Non spaccateci gli stereotipi.
L’associazione lgbt il Cassero ci è rimasta impressa per aver messo in scena una rappresentazione sodomitica che noi abbiamo trovato nauseante in quanto ha offeso la nostra religione e la nostra anima, ma il magistrato di turno ci ha spiegato che era arte e non ha dato seguito alle denunce. Il Cassero Salute è la parte del sito che con la incredibile pretesa di fare prevenzione spiega pratiche bizzarramente definite erotiche, che quindi supponiamo essere normali nel mondo gay, come lo scatting, la pratica cioè di tirarsi le feci addosso. (http://www.casserosalute.it/scatting/.)
Sempre con fiumi di denaro pubblico gli attivisti del Cssero entrano nelle scuole (https://www.cassero.it/attivita/scuola/ ) per la destrutturazione di stereotipi e il superamento di pregiudizi; la prevenzione e il contrasto al bullismo e alle discriminazioni socio-culturali derivanti da alterità di genere, etnia, religione, orientamento, classe, disabilità; lo sviluppo di contenuti cognitivi e modalità interpretative su identità sessuale, benessere socio-relazionale, inclusione dell’altro.
Qualcuno informi i gai giullari del Cassero che noi cafoni ai nostri stereotipi ci siamo dannatamente affezionati e stiamo cominciando a seccare con tutti i giullari che ci vengono a spaccare gli stereotipi- Non ci rompete gli stereotipi, perché ci irritiamo. I nostri stereotipi non vi piacciono perché voi nei nostri stereotipi non vi ci riconoscete? Affari vostri, non ce ne può importare di meno. Non ci rompete gli stereotipi. Anche ai nostri pregiudizi ci siamo affezionati, per esempio al pregiudizio che lo scatting faccia schifo e basta e che chi lo ritiene una pratica erotica descrivibile nella sezione salute del suo sito non debba entrare nelle nostre scuole.
Come ci siamo arrivati? Cerca di dare una risposta Elisabetta Frezza, nel libro La Malascuola.
La scuola italiana, una scuola dai trascorsi gloriosi, da anni subisce un processo sistematico di demolizione, perseguito dai signori che si avvicendano al governo del Paese, allo scopo di imporre la nuova morale di Stato, dopo aver sgombrato il campo dalla famiglia, in nome della omogeneizzazione culturale verso il basso capace di garantire alla cabina di comando sovranazionale una popolazione facilmente manovrabile. Un esercito ammaestrato dall’asilo all’università a liberare le emozioni e a rifuggire la logica. L’interessantissimo saggio di Elisabetta Frezza si propone di svelare l’imbroglio che ha come scopo finale l’invasione di campo dell’educazione, a questo mirano i programmi che diffondono nelle scuole di ogni ordine e grado l’ipersessualizzazione precoce, l’omoerotismo, l’indifferentismo sessuale che sono diventati obbligatori con la “Buona scuola” di Renzi. A scuola si è sempre andati per imparare. Imparare da maestri chiamati a trasmettere il bagaglio di sapere da utilizzare nella vita per essere capaci di ragionare autonomamente. Ora invece, ci dicono, si deve andare a scuola per entrare in relazione, per apprendere l’affettività, il sesso, e a gestire pacificamente i conflitti, per scegliere senza restrizioni chi si vuole essere. Ormai nessuno più ha la forza di levare gli scudi in difesa dei propri figli, ogni nuova aberrazione spacciata per progresso viene recepita da una società fragile in cui le difese naturali si sono via via allentate a causa del cedimento della chiesa contrabbandato come sollecitudine pastorale a beneficio di tutti. L’esca infallibile per attirare un gregge senza più guida di pastori è stata la lusinga della libertà assicurata a tutti di seguire i propri istinti, l’uomo è diventato egli stesso arbitro del bene e del male e misura del proprio comportamento morale. La trasgressione è normalizzata, l’amore è misura di tutte le cose. Love is love, stava già scritto nei Baci Perugina, ma ora è confermato dal nuovo magistero. Secondo la teoria della rana bollita di Chomsky l’uomo digerisce tutto purchè gli venga somministrato