso del nostro, ha rubato loro la vittoria sportiva, è penetrato nei loro spogliatoi, si è arrogato il diritto di guardare il loro seno e sbirciare schifato all’assorbente sporco, è una conseguenza di questa mancanza di assertività. Le atlete sono terrorizzate dall’idea di poter essere considerate cattive, cioè “trasfobiche”, secondo l’idiota neologismo creato solo per imbavagliarci, perché è un accusa che fa uscire dalla società civile. Ora sarà estremamente più difficile difendere gli spogliatoi, le camerate di ospedale, le celle.
Diventiamo cattive: a nome di tutte le bad girl, segnalo che non ce ne importa assolutamente niente, se il nostro volerlo fuori dai piedi offenderà un uomo che pretendeva di entrare nostri spogliatoi. I tempi in cui quello che provava un uomo era più importante di quello che provavamo noi, sono passati e non tornano. Non ci importa se la dizione donna e madre, può offendere qualcuno. Di tutte le ingiurie che le donne hanno subito in quest’anno la peggiore la dobbiamo, ovviamente, a una donna, la signora Lamorgese, che ha istituito la dizione genitore uno e genitore due: una dizione che oltretutto detta una gerarchia, dato che l’uno vale più del due, mentre padre e madre sono due concetti complementari, diversi, ma di pari dignità. Mamma la è la prima parola pronunciata in tutte le lingue. All’estero è stato fatto uno scempio minore, usando la dizione parent, che almeno è neutra. In inglese io sono sia mother sia parent. In italiano genitore ha un preciso femminile che è genitrice. Genitore è sinonimo di padre, non di madre. Mentre il pensiero inutile impone avvocata, ministra, e sindaca, la parola madre è stata abolita.
Ma fortunatamente ci siamo noi, le cattive. Rivendichiamo con orgoglio il diritto alla nostra cattiveria, oltre al posto sulla scialuppa del Titanic, e vogliamo anche i fiori. Possibilmente non le ridicole mimose dell’8 marzo, ma qualcosa di meglio.
Vogliamo i fiori e vogliamo uomini coraggiosi che combattono per le donne: combattono per le ragazzine cristiane di 15,14,13, rapite davanti alle scuole in Pakistan, e Nigeria costrette a subire il matrimonio forzato di un marito islamico spesso di cinquant’anni. Vogliamo uomini valorosi che impugno le armi e vadano a liberare le ragazze cristiane rapite in Nigeria. Vogliamo uomini valorosi che ci portino fiori, roba seria non le insulse mimose incellofanate, e non abbiano paura di diventare padri.
Dalle nostre antenate, dalle donne che ci hanno preceduto abbiamo ereditato il coraggio, il coraggio di non aver paura delle mestruazioni, il coraggio di non aver paura del parto, il coraggio della nostra ancestrale potenza di donne, domine, regine. Pensavate di paralizzarci con l’accusa di essere transfobiche? Non ce ne frega niente.
E levateci i buffoni di Sanremo dai piedi. Quale più ottuso e ignobile conformismo di un maschio travestito da nulla che ingiuria la Madonna in un mondo in cui i cristiani sono massacrati nelle terre dell’Islam asiatico e africano, le bambine cristiane sono stuprate e i crocifissi cominciano a essere vietati anche su suolo europeo?
Silvana De Mari BOD ( bad old girl)