Sessualità infantile, ovvero abuso su minore “soft”, “blando”.
Non mancano importanti scrittori, che avanzano proposte di sostegno a una pedofilia detta blanda.
Aldo Busi, per esempio, si è reso protagonista di numerose dichiarazioni sulla pedofilia che hanno portato L’Osservatorio sui Diritti dei Minori a protestare in più occasioni sull’opportunità della sua partecipazione a trasmissioni pubbliche in televisione. Durante una diretta del Costanzo show del 1996, infatti, Busi ha spiegato che «non vedo nulla di scandaloso se un ragazzino masturba una persona adulta». Alle ovvie polemiche nate il giorno dopo, ha risposto così in un’intervista: «Ipocriti. Siete i soliti cattolici che nascete e crescete con l’idea di sesso legata alla colpa e al peccato. Io faccio una fondamentale distinzione tra la criminalità legata alle pornocassette o al turismo sessuale e alla pratica di una pedofilia blanda, quella praticata dai bambini sugli adulti. I bambini sono in certi casi corruttori degli adulti». E ancora: «è arrivato il momento di capire che anche i bambini hanno la loro brava sessualità e che gli adulti non devono più reprimerla». Sulla rivista di cultura omosessuale “Babilonia”, ha invece scritto: «ci sono Paesi in cui le bambine e i bambini o vengono sfruttati nella prostituzione o vengono ammazzati (Brasile, Cina , India.). Allora, cos’è meglio per questi bambini, una scopata o una coltellata? E non mi si venga a dire che entrambe le soluzioni sono aberranti. E allora che sarà mai se un ragazzino di 5 o 10 o 12 anni fa una sega a uno più in là negli anni o se la fa fare? All’offerta sessuale del bambino bisogna che l’adulto responsabile dia una risposta sensuale e non una risposta astratta a base di rimproveri, ammonizioni e di sfiducia verso al propria sessualità e di orrore verso quella degli altri, tutti potenziali mostri dietro l’angolo. Se per fare questo gli si prende in mano il pisello o le si accarezza la passerina che sarà mai?».
Quindi siamo alle carezze. Certo. Niente di più?
Matzneff non si ferma alle carezze. Matzneff è il nome di un mediocre scrittore francese che con una scrittura pomposa e alessitimica descrive le sue sodomizzazioni di minori. È osannato da Giuliano Ferrara, che spiega la sua delicatezza e il fatto che sempre c’era il consenso. Che sodomizzare una ragazzina di quattordici anni sia un gesto delicato è un’idea idiota, ma è comunque meno idiota dell’idea del consenso. In consenso è sempre estorto. Non è solo che la quattordicenne si vende al cinquantenne in cambio dell’attenzione che i genitori e in particolare il padre le negano, ma soprattutto è estremamente potente il plagio. Il cinquantenne Khomeini aveva convinto i dodicenni a usare i loro corpi per far saltare le mine, nella guerra Iran Irak il lavoro di sminatore lo facevano i ragazzini, tutti entusiasti. L’antica fiaba del Pifferaio di Hamelin racconta di ragazzini adescati e trascinati ancora bambini in guerra alle crociate, in realtà finiti tutti schiavi. È estremamente facile corrompere la volontà di un bambino, e così si corrompe anche la sua anima. Un bambino per definizione è arrendevole, malleabile, suggestionabile e non assertivo. Sono queste le quattro caratteristiche che gli permettono di integrarsi in un mondo adulto senza esserne rifiutato e sono le stesse quattro caratteristiche che lo rendono preda “consenziente”. Il consenso è invalido innumerevoli bambini e ragazzini non sanno dire di no, in affetti solo una minoranza è capace. Una delle vittime di Matzneff ha scritto un libro dolente, intitolato il Consenso. Spiega l’incapacità a dire NO, impastata con una morbosa fierezza che l’adulto guardi lei, inevitabile dove non ci sia stato il padre. Nessun consenso, ma una volontà piegata: a quindici anni la ragazzina fuma cinquanta sigarette al giorno, e usa sostanze. Il cinquantenne Matzneff convince una quattordicenne che ha voglia di farsi sodomizzare. Matzneff era anche cliente dei bordelli per bambini asiatici: anche quei bambini avevano dato un consenso valido secondo Giuliano Ferrara? Di Matzneff su Dagospia dice di Mughini :”nelle pagine di Matzneff non c’è nulla di morboso quando racconta dei suoi rapporti con ragazze giovanissime. Tutto vi è lindo, pulito, pulito dalla testa ai piedi. Assolutamente pulito – è uno dei più grandi scrittori francesi viventi. “
Conosco abbastanza il francese da poterlo leggere in lingua originale: i libri di Matzneff sono libri forbiti senza pathos e senza ethos. Quando parla dei suoi amplessi è pedopornosoft, pornosoft scritto con un linguaggio pomposo, immerso nell’ odore di decomposizione.
