Risse sulla meravigliosa pillola abortiva e sui manifesti tanto cattivi.
La sessuologa belga Thérèse Hargot, classe 1984, ha una laurea in filosofia e un master in scienze sociali. Nel suo imperdibile libro “Una gioventù sessualmente liberata (o quasi) “ (edizione Sonzogno, 2017), riporta un dato sempre dimenticato da tutti: tra gli effetti collaterali della cosiddetta pillola anticoncezionale, oltre a miriadi di altri disturbi, ci sono anche l’infarto e l’ictus.
Il pilastro su cui si deve fondare la medicina e l’ordine di non nuocere. Causare malattia dando medicinali con pesanti effetti collaterali a corpi sani è una violazione completa dell’etica. La cosiddetta liberazione della donna, il fatto che sia attribuita alla donna una sessualità usa e getta di tipo maschile, è stata un’aggressione continua alla sua salute. La pillola anticoncezionale, la pillola del giorno dopo, quella di cinque giorni dopo, la cosiddetta spirale, la pillola abortiva RU e lo stesso aborto sono tutte situazioni dove viene violata la fisiologia di corpi sani con potenziali effetti collaterali anche molto gravi. Tutto questo ha tre funzioni: rendere la donna sempre disponibile al desiderio maschile, deresponsabilizzare completamente i maschi, che non devono più controllare la propria fertilità o assumersi responsabilità dei figli nati in conseguenza alla propria sessualità, abbattere la natalità così da rendere le donne sempre disponibili al mondo del lavoro dove la competizione tra i lavoratori permette salari sempre più bassi.
Tutte queste pratiche, la pillola anticoncezionale, la pillola del giorno dopo, quella di cinque giorni dopo, la cosiddetta spirale, la pillola abortiva RU e lo stesso aborto, tutte, hanno inoltre il possibile effetto collaterale di diminuire anche gravemente la fertilità della donna. Con grandissimo senso dell’umorismo la loro diffusione è raccomandata in progetti definiti per la salute riproduttiva della donna. L’aborto chimico è stato definito amico delle donne. Credo che il momento sia venuto che le donne abbiano una paura boia di tutti quelli che si dichiarano amici loro. Secondo il New England Journal of Medicine, a parità di tempo di gestazione la mortalità per aborto chimico è dieci volte superiore a quella per aborto chirurgico. Il rischio aumenta progressivamente con l’avanzare della gestazione. Questo aborto così facile carino, che ti fai a casetta tua con un male porco, mentre da sola ti contorci sul divano o direttamente sul pavimento, con l’incredibile bellezza di trovarti il fetino che hai soppresso nel water o direttamente sull’ assorbente, ha il pregio ideologico di banalizzare ufficialmente l’aborto, con frasi come Lo fai a casetta tua, è solo una mestruazione più abbondante. Il maggiore vantaggio però è che costa poco, costa infinitamente meno dell’aborto chirurgico, L’aborto chirurgico è fatto in ambiente sterile, in anestesia, e dura 15 minuti. L’aborto chimico è fatto a casa, con un male porco, e dura giorni, ma tanto il dolore delle donne non vale nulla Come hanno fatto a rifilare alle donne una fregatura di questo calibro? Con la solita frase: è un tuo diritto. Come sono riusciti a far morire milioni e milioni donne di cancro del polmone? I produttori di sigarette avevano assoldato suffragette perché fumassero in pubblico spiegando alle donne che hanno un loro pieno diritto. Come sono riusciti a rifilare le donne la distruzione della loro fisiologia, della loro psicologia basata sulla potenza ancestrale dell’istinto materno, un’ampia possibilità di incidenti tromboembolici, shock settici e setticemie? Qualcuno ha avuto l’idea geniale di venderlo come un diritto.