in piccole dosi solidamente progressive: quindi, volendo imporre a qualcuno un cambiamento radicale, bisogna propinarglielo in maniera lenta e graduale, solo così il cambiamento non suscita alcuna opposizione . Il politologo americano Joseph Overton ha elaborato negli anni Novanta un modello di ingegneria sociale la cosiddetta finestra di Overton che dimostra come un tabù possa essere infranto nella società purchè lo si incanali in uno schema preciso. Si parte da qualcosa di assolutamente inaccettabile (Overton fa l’esempio del cannibalismo) si passa dalla fase radicale in cui il cannibalismo resta sempre aborrito e vietato dalla legge, ma si comincia a profilare qualche deroga in casi limite, parallelamente il fenomeno è reso oggetto di discussione che gli conferisce dignità accademica: i cannibali diventano antropofagi e poi antropofili. In questa fase il fenomeno indigesto penetra nel pensiero collettivo che comincia a metabolizzarlo, anche attraverso proposte shock quali rivendicare il cannibalismo libero in modo che una soluzione di compromesso risulti addirittura sensata. Per la fase decisiva della legalizzazione entra in gioco lo statagemma della “discriminazione” allo scopo di creare il mito della minoranza oppressa: i cannibali devono riuscire a guadagnarsi la qualità di vittime discriminate in modo da far scattare un meccanismo rieducativo sulla collettività. L’ultima fase della finestra consente il realizzarsi del paradosso finale: criminalizzare chi non adegua il proprio atteggiamento ai nuovi criteri di giudizio, contestualmente si afferma lo psicoreato, ovvero il reato commesso da chi osa pensare qualcosa di diverso da ciò che il potere ha deciso debba essere pensato. Questo processo, già compiuto per l’omosessualità e indifferentismo sessuale, sta dispiegandosi a grandi passi per la pedofilia, avviata sulla strada della normalizzazione attraverso le varie fasi della finestra di Overton per diventare, nella percezione diffusa, al pari dell’omosessualità, una mera forma del comportamento sessuale. Lo slittamento della pedofilia verso la normalizzazione è compiuto nel nome dei “diritti dei bambini” promossi dalla Carta ONU. Il fanciullo tutelato dalla Carta ONU è il fanciullo autodeterminato. Sulla premessa che tutto quanto il bambino fa liberamente per lui è buono, saranno buoni anche i rapporti sessuali con adulti se e in quanto fondati sul suo consenso. Il potere totalitario sovranazionale, per realizzare la costruzione del mondo nuovo, deve sopprimere la sovranità degli Stati e frantumare l’istituzione familiare garante naturale di un sistema di regole sul comportamento sessuale. La famiglia, va abbattuta e il facsimile omosessuale serve a infliggerle il colpo di grazia definitivo. Ecco che, con l’entrata in vigore della legge Cirinnà, l’unica vera famiglia, che è una realtà ontologica che precede il diritto, tramite un’astuta distorsione lessicale, diventa sulla bocca di tutti “famiglia tradizionale”.
Tutto questo accade nel bel mezzo di una battaglia che avrebbe dovuto vedere gli uomini di chiesa schierati al fianco delle famiglie invece l’Amoris Laetitia, escogitato per scardinare la dottrina cristiana, fornisce il marchio di qualità cattolica al sistema ideologico voluto dai poteri forti e realizza la collaborazione piena tra super-Stato e neo-Chiesa nel promuovere anche questo punto dell’agenda sovranazionale partorita dalle élite mondialiste.
Elisabetta Frezza esorta a sguainare le famose spade di Chesterton per tornare a dire parole vere, gridare forte che l’innocenza dell’infanzia non può essere violata. Dobbiamo gridare che il re è nudo. Dobbiamo riesumare la bandiera dei principi non-negoziabili e non arretrare di un solo passo nel difenderli. Vale la pena ricordare le parole di Hannah Arendt: “Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto o il comunista convinto, ma l’individuo per il quale la distinzione fra realtà e finzione, fra vero e falso non esiste più.”