Dove l’odore di decomposizione giunge all’apogeo, è Mario Mieli, fiore all’occhiello dell’omonimo circolo LGBT di Roma, esponente della cultura omosessuale e soprattutto queer. Ha scritto Elementi di critica omosessuale, testo ritenuto fondamentale dal movimento LGBT italiano e internazionale, dove scrive, tra l’altro: «Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. La società repressiva eterosessuale costringe il bambino al periodo di latenza; ma il periodo di latenza non è che l’introduzione mortifera all’ergastolo di una «vita» latente. La pederastia, invece, «è una freccia di libidine scagliata verso il feto» (Elementi di critica omosessuale, 2002, p. 62) Tutto il libro è infarcito di questa teoria.
Nello stesso testo Mieli non esita a includere nel suo elenco di esperienze redentive la pedofilia, la necrofilia e la coprofagia, quindi nel suo libro non è l’odore di decomposizione che prevale, ma quello di escrementi, suoi e del suo cane, quelli che Mario Mieli mangiava in spettacoli teatrali. Il libro si dilunga su quanto sono buoni gli escrementi, ma necrofilia e coprofagia sono, come dire, opzionali. La pedofilia è obbligatoria. Chi la contrasta è canaglia reazionaria e va fermato. Che diavolo intende Mario Mieli con sedurremo i vostri figli? Che ai nostri figli si limiterà a toccare i genitali come Busi, che da loro si farà toccare i genitali come Chol Bendit, tutte esperienze che lasciano ferite nell’io, anche se, anzi tanto più se sono state “consenzienti”, oppure intende proprio la penetrazione? Dato che non è specificato, è lecito e ragionevole affermare che sicuramente la penetrazione non è esclusa con chiarezza. La penetrazione anale causa un dolore tanto più violento tanto più piccola la cavità anale penetrata, e il dolore causa vergogna inconscia: il rapporto tra dolore e vergogna è ancestrale, nelle parti arcaiche del cervello. Si possono avere lacerazioni della mucosa e lesioni dello sfintere interno, le prime causano sanguinamento e infezione, le seconde incontinenza fecale. È necessario regalare al bambino anche i pannoloni visto che le lacerazioni inevitabili dello sfintere interno porteranno a un’incontinenza fecale, o ci si limita all’orsacchiotto?
Contrariamente a Bendit e Busi, Mieli non parla di rapporti soft, o blandi, parla di rapporti e basta. Rapporti fino a che punto? Qualcuno di voi forse a questo punto potrebbe pensare che Mario Mieli fosse un pedofilo e che un circolo che si intitoli al suo nome inneggi ai suoi valori? Non ci provate. Io l’ho fatto e sono stata processata e condannata. E quindi non è vero che un tizio che ha scritto noi possiamo fare l’amore con i bambini sia un pedofilo e non è vero che un circolo che si intitoli al suo nome inneggi ai suoi valori perché i magistrati italiani sono sempre nel giusto e hanno sempre ragione. Il Circolo Mario Mieli è considerato un ente morale per cui riceve fiumi di denaro pubblico perché combatte l’omofobia che, quella sì, è il crimine assoluto, i loro attivisti entrano nelle scuole a insegnare l’etica ai vostri figli.
Mario Mieli non è solo additato come icona dai circoli LGBT, ma comincia ad essere sempre più presente delle facoltà di antropologia e sociologia, capostipite degli studi queer, esempio di intellettuale queer.
Questo vuol dire che Mario Mieli ha vinto e i bambini hanno perso.