Psicologia e altri disastri
La medicina non è una scienza. La fisica è una scienza: se mettete cinque grammi di cloruro di sodio in un litro acqua a 28°, ottenete sempre lo stesso risultato, un risultato sempre uguale, sperimentalmente documentato e quindi prevedibile. Se si mette un grammo di penicillina dentro una persona, si possono ottenere risultati diversi: qualcuno guarirà dall’infezione, infezione che è il motivo per cui abbiamo somministrato l’antibiotico, qualcuno non guarirà, qualcuno avrà una reazione allergica. Se soffrite di male al ginocchio o un altro guaio e andate da tre medici diversi, è possibile che otteniate tre consigli diversi. La psicologia è una branca della medicina, e ancora meno scientifica della medicina, che a sua volta non è una scienza, ma almeno ha il conforto dell’anatomia patologia, l’autopsia, il vetrino, della radiologia, degli esami di laboratorio. La psicologia non ha niente di tutto questo e ha raggiunto i livelli più bassi della sua storia quando ha avuto la pretesa di essere una scienza, peggio ancora una scienza sperimentale.
La psicologia deve essere una pratica di grandissimo buon senso. E di grandissima umiltà, perché ci si mette in contatto con la mente di un’altra creatura umana e si possono fare disastri. Umiltà e buonsenso devono essere le due colonne che sostengono la psicologia e non sempre ci sono state. A fronte di professionisti che hanno usato tutta la loro umiltà e tutto il loro buon senso per diminuire il dolore umano, quello strano dolore che non nasce da fuori ma da dentro, ci sono purtroppo correnti enormi e in alcuni casi maggioritarie di psicologia disastrosa. La psicologia ha sostituito la religione, è diventata dogmatica, accogliendo la teoria del gender, affermando che i sessi sono intercambiabili e i genitori pure, la psicologia sta aggredendo il principio di realtà. Un altro problema è la suggestione.
La psicopatologia dovrebbe essere una scienza più riservata. Una volta che sia spaparanzata al sole, i pazienti rischia di crearli. Ai bei tempi dei suoi inizi ha rilanciato le isteriche, nella clinica Salpètriére, l’ospedale dei folli di Parigi, gironi danteschi di disperazione e tenebre. Dal buio, come coniglietti da un cappello a cilindro, erano tirate fuori le “isteriche”, che un po’pazzerelle lo erano già in origine, ma molto meno di quanto lo sarebbero state alla fine .
Le “isteriche”, le “anoressiche”, i “depressi”, sono parole tremende, sono pietre tombali.
Le parole corrette sono: una persona che – in quel determinato periodo – sta soffrendo di depressione, di anoressia oppure di isterismo. Quest’ultimo termine, addirittura, oggi è stato abolito. Quello che non possiamo più abolire sono le “isteriche”, le povere donne con la vita spezzata, rinchiuse per anni. I medici dell’epoca, quelli famosi, anche Freud e soprattutto Charcot, facevano pubblicamente, cioè con un pubblico, un vero pubblico, come quello del teatro o del circo, delle sedute di ipnosi. La gente applaudiva, l’”isterica” diventava sempre più grave, sempre più dispersa in una mente slabbrata. Tra il pubblico sicuramente c’erano anche il marito o la madre, sconvolti e disperati di vedere lei sempre più pazza, con il suo corpo e l’anima esposti al pubblico ludibrio, per la felicità di questi medici che hanno cancellato ogni cosa nella mente di queste donne, salvo la loro follia e sé stessi: hanno cancellato affetti, distrutto legami, ridicolizzato valori. Si tratta di pazienti molto “compiacenti”, tendono a fare quello che si vuole da loro. I grandi medici le volevano pazze e malate, e loro sono diventate sempre più pazze e malate, sempre più preda dell’ipnosi, sempre più teatrali e incredibili, così da strappare gli applausi della gente e la carezza del grande luminare, come un bravo cagnetto ammaestrato.
Chi cerca trova. Gli inquisitori del KGB cercavano i nemici del popolo e li trovavano, i medici della Sapétriére trovavano le isteriche, gli psicologi specializzati nella “cura del trauma” trovano i traumi, gli psicoterapeuti che hanno problemi non risolti con i loro genitori trovano colpe tremende nei genitori dei loro sfortunati assistiti, quelli divorziati e pluridivorziati trovano conferme che l’amore eterno o anche solo durevole in realtà non esiste, e che è solo un’ipocrisia borghese. Chi cerca trova, perché chi cerca finisce per creare quello che sta cercando, lo crea con la sua stessa ricerca, estorce confessioni assurde, spinge allo squilibrio totale un sistema instabile, crea false memorie, oppure, dove le memorie siano autentiche, crea l’incapacità a risolverle.
