Golden Globes e una piccola vita buttata.
A Recanati è successo un episodio, come dire, bizzarro. L’associazione culturale Controvento Aps,
associazione che promuove attività sociali, culturali e artistiche aveva commissionato un concerto
di musica del compositore recanatese Giuseppe persiani nel 150º universale della morte, dedicando
la manifestazione al CAV locale, il cui logo sarebbe apparso sulla locandina. In comune sono
andati in escandescenze, l’ assessore alla cultura Rita Soccio è insorta e ha cominciato una eroica
battaglia degna di Orlando a Roncisvalle, di Lancillotto e tutta la tavola rotonda o Churchill che
dice: noi non ci arrenderemo mai e con la stessa determinazione e lo stesso coraggio di Churchill
mentre difendeva il mondo libero dal nazismo l’impavido assessore signora Rita Soccio ha difeso la
piazza di Recanati dal CAV.
CAV vuol dire Centro aiuto alla Vita. È un posto carino dove qualcuno aiuta una mamma trovando
il passeggino, la copertina, le tutine, un po’ di soldi. Le mamme sono spesso straniere, sono sempre
povere, quello che viene loro dato è veramente importante perché loro bimbi possono vivere
meglio. È veramente possibile che un assessore dello Stato italiano sia contrario a questo? La
signora Rita Soccio non vuole che un bimbo abbia il passeggino, un altro lo scalda biberon? La
signora Rita Soccio trova disdicevole aiutare una donna con un bimbo piccolo? Certo, c’è il terribile
rischio che in qualche centro di aiuto alla vita abbiano permesso a qualche giovane mamma di
scegliere di non abortire. La loro stessa esistenza potrebbe creare disagio a una donna che ha
abortito, e una donna che ha abortito non deve mai sentire disagio. Il crimine, già ufficialmente
perseguito in altre nazioni, è quindi intralcio all’aborto. Ripeto per i distratti: in sempre più nazioni
dire “signora ci ha pensato bene?” a chi sta per abortire, è perseguibile per legge.
Per capire il concetto raccomando a tutti di guardarsi la cerimonia di assegnazione dei globi d’oro, i
Golden Globes, dove la signora Michelle Williams ha cinguettato al mondo che se non avesse
abortito avrebbe rischiato di non prendere il premio, coperta da applausi entusiasti. Nessuno si
faccia illusioni: non c’è stata nessuna improvvisazione, nessuna spontaneità. Quello cui abbiamo
assistito è stata una recita, una recita con un copione preordinato che riguardava sia la signora, sia il
suo pubblico fatto di attori e registi: nessuno poteva correre il rischio che qualcuno di quelli che
ascoltavano avesse per un attimo una normale espressione di stupore, o addirittura di
disapprovazione. La signora Michelle Williams aspetta un bimbo, e, col premio in mano, in un abito
da sera tutto fiocchi di un improbabile color caramello, ha spiegato che se non avesse abortito il
bimbo precedente, avrebbe rischiato di non potersi trovare lì, lì travestita da caramella mou, con una
specie di manubrio dorato in mano. Tutta la platea ha ascoltato commossa ed applaudito. Certo:
ogni fanciulla deve inseguire il suo sogno, essere concentrata solo su se stessa, sulla propria sacra
realizzazione, e se un bimbetto la intralcia, il bidone dell’aspiratore è stato proprio inventato per
salvarla. Nella recita è stato scelto il personaggio perfetto: una donna incinta che parla del bimbo
abortito con un sorriso allegro e dolce, le cui parole sono state accolte da un commosso applauso.
Non so come mi sono trovata ad aspettare un bimbo
, ha cinguettato Michelle. Noi qualche idea ce
l’avremmo, sia su come è successo, sia su come sarebbe stato possibile evitarlo, ma l’improvvida
fanciulla sembra essere all’oscuro di qualsiasi ipotesi. Un personaggio scelto perché ritenuto
perfetto dal punto di vista mediatico, ma in realtà la scelta della signora Michelle è stata molto poco
coreografica. Questa signora per fare questo discorso si è fatta pagare? O lo ha fatto gratuitamente?
