Scristianizzazione, capitolo 1
Da sempre, alle elementari, e poi alle medie e poi ancora alle superiori e per quelli che sono andati
all’università e ci hanno studiato storia anche da maggiorenni, l’Illuminismo è visto come la luce,
l’apogeo: una umanità affranta e sconfitta dai preti e dalla loro religione che finalmente approda alla
luce. All’illuminazione. All’Illuminismo, appunto.
Da
Wikipedia
:
«Illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso.
Minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se
stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d’intelligenza, ma dalla
mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un
altro.
Sapere aude!
Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto
dell’Illuminismo» (Immanuel Kant da
Risposta alla domanda: che cos’è l’Illuminismo?
, 1784).
In questo articolo troverete quello che su
Wikipedia
non c’è, una irrinunciabile integrazione e
qualche volta una ancora più irrinunciabile sovversione del pensiero unico, del perbenismo
intellettuale, delle tre o quattro idiozie con le quali nella totalità dei libri scolastici attuali vengono
spiegate l’inferno in terra e la distruzione dell’uomo, che sono il genocidio e l’atto di terrorismo
verso i civili.
La storiografia che regna incontrastata è quella marxista e post-marxista, che beatifica
l’Illuminismo in cui riconosce un progenitore e di cui condivide il nemico giurato, il cristianesimo.
L’Illuminismo e il comunismo sono i due fenomeni di cui vengono raccontati solo gli aspetti
meravigliosi, mentre sono pudicamente taciuti tutti gli altri.
I fenomeni positivi esistevano, certo, in entrambi i casi, ma Illuminismo e marxismo sono stati le
strutture ideologiche che hanno poi permesso a un caporale austriaco di diventare il padrone del
male assoluto. Sui libri di storia, con qualche rarissima e valorosa eccezione, l’Illuminismo e il
marxismo nuotano nella simpatia. L’accenno allo sterminato numero di vittime di entrambi è lieve,
sobrio, appena abbozzato. L’impressione è che secondo gli storiografi questi morti non siano stati
veri morti, gente che è stata nel ventre di una madre con un nome e un futuro, ma ombre su un
muro, figurine, ologrammi. Sono gli illuministi che nei loro salotti cominciano a parlare dello
sterminio di interi popoli come mezzo per migliorare la civiltà; Marx ed Engels rilanciano. Tutte
persone che non torcerebbero un capello a nessuno, ma le idee di sterminio cominciano a essere
teorizzate, cominciano a circolare. Chi inorridisce viene tacciato di essere un povero bigotto
baciapile.
Negli anni ’70 è avvenuto qualcosa di analogo. Alla facoltà di Sociologia della Sorbona di Parigi
tutti i professori cominciano a sproloquiare idiozie, in un ambiente per molti versi sovrapponibile ai
brillanti salotti di due secoli prima. La borghesia deve essere fisicamente sterminata, la religione
vietata, il denaro abolito. Tutte cose dette tanto per dire, per
épater le bourgeois
, sciocchezze dette
per stupire i borghesi. Ognuno di questi professori dalle minuscole menti e dalle anime ancora più
impalpabili inneggia all’assassinio di qualcuno tanto per essere trasgressivo, senza che nessuno si
renda conto che se tutti i docenti della stessa facoltà farneticano allo stesso modo non è più una
trasgressione, ma l’inganno universale di George Orwell, e tutti insieme stanno fornendo le linee
guida per condannare a morte un popolo. Tutte elucubrazioni di poveri babbei, che alla fine della
lezione prendevano la loro auto comprata grazie a una banca e protetta da un’assicurazione e se ne
tornavano alle loro linde casette, dove poi a Natale facevano l’albero e il pranzo con la tovaglia
buona, salvo poi lamentarsene come usanza da piccoli borghesi, mentre loro chissà cosa pensavano
di essere. In quegli anni girava per Parigi tale Pol Pot, arrivato dalla Cambogia: tornto a casa sua,
metterà poi in pratica le brillanti idee imparate nel salotto buono dell’Europa, e sterminerà in
maniera atroce tre milioni di creature umane.
L’Illuminismo ha inaugurato la fase «razionale» e «scientifica» del razzismo aprendo la strada allo
schiavismo – che esisteva già da prima, certo, ma di cui l’Illuminismo ha teorizzato le linee guida –,
e all’antisemitismo razziale, che sostituisce e supera l’antigiudaismo cristiano, schema persecutorio
ripugnante e atroce, nel quale però i bambini non potevano essere toccati.
Manca, in tutta la complessa e trionfante voce sull’Illuminismo riportata da
Wikipedia
, la parola
razzismo, come manca antisemitismo; non si accenna a quanto Voltaire e Kant considerassero
africani ed ebrei esseri inferiori. Non c’è nemmeno nella maggioranza dei testi scolastici e per
moltissime persone è un concetto assolutamente ignoto. Lo storico russo francese Leon Poliakov,
studioso dell’antisemitismo e del genocidio, ha messo insieme in un unico testo tutti gli scritti
antisemiti di Voltaire, attualmente sotto censura altrimenti ci fa una figuraccia, e ha messo insieme
un tomo di 250 pagine. La censura sui crimini dell’illuminismo, una volta abbattuto il cristianesimo
non ci sono più argini al razzismo omicida e al genocidio, crea un salto logico: il genocidio del XX
secolo è incomprensibile, giustificato da un vago e generico «obbedire agli ordini». La base
dell’Illuminismo è l’odio per il cristianesimo e quindi per la società ebraico-cristiana da cui lo
stesso Illuminismo è nato. Gli stessi due principi sono presenti nel marxismo, che dell’Illuminismo
si considera il figlio diretto e prediletto. Dato che la storiografia ufficiale è in grandissima parte
marxista e post-marxista, falsifica i dati a favore di Illuminismo e comunismo, minimizza o cancella
i loro crimini, ridicolizza le loro vittime, esalta i loro successi. L’odio contro il cristianesimo è
santificato, milioni di cristiani uccisi nei lager, nei gulag e nei
laogai
– i campi di lavoro e
rieducazione cinesi – dal comunismo diventano ombre come i morti della Vandea, il crimine
peggiore tra i molti commessi dai figli della ragione.