Le nozze di Cana
Il Vangelo di San Giovanni è l’unico che racconta l’episodio delle Nozze di Cana. Se anche non siete credenti, se anche siete convinti che della storia che duemila anni fa ha cambiato il mondo non vi interessi un fico, vale la pena di conoscere questo episodio perché contiene due informazioni che interessano ogni essere umano, indipendentemente dal suo credo. Maria e Suo Figlio sono invitati a un banchetto di nozze. Sono solo loro due. Giuseppe non c’è, è già morto, come è ovvio che sia. Giuseppe ha avuto l’altissimo compito di essere il Custode. È un uomo mite, ma forte e armato: questi aggettivi non sono antitetici. Non è un caso se il Custode è un falegname, non un sarto o un fornaio. I falegnami all’epoca partivano dalla materia prima, quindi ogni falegname portava sempre con sé un’ascia, perché ogni momento poteva essere quello buono per trovare il ramo perfetto o l’albero perfetto. In effetti i due Misteri più belli, oltretutto in una terra che stava subendo un’occupazione militare, non era possibile che fossero affidati a un uomo disarmato. Giuseppe il Custode mite è con San Michele Arcangelo, che è quello che con lo spadone abbatte il diavolo, e San Giorgio che è quello che con la lancia uccide il drago, che è sempre il Diavolo, uno dei tre Santi armati. Se Giuseppe fosse stato ancora in vita al momento della Passione, lui avrebbe adempiuto fino alla fine il suo compito di Custode e di padre e sarebbe andato, solo contro tutta la guarnigione romana, a morire per il gesto inutile e magnifico di difendere il figlio con la sua ascia, sarebbe andato a morire con lui.
Faccio un riassunto perché sempre più persone non conoscono il Vangelo, o non lo ricordano. Alle nozze in vino manca. Non sappiamo perché il vino sia mancato: deve essere stato per un motivo grave: forse lo sposo era troppo povero, forse aveva dato del denaro ai poveri e gliene era mancato per preparare il banchetto. I due sposi ci resteranno male, e sicuramente molti sparleranno di loro. Maria interviene, e chiede al Figlio di fare qualcosa. Lui le risponde che non è ancora il suo momento, e lei, scavalcando completamente quello che ha detto Lui, in effetti questo è tipico tra madre e figlio, si rivolge direttamente ai servi o chiede loro di fare cosa Gesù ordinerà. Cristo ordina ai servi di riempire le giare, loro le riempiono fino all’orlo e dopo lui trasforma l’acqua nel vino migliore che si sia mai conosciuto.
Che cosa deduciamo?
Che se qualcosa lo chiede Maria, ci viene dato, anche se non ci toccava, anche se non era nelle intenzioni: Gesù non aveva intenzione di fare un miracolo, di dare un segno, non era ancora il tempo, ma non può rifiutare nulla alla madre. Questo ci dice del potere di Maria. Se Maria chiede qualcosa, anche qualcosa di non troppo perfetto, per esempio un miracolo prima del tempo giusto, una grazia chiesta da un peccatore molto peccatore, a Lei non può essere rifiutato. Quindi se a noi veramente, non ci toccherebbe troppo di essere salvati perché ne abbiamo fatte più noi che Rinaldo in campo, se anche all’ultimo istante ci rivolgiamo a Maria, abbiamo la salvezza. Lo ricorda Dante nel Purgatorio: un peccatore impenitente, Bonconte da Montefeltro, dopo una vita accuratamente piena di ogni tipo di peccato e di bestemmie, che di più non si può, in punto di morte mormora il nome di Maria, ed è salvo. Il Diavolo si secca moltissimo, quello lì era roba sua, lo aveva curato per anni, decenni, ma non c’è niente da fare, e al Diavolo non resta che la inutile vendetta di causare un’inondazione che trascina via il corpo nell’Arno.
La gioia è importante. Questo è il primo dei due punti che interessa anche i non credenti: esiste una gioia sacra, esiste un piacere sacro. Il vino alle nozze è la metafora della gioia, della festa, e del piacere che ancora di più è importante in matrimonio. Il vino rappresenta il piacere, il piacere lecito all’interno della sessualità sacra, sacralizzata dal sacramento. La sessualità sacra è magnifica, la sessualità è il più alto dono di Dio, crescete e moltiplicatevi, dove un uomo e una donna si fondono nella vita dei figli, diventano co artefici della creazione. Dove il vino non è sacro diventa alcolismo, dove la sessualità non è sacra diventa strofinio stucchevole e bisogna ricorrere a cinquanta sfumature di sado maso per non crepare di noia.
