Matzneff e la banalità del male.
Il fatto non costituisce reato di vedo criminalità perché non ha mai aggredito minore. Seduto con giovanissimi anche per pubblici di siffatto seduttore per guadagnarsi attraverso il peccato, nel piacere reciproco non violento e anzi dolcemente intimo qualche volta travolgente, il paradiso, ha scritto Giuliano Ferrara qualche giorno fa di Matzneff, mediocre scrittore francese scambiato per un genio, con la vocazione all’abuso su minore. Sul Il Foglio di sabato ha rincarato la dose spiegando nei particolari che il nostro eroe non aveva esercitato costrizione fisica per infilare il suo pene nella cavità anorettale di una quattordicenne. La quattordicenne ora è una donna che ha osato scrivere un libro, intitolato Il Consenso, che spiega come quel consenso, facilmente ottenibile da una ragazzina confusa con una madre problematica, che in un certo senso desiderava venderla, e una padre assente, abbia dannato la sua vita.
Perché una ragazzina di quattordici anni permette ad un cinquantenne di infilare il suo pene nella propria cavità anorettale lacerando la mucosa, causando un dolore intollerabile, e moltiplicando per 3,36 il rischio di sviluppare un’incontinenza fecale? Giuliano Ferrara sul Foglio evita i particolari, ed è questo il problema: sono sempre i particolari che ci fanno capire che cosa veramente stia succedendo. Il particolare è il clistere. Il raffinato Matzneff le ha fatto fare un clistere prima, una cosa così meravigliosamente romantica, oppure il delizioso amplesso si è svolto in mezzo al meteorismo e alle feci di lei che uscivano? Lei ha avuto bisogno del toradol, consigliato su ogni buon sito gay per la prima penetrazione, è bastato il buscopan o ce l’ha fatta senza analgesici? La penetrazione anale causa un dolore violento e il dolore causa vergogna inconscia: il rapporto tra dolore e vergogna è ancestrale, nelle parti arcsiche del cervello. L’incapacità di vedere i particolari crea l’idiota idea del Love is love. Love is Love è la nuova bandiera di Giuliano Ferrara, e non solo la sua. Su Dagospia riportano le parole di Mughini :nelle pagine di matzneff non c’è nulla di morboso quando racconta dei suoi rapporti con ragazze giovanissime. Tutto vi è lindo, pulito, pulito dalla testa ai piedi. Assolutamente pulito – è uno dei più grandi scrittori francesi viventi. Ho la fortuna di conoscere abbastanza il francese da poterlo leggere in lingua originale: i libri di Matzneff sono libri francamente piatti senza pathos e senza ethos, e quando parla dei suoi amplessi è pedppornosoft scritto in francese molto forbito. Poi qualcuno di molto arrapato li avrà anche scambiati per capolavorri, ma onestamente è robetta. E a chi non è arrapato, si mostrano in quello che sono: pornosoft scritti con un linguaggio alto e un continuo nemmeno tanto sottile odore di decomposizione.
Giuliano Ferrara su Il Foglio di sabato ruota attorno a una parola completamente idiota che troneggia su questo articolo è la parola “consenso”, il titolo del libro, questo sicuramente migliore di quelli di Metzeff, scritto dalla ragazzina che lui aveva sodomizzato, ormai adulta. Una ragazzina di quattordici anni che non è in grado di dare un consenso valido per un voto politico o per prendere la patente non è in grado di dare un consenso valido perchè il pene di un cinquantenne entri nella sua cavità anorettale causando dolore, lacerazioni e un magnifico profumo di escrementi che si spande in giro: questo è in realtà. Nessun individuo talmente confuso da scambiare il tubo digerente per un organo sessuale può essere raffinato. Può essere una persona con un livello cuilturale talmente alto da camuffare con parole raffinate la sua realtà. Sodmozzare una ragazzina è un gesto atroce, ancora più atroce se prima si è corrotta la sua anima al punto da estorcere un consenso. La paura di fare una brutta figura col grande uomo, la timidezza e la disistima di sé sono i tre ingredienti che funzionano. Il corpo di una donna è sacro, il corpo di una fanciulla ancora più sacro. Noi siamo donne, domine , regine, gli uomini devono inginocchiarsi davanti alla potenza ancestrale e magnifica del nostro ventre. La morale cristiana che vieta la sodomia è banale morale biologica. La vita è sacra, le feci sono sporche, il tubo digerente serve per digerire, se usato per altro subisce lesioni e dolore, chi infligge dolore e lesioni nell’erotismo si chiama sadico, al sadico corrisponde un masochista. Il pene del vate puzzava di sangue e escrementi quando ha finito lo scempio e questo è l’odore che pervade tutta la sua opera, che un branco di giomi del pensiero ha scambiato per letteratura alta. Giulietta sposa Romeo a quindici anni: questi personaggi si muovono in epoche in cui nessuno aveva inventato l‘adolescenza. Si passava da bambino a giovane adulto, vale a dire adulto. Il bambino non era sequestrato in condizione d’infantilismo cronico e deresponsabilizzazione dalla scuola, ambiente in cui lui è sempre rigidamente passivo e incapace di contraddittorio, onestamente maturava molto più in fretta. Giulietta quindicenne che sposa Romeofa un’azione fisiologica. Giulietta sposa Romeo cioè attua il suo destino biologico di unire il suo patrimonio genetico, quello portato dai suoi ovuli, col patrimonio genetico di una persona di cui si è innamorata, il patrimonio genetico dei suoi spermatozoi. L’innamoramento è il mezzo creato da Madre Natura proprio perché ognuno selezioni i cromosomi migliori da unire ai propri, non per farsi sodomizzare da un ometto di mezz’età.