Da quando esiste una “scienza” o presunta tale in grado di spiegarla e curarla, la depressione è aumentata del 1200%: un successo straordinario.
Si chiama iatrogeno un danno della salute causato dall’arte medica, gli effetti di un intervento chirurgico disastroso, o di una prescrizione sbagliata, oppure il danno di una terapia corretta, ma con effetti collaterali devastanti.
Anche la psicologia ha i suoi danni iatrogeni. Essendo basata sulla parola, si crede sia sempre innocua. Le parole modificano il pensiero e il pensiero è la base di ogni cosa. La psicologia ha fatto e continua a fare morti e feriti e sono morti e feriti sono gravi.
Famiglia distrutte, figli che imparano a odiare i genitori, colpevoli di ogni male, individui sempre più rinchiusi in un ottuso vittimismo, lo spaventoso fenomeno delle false memorie con imputazione giudiziaria e a volte condanna di innocenti, dipendenza patologica dalla terapia, sono i danni possibili di un terapeuta incauto, disonesto, semplicemente stupido o con una sindrome di onnipotenza di qualità media. Le scelte umane, incluse quelle economiche, sono fatte su base emotiva e non razionale. Anche le scelte dello psicoterapeuta sono fatte sulla stessa base.
Come ne usciamo? Cercando gli psicologi validi. Prima di dare la mente in mano a qualcuno, pagandolo anche, non si dovrebbero chiedere credenziali? Non solo laurea e specializzazione, ma come il dottore sta al mondo e che gli è successo nella vita. Come vive? Ha degli amici? Qualcuno gli vuole bene? Vuole bene a qualcuno? È riuscito a tenersi una moglie o un marito per un tempo ragionevole, magari per sempre? Come se la cava co i suoi figli?
Questo è il punto fondamentale. Lo psicologo deve essere una persona piena di equilibrio e di buon senso e di amore per la vita, e nessun titolo di studio può garantire queste qualità. In compenso quando queste qualità ci sono lo psicologi può essere una fortuna per il mondo.
Sempre più ampie fette del comportamento umano vengono tolte dal libero arbitrio per essere messe sullo scaffale della malattia. Giocare d’azzardo in maniera compulsiva, distruggendo le finanze proprie e dei familiari, fino agli anni 60 era una colpa, il che vuol dire che era sotto il controllo della volontà. Ora è una compulsione, cioè una malattia: bisogna andare al centro che cura le dipendenze, prendere il Prozac o qualcosa del genere, e parlare con lo psicologo due volte a settimana. Vale per il gioco d’azzardo, il fumare, il mangiare troppo la stessa regola che vale per l’alcolismo, per la tossicodipendenza, campi dove i neurotrasmettitori sono talmente alterati che onestamente è difficile fare tutto da soli. Non ci provate nemmeno a smettere e salvarvi da soli: la “scienza” degli apprendisti stregoni vi dice che tanto non ci riuscirete, quindi non tentate. Avete ammazzato a bastonate vostra nonna o altra vecchietta per rubarle la pensione? Avete un disturbo antisociale della personalità. In realtà, la vera vittima siete voi. Non è colpa vostra. È colpa della società (Marx), dei cromosomi (Darwin) e di mamma (Freud).Il peso che hanno nella nostra vita le condizioni sociali sfavorevoli, la genetica e gli istinti, e i comportamenti più o meno disfunzionali dei nostri genitori è importante, mai determinante: il libero arbitrio resta.
Nel postmoderno non esiste la colpa.
Nemmeno la redenzione.
Se vogliamo salvarci l’anima e anche la mente cominciamo con l’assunzione di responsabilità.
E cerchiamo psicologi che vivano vite piene di serenità e equilibrio.
Nel video l’esperiento del piccolo Albert. Watson e la sua assistente hannocreato il terrore fobico in un bimbo di meno di un anno mediante riflessi condizinati. Un esperimento criminale che fu applaudito in tutti i congressi e permise a Watson di diventare i padre della moderna psicologia.