Miti considerazioni su omelie e auguri di Natale e presepi.
Obbediente alle direttive pubbliche e alla scienza con la s maiuscola che ci informa che il terribile virus aggredisce con calare della notte, anche Bergoglio ha tenuto una messa pomeridiana invece che notturna, non ha parlato di incarnazione ma di vaccini. La religione ha rinnegato i suoi dogmi e li ha ceduti alla scienza, che oggi funziona per dogmi. Una malattia che, se correttamente curata con farmaci in uso da decenni e di basso costo, ha una mortalità pari all’influenza stagionale, non necessita di vaccino. Il vaccino si somministra a tutti: perché sottoporre ai suoi effetti collaterali tutta la popolazione per una patologia che nel 95% dei casi è assolutamente benigna? I costi enormi sottrarranno agli stati una cifra enorme che non sarà investita a curare il cancro e a cercare di fare una diagnosi precoce. Che il vaccino sia utile, efficace e sicuro è un dogma talmente scintillante che oscura la sacralità di Cristo. In fatto che tutto questo non sia dimostrato, sembra essere irrilevante. In realtà non abbiamo la più pallida idea degli effetti collaterali del farmaco a RNA Pfizer chiamato erroneamente vaccino. Il farmaco è stato sperimentato solo per tre mesi, nessuno è in grado di sapere se avrà effetti collaterali, magari gravi o gravissimi, dopo i primi tre mesi, né quanto tempo duri l’immunità oltre i primi tre mesi, eppure il vaccino è il nuovo Messia. Chi ha parlato di Cristo in un discorso magnifico di auguri di Buon Natale il presidente Trump, mentre Biden ha fatto un filmetto di inaudita leziosità con protagonisti i suoi cani.
Anche il Presepe è stato trascinato nella danza al vaccino.
San Francesco ha creato il primo presepe lo stesso anno in cui ha scritto il Cantico delle creature. Gianluca Marletta ha pubblicato sul suo blog un articolo, ma il termine corretto è studio, di Luca Zolli, sul significato simbolico delle statuine del presepe. Il presepe napoletano in origine ha 90 statuine, e sono archetipi: il primo lo scoglio, la montagna, il secondo il cielo stellato che sottolinea il tempo sospeso nell’ambientazione notturna. Sempre presente è il personaggio che dorme, simbolo dell’uomo che resta indifferente al divino, sordo all’annuncio degli angeli. Il quarto e il quinto elemento sono posti simmetrici, sui due lati opposti e alla stessa altezza, il mulino e il castello di Erode, la dolcezza e l’arbitrio, il pane e il sangue innocente versato, Rachele che piange suoi figli e non vuole essere consolata. I venditori sono 12, ognuno rappresenta un mese. I pastori, le lavandaie, l’oste, ognuna delle altre innumerevoli figure, ha un preciso significato, a volte due, uno benigno e uno più oscuro. Il fiume scorre nel presepe a ricordarci la sacralità dell’acqua, innumerevoli strade formano il labirinto, il pozzo ricorda la misericordia di poter bere, ma anche nasconde una discesa agli inferi, e poi c’ è lei, la zingara, ma sarebbe più corretto dire la Sibilla: la donna con capacità di profezia che porta in un cesto i chiodi della Passione. I re Magi, Gaspare Melchiorre e Baldassarre portano l’amore del mondo. Solo Matteo parla di Magi. Non specifica che siano re e nemmeno che siano tre, ma il fatto che portino tre cose ha creato questa tradizione magnifica con i tre uomini ognuno da una terra diversa, uno con i caratteri europei, uno con quelli asiatici e uno con quelli africani. Portano oro, incenso, e mirra perché la vita è sacra e occorre oro per comprare pane, calcio, calzari e legna da ardere, incenso per la sacralità di Cristo e mirra per la sacralità della morte. E poi ci sono loro: Maria, Giuseppe e il Bambinello. E devono avere visi bellissimi perché sia riconoscibile l’espressione di tenerezza infinita della madre, l’espressione di fierezza infinita del padre, Giuseppe fiero della sua forza grazie alla quale può proteggere la donna e il bambino, il suo destino di uomo. E infine il Bimbo: è appena venuto al mondo già lo benedice. Il Presepe ci permette di vedere la sacralità di Dio che si incarna in un bambino. Qualsiasi elemento nel presente che distragga da questo, gommoni, mascherine, vaccini, scempiaggini e idiozie varie, è un gesto gravissimo contro Dio e la Sua Incarnazione.
