Foibe.
Le Foibe sono state un episodio atroce. Con le mani pegate dietro la schiena col fil di ferro, spesso
dopo sevizie di giorni, migliaia di creature umane sono state gettate in voragini spaventose: qwuanti
hanno avuto la fortuna di morire sul colpo? Quanti hanno agonizzato giorni, con le ferite esposte, le
fratture, la gangrena che mangiava gli arti?
Aspetto che la commemorazione sia passata per parlarne in modo da avere sott’occhio anche la
reazione delle cosiddette “sinistre”. Quest’anno sono state particolarmente feroci. L’Ampi ha fatto
sentire la sua voce fatta da gente che ha applicato il detto reduci si nasce, vista l’età, e durante la
commemorazione al sacrario di Basovizza , quando Maurizio Gasparri ha preso la parola, la
delegazione del Partito Democratico se ne è andata in dissenso.
Molti continuano a di minimizzare la tragedia, o spiegarla come vendetta delle atrocità nazi-
fasciste. Una nazione civile non fa vendette, non torce un capello agli innocenti, ai civili, alle
donne, ai bambini che furono infoibati spesso dopo aver subito sevizie atroci e sadiche, oltre agli
italiani furono infoibati anche altre minoranze, di lingua romena e ungherese, i Cicci, i Morlacchi e
i Valacchi. Tra gli assassinati il meccanico di Fiume Angelo Adam, ebreo, deportato a Dachau e liberato dagli Angloamericani in tempo per morire infoibato con la miglie e la figlia diciassettenne.
Come non mi sono mai stancata di dire esiste nell’uomo una possibilità illimitata di ferocia, e dove
le circostanze lo permettano questa ferocia si scatena. Le Foibe sono state un episodio
particolarmente atroce, peril sadismo, per lìassoputa innocenza della stragrande maggioranza delle
vittime, perché è stato particolarmente atroce che sia stato eseguito da ex vicini di casa. Perché una
parte dell’agore politico italiano non vuole questo ricordo? Perché ci sono elementi che si
potrebbero anche definire vergognosi.
Le Foibe furono ferocia pura e ferocia gratuita, eppure nel 1956 una legge dello Stato italiano
riconobbe la militanza nell’esercito jugoslavo come se fosse stata una militanza nell’esercito
italiano. Abbiamo quindi cominciato a pagare migliaia di pensioni di guerra agli aguzzini delle
Foibe. Uomini che dopo aver legato col filo spinato donne e bambini li hanno buttati nelle Foibe,
hanno ricevuto la pensione dallo Stato italiano. Anche calcolando che l’Italia di Mussolini ha
compiuto una guerra di aggressione, tutto questo non ha nessun senso, se cercate queste notizie sul
web ne troverete in abbondanza per le numerose interrogazioni parlamentari. L’altro punto un po’
spinoso della nostra storia è l’amicizia tra Pertini, Presidente della Repubblica italiana e il
maresciallo Tito. Tito è stato un dittatore violento, che ordinò le Foibe per gli italiani e terrificanti
campi di concentramento per gli oppositori politici, in parte anticomunisti, in parte, la maggioranza,
comunisti di una corrente diversa. Il suo campo di concentramento più atroce si chiamava Goli
Otok, posto su un’isola maledetta, l’isola dei dannati, l’isola Calva. Le torture erano inimmaginabili
lo “stroj” il tunnel umano di picchiatori in cui doveva passare chiunque giungesse al lager, e la
tortura del palo: appesi con le braccia legate col fil di ferro. Il fil di ferro in Iugoslava piaceva
molto: è anche quello con cui erano legate le braccia degli infoibati spesso torturati prima di essere
buttati. Tra i detenuti dell’isola calva c’era Licurgo Olivi, esponente del Cnl di Gorizia. Raccontò
che quando Palmiro Togliatti nel Quarantasei venne a visitare il carcere di Ozna a Lubiana i
prigionieri italiani furono rinchiusi nelle cantine così che Palmiro Togliatti potesse serenamente
raccontare che non ce n’erano. Il maresciallo Tito è stato insignito della più alta onorificenza dalla
Repubblica italiana Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica italiana. I Pertini, i
Togliatti, e infiniti altri hanno sempre avuto la bizzarra tendenza a considerare i morti ammazzati
del comunismo come oleogrammi, ombre su un muro, figurine; hanno sempre avuto la infantile e
un poì scema tendenza a considerare il comunismo qualcosa di epico e di giusto, un sogno talmente
grande da far scomparire nella sua ombra poche decine di milioni di morti, e la ferocia del loro
assassinio.
