Sacerdoti non fateci morire soli.
La nuova Chiesa 3.0 si occupa di clima e migranti, ci raccomanda il pensatore Fazio,
comunica tramite la cattolicissima Repubblica, piange per il clima e per il ghiacciaio
che da qualche parte si sta sciogliendo.
Il nostro scopo nella vita, per quanto questo sembri buffo a molti, per un cristiano è
salvarsi l’anima. Giuro. Non è il Pil, non è nemmeno la salute. In tempo di
coronavirus, è ancora più forte il concetto che la nostra vita deve essere una missione.
Lo scopo della vita è conservare la fede, arrivare fino alla fine e combattere la buona
battaglia. La battaglia consiste nel salvare la nostra anima, e anche quelle degli altri.
Salvare la tua non basta, in un certo senso non basta. È salvando quella degli altri che
salviamo la nostra, se a salvare quella degli altri non ci proviamo nemmeno,
perdiamo anche la nostra. Se non ci proviamo nemmeno, questo salvarsi da soli non
funziona.
La Chiesa, quella vera, quella che nei seminari studiava San Tommaso non Karl
Rahner
, ha stabilito che è possibile
in articulo mortis, cioè in una condizione di
morte sicure e imminente, l’assoluzione anche generale a persone che non si possono
contattare una per una, che non si possono confessare individualmente, a cui non
possono essere somministrati sacramenti individualmente, cui non è possibile
somministrare individualmente il sacramento dell’Estrema Unzione. Per esempio, se
un sacerdote vede una nave affondare, oppure un aereo cadere, oppure vede un
palazzo crollare, per un bombardamento o per un terremoto, può impartire
l’assoluzione a tutti coloro che stanno morendo “in articulo mortis”.
Chiedo ai sacerdoti di indossare i paramenti sacri, i paramenti viola e di dare
l’assoluzione davanti agli ospedali, dove le persone muoiono senza Estrema Unzione.
L’Estrema Unzione, o anche Unzione degli Infermi, è il sacramento ultimo, con
l’ultima preghiera e con il gesto di ungere la fronte e i palmi delle mani, di colui che
sta morendo con olio benedetto, un gesto bellissimo che avvia l’anima verso la luce,
che garantisce l’assoluzione, che dovrebbe avvenire con dolcezza, con il malato
circondato da coloro che lo amano e che pregano per lui. Ora si muore soli, a volte un
infermiere o un medico riesce a staccarsi dal suo lavoro per venti secondi e consolare
qualcuno.
Sacerdoti, non lasciate che le persone muoiano senza l’Estrema Unzione. Che almeno
i medici e gli infermieri possano rassicurare i malati che i sacerdoti li hanno
benedetti. L’apostolo Giacomo nelle sue lettere raccomanda di pregare attorno al
malato, così che anche il suo corpo possa trarne vantaggio.
È permesso uscire alle persone che devono svolgere un lavoro. Il sacerdozio è un
lavoro. Un lavoro per un cristiano infinitamente più importante del panettiere o anche
del medico. E da un punto di vista laico, non morire soli per i malati, sapere per tutti
noi che i nostri morti non muoiono senza conforto religioso, abbasserà il dolore, darà
gioia, in termini tecnici abbatterà il cortisolo e produrrà endorfine, e nostro sistema
immunitario diventerà più forte. Possiamo spiegare questo ai poliziotti che vi
fermeranno. Viviamo in uno strano stato. Abbiamo tutti visto il video di due uomini
armati che interrompono una Messa. Gli stessi uomini armati non fermeranno le
persone che in questi stessi giorni stanno arrivando dall’Africa, di religione islamica,
che stanno serenamente sbarcando in Italia per un loro diritto calpestare il nostro
suolo, gli stessi uomini armati non hanno interrotto le riunioni delle moschee.
Dovete uscire con autocertificazione. Cristo esce dal sepolto con l’autocertificazione.
Dato che anche voi dovete mangiare, avete sicuramente l’obbligo di fare la spesa. E
nel fare questa spesa, con i vostri paramenti viola addosso, con i paramenti sacri, non
in jeans e maglioni, ricordate di essere soldati di Cristo, ricordatevi di essere figli
prediletti della Madonna. Non fate morire persone senza conforto religioso. Il 19
marzo è la festa di San Giuseppe. San Giuseppe è uno dei santi armati, insieme a San
Michele Arcangelo e a San Giorgio. San Giuseppe era un falegname. I due misteri più
belli non potevano essere affidati a un uomo disarmato, in una terra che stava
subendo un’occupazione militare. All’epoca il falegname aveva sempre con sé
l’ascia. Noi dobbiamo essere come San Giuseppe, miti e armati. I due termini non
sono antitetici. San Giuseppe, patrono del lavoro, illumina i medici, ma illumina
anche i sacerdoti, dai ai medici la scienza e ai sacerdoti il coraggio, come te miti e
armati. Tu avevi un’ ascia, noi dobbiamo recuperare il nostro coraggio. Il nome di
San Giuseppe, sacerdoti, non fate morire le persone senza i sacramenti che solo voi
potete somministrare.
E noi credenti, non molliamo. Ricordiamoci che dobbiamo pregare per i vivi e per i
morti. E ora per i moribondi. Usate il tempo vuoto di questi giorni di segregazione
per imparare a pregare, il Rosario o la coroncina della Misericordia, per coloro che
stanno morendo. E ogni tanto, ricordiamocelo, i miracoli succedono. Dove tutti
pregano i miracoli succedono.