Come si può convincere una ragazzina di quattordici anni a fare qualcosa di violentemente antifisiologico? Vanessa è stata distrutta: fumava 40 sigarette al giorno a 14 anni, prendeva psicofarmacui, ha passato giorni di ansia perché pareva che il vare avesse l’HIV e glielo avesse passato. È necessario che la ragazzina non abbia etica, che appartenga a un’epoca senza etica, dove tutto e il contrario di tutto va bene, è necessario che non abbia il padre, che suo padre sia un assente qualsiasi, non solo perché se fosse presente il padre andrebbe a spaccare al vate di turno tutte le ossa che ha, ma perché in questo caso la ragazzina, ma anche il ragazzino sarà disposto a prostituirsi per un po’ di affetto. È terribilmente facile convincere una ragazzina o un ragazzino orfano di padre: la solitudine delle ragazzine è micidiale, può portarle a morire di anoressia, può portarle a permettere a un cinquantenne di infilare il suo pene nella loro cavità anorettale in mezzo agli escrementi. Mi capita spessissimo di ascoltare persone che hanno subito un’esperienza di questo genere: la ferita resta per sempre. È una ferita grave, è una ferita drammatica, molto più drammatica quando l’uomo è riuscito ad estorcere il consenso dato da un impasto di timidezza e dalla paura di fare la figura del pollo. La paura di fare la figura del pollo in un ragazzino è una motivazione tragica e totale. Il libro ” Il consenso” di Vanessa Springora è un puro distillato di vergogna e dolore, una ferita al cuore.
Il pedofilo che diventa abusatore di bambini, cioè che passa all’atto, ha la capacità notevole di identificare sempre il bambino che non ha padre, o che non ha quel magnifico genere di padre bigotto che ti spaccherà tutte le ossa che hai se metti le mani sul suo bambino. Tutta la nostra epoca spinge alla normalizzazione della pedofilia cosiddetta soft, quella dove ci sono catene e fruste non ancora, nulla di quello che Ferrara ha scritto su Il Foglio è casuale, che l’etica sessuale sia una forma di bigottismo insensato che nasca dalla religione. La religione viene dopo. L’etica sessuale nasce dalla biologia, non capisce che sodomizzare una ragazzina di quattordici anni sia sbagliato e che il suo consenso è invalido in quanto non fisiologico, esattamente come invalido sarebbe il consenso di una quattordicenne al proprio omicidio.
Restiamo allibiti davanti al Foglio. Il Foglio ha avuto penne magnifiche come gli inarrivabili Gnocchi e Palmaro, come il bravissimo Francesco Agnoli, e forse non è un caso se in quel periodo la luce di Benedetto XVI arrivava anche a Ferrara, ateo devoto come Oriana Fallaci. Il Foglio si era battuto con onore dopo Ratisbona, forse il giornale che più aveva combattuto per la luce di Benedetto XVI. Il Foglio aveva osato combattere l’aborto. Ora quella luce è sotto un moggio e il Foglio è sprofondato. Anche se ha ancora qualche nome degno, ora è l’apogeo del conformismo più chiuso, del pensiero unico: più euro, più Bonino, una scelta notevole per un antiabortista, più sardine, più sbarchi: la colpa assoluta è l’omofobia, e ora compare la seconda colpa, la pedofilofobia: la pedofilia e l’abuso su minore (non sono sinonimi) sono la stigmate di qualche raffinato che noi cafoni bifolchi non siamo in grado di capire.
Matzneff è stato anche un turista sessuale in Tailandia. Siamo certi che il raffinato Matzneff portasse doni ai bimbi che andava a sodomizzare, portasse orsacchiotti e i migliori cioccolatini della migliore marca, il fatto che se i bambini si fossero rifiutati sarebbero stati torturati col ferro rovente è irrilevante. Come abbiamo fatto a ridurci così? Gente del calibro di Mughini e Ferrara che ci spiegano l’etica? E anche l’estetica, scambiando la prosa tronfia di Matzneff per arte. Possiamo dire che non lo leggiamo non per motivi di morale, ma perché è uno strazio, una persona normale si accorge che sotto i ghirigori si sente la puzza, ogni riga è decomposizione. Noi normali non amiamo la decomposizione. Lo stesso Matzneff chiama i suoi amori decomposti. Decomposto vuol dire morto, putrefatto è qualcosa di mostruoso che la decomposizione è stata portata nel corpo di bambini e ragazzine profanandolo. Decomposta è l’anima di Matzneff, non la nostra, per questo restiamo capaci di riconoscere il porno soft pedofilo e non scambiarlo per arte.