La gioia nella sofferenza con Cristo nelle prigioni della Cina
In questi tempi folli in cui la CEI ha chiuso le chiese quando ancora erano aperti i bar, ha sostituito l’acqua benedetta con l’amuchina e stabilito che l’Eucarestia debba essere profanata dall’uso di guanti monouso che persino l’OMS ha dichiarato inutili se non dannosi per evitare il contagio virale, i cristiani vengono perseguitati in molte parti del mondo. Questo è il segreto meglio conservato dai media e anche quando se lo lasciano scappare l’emozione che la cosa suscita è zero. Non ci sono sensazionali manifestazioni di protesta, nessuno si inginocchia, a parte i cristiani.
Il libro di Rose Hu La gioia nella sofferenza con Cristo nelle prigioni della Cina ( edizioni piane)offre una testimonianza diretta delle persecuzioni dei cristiani nella Cina della rivoluzione culturale. Con uno stile semplice e sobrio, senza autocommiserazione e senza alcun risentimento nei confronti dei persecutori, l’Autrice, tornata libera dopo ventisei anni di prigionia nei laogai, i campi di lavoro cinesi, ringrazia Cristo della grave malattia che l’ha colpita perché questo le permette di accogliere la richiesta di un amico sacerdote: “Dovete raccontare quello che avete vissuto nei campi di lavoro perché non vengano dimenticati i sacerdoti, le religiose e i fedeli che hanno bagnato con il loro sangue le pagine della storia della Chiesa cattolica”. Rose Hu diventa cattolica dopo l’incontro con padre Shen, insegnante di dottrina nel collegio per ragazze L’Aurora. Alla fine del 1948, mentre l’Armata Rossa si preparava a raggiungere Nankino e Shangai, Padre Shen spiegava che , non potendo esserci un compromesso tra la Chiesa cattolica e il comunismo, i cattolici sarebbero stati perseguitati, ma in un modo completamente diverso da quello usato nella Roma antica. Per loro non ci sarebbe stato il Colosseo. Non avrebbero potuto morire subito per la Fede. Il regime avrebbe usato tecniche di manipolazione di massa poiché la cosa peggiore che fanno i comunisti è manipolare e dividere: infatti la politica del Pcc fu spingere le masse a denunciare uno o un altro: i figli denunciare i genitori, mariti e mogli accusarsi a vicenda… Rose Hu fu battezzata il 16 aprile 1949 a Shangai e si unì alla Legione di Maria che, nel 1951, divenne il bersaglio principale del Pcc convinto che le giovani legionarie non avrebbero avuto abbastanza coraggio per resistere e che la loro rinuncia avrebbe avuto un effetto domino. Rose fu arrestata la prima volta l’8 settembre 1955, poi una seconda volta il 12 settembre 1958. Nei primi otto mesi in carcere fu sottoposta a centoventi interrogatori condotti di giorno e di notte. I due pasti giornalieri consistevano in una ciotola di riso cotto con verdura marcia e bucce di zucca. Nella minuscola cella erano rinchiuse una ventina di prigioniere. Per muoversi dovevano girarsi tutte insieme. Rose Hu venne condannata, senza processo, a 15 anni di prigione. All’epoca aveva vent’anni. Venne mandata nel laogai del Lago Bianco, un’enorme palude trasformata in campo di lavoro. Vi rimase sette anni, lì incontrò molti martiri cinesi, sacerdoti che restarono nel campo per più di quindici anni. Nel campo si lavorava da sedici a diciotto ore al giorno. Per il caldo e la fatica, le innumerevoli malattie, molti morivano. Dal 1960 al 1963 più di dieci milioni di persone morirono di fame in Cina. Dopo alcuni anni fu scelta come infermiera per lavorare nell’ospedale. La maggior parte degli operai malati non poteva ricevere cure mediche ed erano mandati nei cosiddetti ospedali per morirvi poco dopo. In quel periodo l’intero Paese moriva di fame: il regime comunista ha chiamato quel periodo un disastro naturale di tre anni. Poiché non voleva rinnegare la fede, Rose Hu fu mandata a coltivare la terra al campo di Dangshan dove le guardie trattavano i cattolici in modo peggiore che negli altri campi. Ogni anno organizzavano delle gigantesche riunioni di critica pubbliche nelle quali più di tremila prigionieri erano obbligati dai guardiani a colpire i sacerdoti, le religiose e i fedeli. Dopo venivano chiusi in celle senza finestre e il cibo era ridotto della metà. Se avessero accettato di rinunciare alla fede sarebbero stati liberati. Se arrivavamo a resistere due settimane, la guardia ci lasciava uscire per timore che morissimo nelle celle d’isolamento. In queste condizioni alcuni perdevano la testa o si suicidavano. Rose Hu finì di scontare la sua pena nel 1973, ma dovette rimanere nel laogai come post-detenuta. I post-detenuti ricevevano un piccolo salario, potevano ritornare a casa sette giorni all’anno e potevano sposarsi. Rose si sposò nel 1974. Nel 1982 lei ed il marito vennero liberati perché il governo decise di rivedere i falsi giudizi che erano stati emessi a loro carico. Il marito di Rose tornò al suo lavoro di architetto e Rose si mise ad insegnare inglese e chimica.. Nel 1989, per evitare le persecuzioni ed assistere liberamente alla Messa, si trasferì negli Stati Uniti. Nel 1997 le fu diagnosticato un cancro al seno in stadio avanzato, all’intervento chirurgico durato otto ore, seguirono otto sessioni di chemioterapia. Il 13 ottobre 2012, anniversario di un’apparizione della Madonna a Fatima, Rose Hu si spense placidamente. Aveva 79 anni.
Il suo libro apre una porta su una parte della storia dimenticata. Sono nata negli anni ’50, so cosa è stato veramente il ’68. È stato qualcosa di marcio, e la parte più marcia era vedere un branco di anatroccoli, rampolli immeritevoli di famiglie borghesi occidentali, e i loro ancora più anatroccolosi intellettuali, parola dall’etimologia sempre più impenetrabile, scodinzolare davanti alla più feroce dittatura, alla più sanguinaria., una dittatura che ha condannato alla morte per fame milioni dei suoi contadini per pura idiozia, che ha distrutto la sua storia.
Ogni anatroccolo che nel ’68 ha sventolato il libretto di Mao, ora ha il posto di dirigente nella Rai o in una qualche banca, perché il comunismo è stata la via più breve per arrivare al peggiore capitalismo, sia in Cina che in occidente. Di notevole squallore mentre i martiri cadevano in Cina la vigliaccheria della Chiesa Cattolica che con il Concilio Vaticano II ha rinunciato al concetto di verità e ha rinunciato a difendere la fede dal proprio nemico storico, il comunismo. Mentre i suoi figli migliori cadevano sotto colpi tremendo, la Chiesa Cattolica ha aperto tavoli ridicoli di compromessi deliranti, si è ubriacata di dialogo, dimenticando che l’unico dialogo concesso a un cristiano è l’evangelizzazione, la conversione dei non credenti, ha abbandonato i suoi martiri, rinnegato il loro martirio, ha cominciato l’infame processo di demolizione del cristianesimo, portato ora ai saldi di fine stagione.
Onore ai martiri che non hanno ceduto.