L’associazione Pro vita ha fatto magnifici cartelloni su cui è scritto: Prenderesti mai del veleno? Stop alla pillola abortiva Ru486, mette a rischio la salute e la vita della donna e uccide il figlio nel grembo. Si ricorda una banalità: la pillola abortiva è un presidio antifisiologico con effetti collaterali anche gravi che possono arrivare fino alla morte della donna e che arrivano sempre alla morte del prodotto del concepimento che, se non morisse, diventerebbe un bimbo. Il termine veleno è banalmente corretto. I manifesti di Pro vita domandano: prenderesti un veleno? Risposta: certamente sì, se mi sto suicidando. La pillola abortiva altro non è che un suicidio differito. L’aborto è un suicidio differito: uccido la mia progenie, quindi una parte di me. Nel momento in cui sceglie l’aborto, una donna è terrorizzata dal cambiamento di vita che le darebbe portare a termine la gravidanza, e non si rende conto che quello che sta commettendo in realtà è un suicidio differito. Se ne renderà conto in seguito, a volte subito dopo, a volte molto dopo, sul letto di morte, ma prima poi il dolore arriva.
Un infinito numero di ”amici della donne”, è insorto contro i manifesti. A Firenze è in corso un guerra.
«La pillola abortiva Ru486 non può essere equiparata al veleno, è una forma di inaccettabile disinformazione che fa leva vigliaccamente sulle paure legate ad una situazione di vulnerabilità ed incertezza, come troppo spesso è quella della donna di fronte alla drammatica scelta di interrompere o meno la gravidanza», hanno affermato sul Corriere della sera.
L’ assessore ai diritti signora Benedetta Albanese rincara: «Stiamo provvedendo a diffidare il gestore della pubblicità in questione dal continuare a diffonderla, ed è stato dato mandato all’Avvocatura comunale di approfondire la sussistenza dei presupposti per applicare eventuali ulteriori sanzioni».
Un farmaco che blocca un processo fisiologico causa la morte di un feto e la malattia della proprietaria dell’utero, con potenzialità anche di morte di quest’ultima, è tecnicamente un veleno. La donna è vulnerabile e incerta? Non diciamole che il suo bimbo agonizzerà dentro di lei per due giorni, che lo espellerà con dolore, che lo vedrà è dovrà decidere se buttarlo nell’umido, nel water o nell’indifferenziato: facciamole un sorpresa! È incerta. Se le ricordiamo che diventerà il sarcofago di un bambino ucciso, potrebbe cambiare idea. Le donne devono restare nell’ignoranza, non devono vedere gli aborti, non devono sapere i particolari tecnici, o c’è il rischio che non abortiscano più, che si tengano i loro bimbetti. L’aborto è sacro perché uno degli scopi del cosiddetto gran reset, gradino necessario al Nuovo Ordine Mondiale, è una diminuzione della popolazione. Veramente pensate che il fiume di denaro speso in tutto il mondo occidentale per ottenere la legalizzazione dell’aborto, la sua gratuità e per propagandare fosse perché vogliono bene alle donne? Durante il cosiddetto lock down chi aveva il cancro se lo è tenuto, nessuna endoscopia lo ha sbirciato, ma gli aborti si sono fatti. afferrando le donne nell’attimo di smarrimento che arriva sempre o quasi sempre tra la terza e la sesta settimana, e adesso cosa faccio, io non sono certa di volerlo.
Nel momento in cui una donna resta incinta non può più scegliere se essere o non essere madre. Ormai è già madre. Può scegliere se essere la madre di un bambino vivo o di un bambino morto. La sostanza che trasforma il bambino vivo in un bambino morto è tecnicamente un veleno. Se la donna farà la sciagurata scelta di essere la madre di un bambino morto, che almeno si scelga l’aborto chirurgico, che si svolge in condizioni di anestesia, di asepsi e dura 15 minuti. Chiunque proponga alle donne l’aborto chimico, con i suoi rischi di malattia tromboembolica anche mortale e shock settico da gram-negativi, sempre mortale, con le sue lunghe ore, lunghissime, di dolore, col problema di scegliere tra umido e indifferenziato, le donne non le ama. Il New England Journal of Medicine afferma che l’aborto chimico causa la morte della madre con una frequenza dieci volte superiore dell’aborto chirurgico, eppure viene difeso a spada tratta ”per il rispetto delle donne”.
Andrea Asciuti , consigliere comunale, ha presentato un’interrogazione, chiedendo all’assessore signora Albanese si perché vuole censurare il manifesto affisso su una vela, quindi mobile, di Pro vita.
La sua è l’unica voce che si è alzata a difesa di quei maleducati manifesti.