Aborto gratuito: non con i miei soldi
Affermare che l’aborto non può essere gratuito è assolutamente corretto è assolutamente sbagliato che l’aborto sia gratuito. La legge 194 è una legge sbagliata perché garantisce la gratuità dell’aborto e questo è un errore per due motivi, la gratuità è un danno per la donna che abortisce ed è un danno per i contribuenti..
L’assistenza sanitaria nazionale deve essere gratuita per le necessità. L’interruzione volontaria di gravidanza è appunto volontaria: ogni gesto della volontà può essere rimpianto. Quando diciamo che è un errore gravissimo che l’aborto volontario sia gratuito: siamo accusati di essere dei bacchettoni che vogliono “punire” le donne per la loro attività sessuale, essendo la gravidanza la conseguenza di un comportamento volontario. Il punto non è affatto questo. Molte malattie pneumologiche sono conseguenze di attività volontarie, fumare, e lo stesso vale per alcune malattie metaboliche per un discreto numero di infarti e per una buona parte della traumatologia.
Semplicemente la persona che facendo il cosiddetto parkour, ( è una specie di percorso di guerra metropolitano, dove si fanno esercizi di ginnastica artistica sull’asfalto, ed è uno dei maggiori produttori di utenti della chirurgia ortopedica e della neurochirurgia) si è procurata una frattura non ha scelta: la frattura deve essere curata. Non è possibile rimpiangere che la propria frattura sia stata curata. Chi mangiando troppo e fumando troppo causa un danno alle coronarie non ha scelta: deve fare un’angioplastica coronarica. Non rimpiangerà di essere curato.
L’aborto volontario è una pratica medica veramente dolorosa, con conseguenze e rischi sia sulla mente che sul corpo sistematicamente sottaciuta e non indicate sul consenso informato, che permette a una donna di sopprimere il grumetto di cellule che porta nel ventre, grumetto che prima o poi diventerebbe il bimbo di quella donna e la chiamerebbe mamma. Le prime vere femministe, quelle che si sono battute per leggi più giuste, le suffragette, le donne che hanno conquistato il diritto di voto e quello di scolarizzazione alta, di università, di diventare giudice ( in Italia era vietato fino agli anni ’60), erano giustamente assolutamente contrarie all’aborto. L’aborto è contro la donna. Inoltre permette un assoluto e totale perdita di responsabilità da parte dell’uomo. Se una donna ha diritto ad abortire, l’uomo ha diritto a non mantenere il figlio, a disinteressarsene.
L’aborto è sempre un suicidio differito. La donna uccide la sua proiezione nell’eternità. Nel momento in cui resta incinta, una donna diventa madre: non può più scegliere se essere madre o non essere madre, può solo scegliere se essere madre di un bambino vivo oppure di un bambino morto. Se sceglie di essere madre di un bambino morto, tutto il suo sistema emotivo resta danneggiato. Davvero qualcuno pensa che una cosa come quella di uccidere il proprio bimbo nel proprio ventre possa non avere effetti devastanti suo subconscio? Il secondo, il terzo, il quarto e il quinto aborto sono tutte conseguenza del primo, della distruzione del senso del sé che nasce dal primo aborto. Il fatto che l’aborto sia gratuito lo rende ancora più grave: lo stato paga alla donna l’asportazione del suo bimbo unico e irripetibile senza nessuna spesa perché quel bambino non vale nulla, è del tutto paragonabile a una cisti o a un tumore. Se l’aborto fosse non gratuito, un infinito numero di donne ci ripenserebbe perché a quel punto sarebbe evidente che non si sta eliminando una cisti o un parassita. L’aborto è l’eclisse della ragione: una donna scambia il proprio bimbo per una cisti o un tumore da eliminare, e uno stato complice le permette questo abbaglio. Sono descritti tre quadri clinici nel post aborto: è possibile una psicosi post-aborto, una dissociazione dalla realtà che compare immediatamente dopo l’aborto e può durare oltre i 6 mesi. Il disturbo da stress post-aborto (PTSD): è più tardivo, compare dai 3 ai 6 mesi dopo l’aborto e presenta i sintomi tipici del disturbo post traumatico da stress: incubi, ansia, allucinazioni, pensieri e immagini intrusive scoppi di collera, difficoltà a concentrarsi. La sindrome post aborto può insorgere sia subito dopo l’evento aborto o anche a distanza di anni, con incapacità di provare emozioni, distacco dagli affetti, disturbi dell’alimentazione, ansia, depressione, pensieri suicidari, aumento di sostanze stupefacenti, alcol o psicofarmaci.
Studi diversi in diverse nazioni concordano sui disturbi e testimoniano che sono più gravi nelle minorenni. nell’individuare i sintomi descritti sopra e in particolare per le minorenni raddoppia l’ansia, la depressione e l’ideazione suicidaria.
La definizione di Post abortion stress syndrome è di Vincent Rue nel 1981 durante un congresso su Aborto e relazioni familiari tenutosi in USA davanti alla Commissione di giustizia del Senato, e non è stato riconosciuto né dall’ American Psychologic Association né dall’American Psychiatric Association, che, dicono le malelingue, essere entrambe molto politicizzate, e molto legate la partito democratico. Loro non la riconoscono, ma le la riconosco io, in moltissime donne.
Una morte intenzionalmente provocata della creatura che più doveva essere protetta, è un trauma.
Il secondo motivo per cui è sbagliato che l’aborto sia gratuito, è che è un peccato. I medici abortisti e le donne che abortiscano ritengono il piccolino un grumo di cellule. La mia religione mi dice che è una creatura umana e che è violato il comandamento di non uccidere. Se viene fatto con i miei soldi, io ne sono complice. Secondo il cristianesimo dovrei rifiutare di pagare le tasse e accettare la carcerazione come martirio. Il cristianesimo, che da qualche decennio è descritto come un’abboffata di zucchero filato, è in realtà un religione che non permette i compromessi. Non ha molto senso che uno stato finanzi lo sterminio dei propri futuri cittadini, fa addirittura venire il dubbio un po’ scemo e complottista che ami sostituirli, e non può costringere i suoi cittadini a commettere un peccato finanziando un peccato.
Contrariamente al pensiero unico che descrive le donne come delle sprovvedute nullatenenti la stragrande maggioranza delle donne è perfettamente in grado a mettere insieme i duemila euro necessari a non gravare sulle casse dello stato. Per quelle che non possono si istituisca un fondo cui si può partecipare o non partecipare: sul modulo della dichiarazione delle tasse deve esserci la possibilità d partecipare o non partecipare. Finanziare l’aborto o non volerlo finanziare è una scelta etica e religiosa che uno stato decente non può imporre.
Non con i miei soldi. Not with my money. La signora Lcarelli ha il diritto di abortire , io devo avere il diritto di non finanziarlo.
Chi dichiara che l’utero è suo se lo gestisca. non con i miei soldi.