L’altro elemento che noi non vogliamo dimenticare e che la sinistra preferirebbe non fosse
ricordato, è l’ accoglienza che fu riservata ai profughi che, loro sì, scappavano da atrocità
inenarrabili. Si indica col nome “treno della vergogna” il convoglio ferroviario che nel 1947
trasportò ad Ancona gli esuli da Pola. Offensivamente definito “treno dei fascisti” fu bersagliato da
aggressioni. Il 18 febbraio, stipati in un treno merci, i profughi arrivarono a Bologna dove la
Pontificia Opera di Assistenza e la Croce Rossa italiana avevano preparato pasti caldi soprattutto
per bambini e anziani, il martedì diciotto febbraio del Quarantasette fu diramato l’avviso: se i
profughi si fermano per mangiare lo sciopero bloccherà la stazione. Il treno fu preso a sassate, un
treno pieno di gente terrorizzata e disperata, con alle spalle strocità inimmaginabili, ed altri
buttarono il latte, destinato ai bimbi affamati e disidratati, sulle rotaie e le vettovaglie nella
spazzatura. Per evitare lo sciopero, furono calate le braghe e il treno raggiunse Parma dove si cercò
di mettere insieme qualche altro soccorso. Il film “Rosso Istria” ha da poco ricostruito la tragedia di
Norma Cossetto. Di Norma Cossetto conosciamo il nome, ma sicuramente il suo episodio non fu
isolato. Neanche la dittatura più atroce merita chei suoi sgherri, i suoi veri e autentici sgherri, non
abbiano un processo. Nessuna dittatura merita che vengano colpiti innocenti, che ci siano
esecuzioni atroci, che ci siano omicidi di massa: quando questo succede vuol dire che siamo di
fronte a un’altra dittatura non meno ignobile della prima. Gli uomini hanno una forza maggiore
delle donne. Un uomo che usa la sua forza maggiore per torturare una donna ha perso la sua
umanità, se gli uomini si mettono in un gruppo tre, quattro, cinque, sei uomini per torturare una
donna, per profanare la sua umanità, per profanare la sua femminilità questi uomini hanno perso il
diritto a essere considerate creature umane. A scanso di equivoci vorrei chiarire che considero le
Foibe un ennesimo esempio di cosa possa essere la ferocia comunista, ma lo considero anche
un’ulteriore prova dell’assoluta imperdonabile idiozia del fascismo. L’essere umano ha delle
potenzialità di ferocia inaudite, quindi Mussolini scaraventando il popolo italiano, che in fondo
disprezzava profondamente, in una guerra folle e ingiusta, si è reso il primo movente di tutti i
crimini quelli che noi abbiamo perpetrato in Etiopia, allo spaccare le reni alla Grecia, che si stava
facendo gli affari suoi, ma anche ai crimini dei partigiani rossi, anche delle Foibe, anche delle
“marocchinate”.
Chi destabilizza un sistema di rende responsabili di tutto quello che segue. La
memoria del passato è fondamentale quindi ricordiamo Auschwitz e come è sucesso e ricordiamo le
Foibe. E oltre alle Foibe ricordiamo anche come si è cercato di cancellarle, come si è cercato di
seppellire per una seconda volta quei poveri morti.
Nel ricordare questi morti
Mons. Antonio Santin, Arcivescovo di Trieste-Capodistria, nel 1959
invocò il De profundis, De Profundis clamavit e te Domine, non è possibile trovare parole più
perfette per descrivere la voce che sicuramente si è alzata da quei poveri corpi ancora vivi. . Più
semplice la Preghiera per gli infoibati, che la profuga istriana Edda Galimberti ha composto per
loro. Vergine Santa, Mamma Addolorata, quei morti ignoti, senza identità, senza diritti e senza
sepoltura, senza nessuno che si prende cura, di ridestar per loro la pietà, senza giustizia che non fu
invocata, sono pur parte dell’eredità che ti lasciò Gesù là sul calvario, prima che avvolto nel sudario
ti fosse posto e la sua Umanità dentro una tomba fosse sigillata. Non hanno toba quei figlioli tuoi
buttati vivi dentro un precipizio! Risorgeranno nel giorno del giudizio, ma fino allora Mamma se
vuoi, coloro la cui vita fu stroncata , trovino rifugio nel tuo dolce Cuore, e li conforti il tuo divino
Amore.