Maria ordina ai servi di fare quello che dice Gesù e Gesù ordina di riempire le giare di acqua. Non fa tutto Lui, riempiendo di vino le giare vuote. Il miracolo avviene se un pezzo lo mettiamo noi. I servi rendono possibile il miracolo eseguendo l’ordine. Non si mettono a discutere sul fatto che c’è un banchetto, centoventi coperti, non siamo nemmeno al secondo e mancano tutti i dolci, non spiegano che non hanno né tempo né voglia di mettersi a giocare con l’acqua, semmai, dopo a banchetto finito si vedrà cosa si può fare. Loro rendono possibile il miracolo con la meravigliosa umiltà di eseguire l’ordine e di eseguirlo al meglio: riempiono le giare fino all’orlo.
Seconda informazione anche per non credenti. Fai il meglio che puoi con quello che hai. Se hai solo l’acqua, riempine le giare fino all’orlo. Perché avvenga il miracolo, l’acqua ce la dobbiamo mettere noi. E dobbiamo metterla fino all’orlo. Lo stesso schema lo abbiamo nella moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ci sono migliaia di persone, c’è qualche pagnottella e un paio di pesciolini. Gesù chiede che glieli portino e lui li moltiplica, ma li moltiplica perché loro glieli hanno portati. Il concetto è che noi ci mattiamo dieci, poi Dio lo moltiplica e ci restituisce mille, ma il primo dieci ce lo dobbiamo mettere noi.
A chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto: in questi versi è spiegato con enorme chiarezza.
Cosa altro notiamo nei due episodi? Che vengono valorosamente eseguiti senza discutere ordini che a prima vista possono parere illogici, o, almeno, se la parola illogici è troppo forte, almeno controintuitivi. Riempite le giare di acqua. E dopo che le abbiamo riempite, che ci facciamo? Portatemi i pochi pani e i pochissimi pesci. E dopo che li abbiamo portati che concludiamo? Il mio pesciolino e la mia pagnottella tanto vale che me li tenga, anche perché se li tiro fuori non serve a niente.
Il primo ordine, quindi, può anche essere controintuitivo, anzi è verosimile che sia controintuitivo. Il mondo sta crollando e tu fermati a pregare, che in effetti tra le mille cose che occorrerebbe fare, mentre il mondo crolla, sembra la più platealmente inutile. Per questo è stato scritto «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. (MT 11 25)
Quindi noi dobbiamo essere semplici e piccoli. Dio non predilige quelli che discutono. Non è un caso che tutte le volte che Maria appare, lo faccia in lande desolate a pastorelli semianalfabeti e mai al Politecnico di Zurigo. I pastorelli non discutono, eseguono gli ordini, e riportano quello che è stato detto. Riempiono le giare fino all’orlo.
Facciamolo anche noi, anche se siamo atei, anche se siamo disperati, Facciamo il meglio che possiamo con quello che abbiamo. Riempiamo le giare fino all’orlo. Riempiamo le nostre vite di gioia sacra e piacere sacro: dividere il letto coniugale, il sorriso dei nostri figli, il profumo del pane appena sfornato, il vino, simbolo di Cristo, che la nuova chiesa 2.0 ha fatto sparire da una mensa “per i poveri”, con poveri quasi essenzialmente islamici, resa così ridicola. Il vino doveva esserci e chi non lo voleva bastava non se ne versasse. Chi si vergognerà di Me io mi vergognerò di lui. Anche noi ci stiamo vergognando per quella mensa profanata dall’assenza del vino di Cristo. Perché non mancasse Cristo ha trasformato l’acqua. La nuova chiesa 2.0 non solo ha profanato anche questo miracolo, ma ha fatto un gesto ancora più criminale. Non mettendo il vino in tavola ha riconosciuto ufficialmente che il vino offende l’islam, quindi le persecuzioni contro i cattolici che in terra islamica celebrano la Messa come Cristo ha voluto sono corrette, il divieto a celebrare Messa in Arabia Saudita, celebrazione punita in maniera severissima, è giusto. Nei paesi islamici i cristiani muoiono per avere il vino per celebrare la Messa: la nuova chiesa 2.0 lo leva dalla tavola. Che carina. Sempre più incredibile e puffosa. Aspettiamo che il rosso e la porpora di vescovi e cardinali, colori che indicano il sangue che i prelati devono sempre essere pronti a versare perché nemmeno una sillaba di Cristo sia contraddetta, venga sostituito dall’azzurro puffo, molto più adatto.