Il presepe quindi è fede e cultura insieme, dogma e simbolo, umano e divino, teologia e cartapesta con la stagnola. Come siamo riusciti, partendo da questo splendore, ad arrivare alla gara serrata del Natale 2020 su quale è il presepe più oscenamente ripugnante? Quello non solo più esteticamente respingente, ma anche il più violentemente anticristico, quello che maggiormente nega e banalizza Cristo, rifiuta la provvidenza, offende la fede autentica che, per definizione, è la più semplice?
Al quarto posto si piazza il Presepe di Torino dove le belle statuine di forma umana sono oscenamente deturpate della mascherina. Il clero della cattedrale di Torino evidentemente non crede a Cristo, non crede che sia Dio, non crede che abbia lui la potenza di curare una malattia. Deve essere convinto che i Vangeli sono metafora, che le guarigioni che Cristo compie sono metafora, è sicuramente convinto che anche l’inferno sia metafora, per questo evidentemente non ne ha paura. La cattedrale di Torino è il luogo sacro che conserva la sacra Sindone. La sacra Sindone è la prova scientifica della resurrezione di Cristo. Il telo non può essere riprodotto: è un negativo tridimensionale. Il corpo si è trasformato in una luce di potenza tale che ha impresso l’immagine sul telo. E dato che siamo a Natale ricordiamo che la Sindone ci spiega anche come è possibile la verginità di Maria. Il cristianesimo non è una religione: è un evento storico. Cristo al terzo giorno è risorto con un’esplosione di luce. I Vangeli raccontano che i pastori videro un’enorme luce. Il piccolo corpo si trasforma in luce all’interno dell’utero e ritorno un piccola corpo al di fuori. Se crediamo alla resurrezione, è ovvio che crediamo anche questo punto. E lo stesso Dio che si è incarnato con una luce tale che pastori alla vista chilometri di distanza, potrebbe risolvere il problema il coronavirus meglio della mascherina.
Al terzo posto dell’orrore il presepe allestito a Trento, davanti alla chiesa del Santissimo, dove ci sono i manichini di un uomo e di una donna con in testa uno scatolone recante le scritte dei tre principali vaccini per la lotta al Covid-19: Astrozeneca, Moderna e Pfizer. Il clero di Trento ha ricevuto quattrini delle case farmaceutiche o deciso da solo di fare pubblicità? Il clero di Trento ha la prova scientifica che i vaccini siano sicuri ed efficaci? Se anche così fosse il loro presepe resterebbe una porcata, qualcosa di atrocemente anticristico che sposta l’attenzione da Cristo per metterla su idiozie. Se questa prova non ce l’hanno, e non possono averla, la loro è semplicemente pubblicità a farmaci di cui ignorano gli effetti collaterali.
Al secondo posto dell’orrore il ridicolo presepe di Orvieto, davanti all’ingresso del Pozzo della Cava, con i Magi che hanno mascherina e visiera e portano il vaccino. Ma si tratta di un vaccino fatto utilizzando feti abortiti, due vecchi piccoli feti abortiti decenni fa, un maschietto una bambina, ma forse anche loro avrebbero meritato di diventare esseri umani, di diventare bimbi con la stessa forma di Gesù bambino. Il vaccino è stato sperimentato per soli tre mesi: nessuno ha la più pallida idea delle sue conseguenze a distanza. In tutti i casi il presepe è il mezzo con cui l’uomo si allontana dai suoi guai, dal suo quotidiano per alzarsi fino a Dio. Questo clero invece usa il presepe per inchiodare l’uomo in basso che non osi spostarsi dal suo squallido quotidiano La Chiesa in uscita ormai in decomposizione, non crede più a Cristo e il suo nuovo dogma è il vaccino. Così dice il Signore: Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, che pone nella carne il suo sostegno
e dal Signore si allontana il suo cuore. (Geremia 17/5) La Chiesa in uscita ormai in decomposizione è al guinzaglio del mondialismo e mondialismo adora la pandemia e il vaccino perché sono le sue due armi con cui fare il gran reset. La ex Chiesa di Cristo si adegua volenterosamente.
And the winner is ovviamente il presepe del Vaticano, birilli antropomorfi, per usare la incontestabile definizione di monsignor Viganò, che profanano le armoniose architetture rinascimentali che fanno loro da sfondo.
Per quale motivo è stato permesso a studenti di un Istituto d’Arte abruzzese, privi di qualsiasi formazione teologica, con una preparazione tecnica alle prime armi e una preparazione culturale che non va oltre il film Alien, di esporre , questa profanazione sotto gli occhi di tutto il mondo? Il loro presepe avrebbe potuto essere provocatorio, certo, ma forse divertente, se fosse stato messo nell’istituto dove studiano o in un museo del cinema. Sulla piazza di San Pietro è una bestemmia.