In entrambi i casi non è un genio. Voi che cosa pensereste se la vostra mamma vi dicesse: figlio tu
sei potuto nascere perché in quel momento era uno disponibile, ma il fratellino prima di te l’ho
abortito perché dovevo dare anatomia o diritto privato o vincere il golden qualche cosa? Quello
dopo di te l’ho abortito perché non mi piaceva la sua faccia nell’ecografia. Secondo voi cosa pensa
un bambino la cui madre ha dichiarato in mondovisione che il figlio per lei è un’opzione accettabile
solo in cambio di un’assoluta perfezione? Un figlio che arrivi al momento perfetto e ovviamente
solo se perfetto. Oseranno i figli di Michelle essere imperfetti? Cosa penseranno del fratellino mai
nato guardando e riguardando, in un video fissato per l’eternità, la mamma caramella mou con
manubrio dorato in mano? Oseranno pensare di avere un valore?
La performance della signora Michelle si conclude con uno spot elettorale: ragazze non votate per
chi vuole limitare la nostra libertà. Detto così suona benissimo, ma in realtà sta parlando della
libertà di abortire anche al settimo o ottavo mese, cioè alla libertà di assassinare un feto che sarebbe
vitale se gli fosse permesso di nascere, sia pure prima del tempo, sta parlando di vietare l’obiezione
di coscienza, sta parlando di continuare a permettere a Plannned Parentwood di convincere le donne
ad abortire con campagne micidiali. Io decido quando avere i miei bambini, dice Michelle, se un
bambino si è permesso di arrivare in un momento sbagliato, (lei dichiara di non sapere come, ma
noi, insisto, un paio di idee ce le abbiamo), non c’è problema: il bidone dell’aspiratore è ben stato
inventato per qualche cosa.
Sono stata un bambino non programmato, uno dei tenti figli arrivati al momento sbagliato e accolti
come un dono di cui forse si sarebbe fatto anche a meno, ma sui doni non si discute. Quelli che non
discutono sui doni, soprattutto se il dono è a forma di bimbetto che prima o poi dirà la parola
mamma, mi ispirano una simpatia feroce. Inevitabilmente io mi identifico col bimbo non nato della
signora Michelle, che per me è un collega, ma io ho avuto genitori più simpatici.
L’aborto è stato reso tollerabile perché ammantato di vittimismo. Ci hanno insegnato a vedere la
donna che abortisce come qualcuno piegato in due dalla necessità e dal dolore. Questa tizia che
parla del suo bambino che è stato abortito perché potesse venire a prendere i golden globe travestita
da caramella mou, applaudita entusiasticamente da altri tizi in abito da sera, la necessità e il dolore
li ha archiviati. Istintivamente stiamo da parte dei più deboli: del bimbetto nudo, senz’abito da sera,
senza tutina, senza scarpine, senza nulla, senza mamma, finito smembrato nell’aspiratore oppure
tutto intero e sporco di sangue nel bidone delle garze sporche.
Oltre a quello di Michelle Williams, c’è un secondo spot pubblicitario per l’aborto. Su Netflix la
conduttrice e comica statunitense Michelle Wolf, bella e sorridente, con un sorriso onestamente un
po’ da squalo, in un agghiacciante monologo tra gli applausi dichiara che abortire le ha permesso di
sentirsi come Dio.
Bene. Ringraziamo per l’informazione. Abbiamo i video sotto gli occhi: ci sono donne come la
Williams che abortiscono per fare carriera e altre come la Wolf che abortiscono per sentirsi come
Dio. Perché con denaro pubblico?
Not with my money. Le donne sono creature intelligenti e forti, determinate e potenti, perfettamente
in grado di pagarsi i 3000 euro necessari per l’aborto.
E, dato che l’aborto è una scelta, come ogni scelta può essere rimpianta. E il rimpianto, quando
arriva può essere terribile. Chiunque abbia ascoltato una donna che ha il cuore spaccato per una
scelta che venti anni prima sembrava ovvia e poi si mostra in tutta la sua follia, aver distrutto un
bimbo nel proprio ventre, aver annientato la propria proiezione nel futuro, sa che quando arriva il
dolore è insopportabile. Non voglio finanziare col mio denaro il rimpianto che ti spaccherà il cuore.
Chiediamo che sul consenso informato venga scritto “lei potrebbe rimpiangerlo”.
Auguro con tutto il cuore alle signore Williams e Wolf una vita senza scogli, una vita perfetta, che
non succeda mai che debbano confrontarsi col dolore, con una malattia, con la disperazione di un
figlio, una vita piena di oscar, Golden Globe, abiti da sera color caramello pieni di fiocchi.