Milgram e i disastri della psicologia sociale.
Lo statunitense Stanley Milgram, psicologo sociale, è noto per aver condotto un esperimento sulla straordinaria forza del conformismo. Quando, nel 1960, gli agenti israeliani del Mossad catturarono in Argentina il gerarca nazista Adolf Eichmann e a Gerusalemme iniziò il processo, l’orrore dello sterminio degli ebrei tornò su tutti i giornali. Hannah Arendt, inviata dalla testata americana New Yorker alle sedute del processo, scrisse un resoconto sulla «banalità del male». Come era stato possibile quell’orrore?
Per rispondere alla domanda, il dottor Milgram arruolò un gran numero di individui per studiare l’obbedienza all’autorità ovvero il comportamento dei soggetti davanti all’ordine di compiere azioni in conflitto con i valori etici e morali. Il test riguardava la memoria e gli effetti sull’apprendimento. Ricompensò con dieci dollari al giorno le persone che accettarono di sottoporsi all’esperimento e le divise in due gruppi. Il «gruppo A» doveva memorizzare sequenze di parole e ripeterle al «gruppo B» per verificare le capacità di memoria. A ogni sbaglio, il «gruppo B» doveva somministrare uno scossa elettrica – via via più forte per ogni errore – fino al livello (potenzialmente mortale) di 300 volt. In realtà, le scosse elettriche erano false e quelli del «gruppo A», che urlavano e si contorcevano per il dolore, erano attori.
L’esperimento sull’obbedienza dimostrò la forza del conformismo. Può un essere umano qualsiasi, su istigazione di un tizio in camice bianco non meglio identificato, somministrare una scossa elettrica potenzialmente mortale a un suo simile che non ha fatto niente di male, salvo sbagliare una sequenza di parole di cui non importa nulla a nessuno?
La risposta è sì: nell’esperimento, il 65% del campione si spinse fino alla scossa più forte. Perché? Per resistere al senso di colpa davanti alle scariche elettriche (sia pure inesistenti), scatta un micidiale meccanismo che si chiama «criminalizzazione della vittima»: quindi, non sono io che sono una carogna, è lui che non memorizza queste dannate parole. La criminalizzazione della vittima è un fenomeno atroce che protegge l’aggressore: più sono gravi le colpe, maggiore è l’odio per la vittima.
Criminalizzazione e derisione delle vittime compaiono puntualmente nei genocidi, nelle dittature, nei processi dell’inquisizione, nelle farneticazioni dei mariti alcolizzati che pestano le mogli e in quelle dei genitori che massacrano di botte i figli. Nell’esperimento di Milgram, i pochi che si sono fermati, lo hanno fatto dopo le prime scosse, quando ancora il dolore inflitto era talmente lieve da non far scattare questo processo. Da chi era costituito questo plotone di eroi resistenti? L’eroe è l’ultimo della classe, quello che tutti sfottono, che ha perso il lavoro, che è stato scartato dalla squadra di baseball o espulso dal college. Quello che è talmente abituato alla disapprovazione e al disprezzo che è disposto a subirli ancora, pur di non far male a un proprio simile. Oppure, al contrario, quello bravissimo perché gli piace ciò che studia e sviluppa un’indipendenza morale assoluta.
La disapprovazione del gruppo a cui apparteniamo ci causa un crollo della serotonina e conseguente depressione post-traumatica. Per quelli che non ci sono abituati è insopportabile. Chi è avvezzo all’approvazione ne diventa dipendente ed è più disposto a vendersi l’anima al diavolo per non rinunciarci mai.
Anche se ci ha permesso questa ovvia informazione, alla quale saremmo comunque potuti arrivare anche per banale intuizione, l’esperimento è stato atroce. Il male esiste, e l’uomo è fondamentalmente portato al male, come spiega la Bibbia raccontando del peccato originale. L’esperimento ha reso la gente peggiore. È un’assoluta ingenuità pensare che possa esistere l’osservazione neutra. L’osservazione cambia sempre il proprio oggetto. Se qualcuno ci guarda, noi cambiamo. Il terrorismo esiste solo perché ci sono giornalisti che lo fotografano. Se non ci fossero giornalisti a fotografarlo, il terrorismo scomparirebbe, morirebbe serenamente di morte naturale, e così anche altra gente potrebbe morire di morte naturale invece di morire ammazzata. Grazie al mostruoso esperimento sulle false scosse elettriche molte persone hanno imparato a diventare autenticamente crudeli. Il cervello umano è basato sulle abitudini. Una volta che qualcuno ha imparato a infliggere volontariamente il dolore, si è creata una nuova strada nella sua mente, una strada che avrebbe fatto molto meglio non crearsi, a restare, perlomeno, un confuso sentiero. Se non ci fosse stato Hitler, quelli che poi sarebbero diventati i suoi volenterosi carnefici, sarebbero rimasti fino all’ultimo dei loro giorni a fare il giardiniere, l’operaio e l’oste senza mai scoprire la propria capacità di uccidere e la propria capacità trovarci piacere. Se non ci fosse stato l’esperimento delle scosse elettriche un mucchio di gente non avrebbe mai scoperto il proprio piacere a infliggere dolore. Qualcuno sicuramente ha pagato il prezzo per questa maledetta scoperta. Adesso anche gli insegnanti si mettono a fare esperimenti di psicologia sociale. Dividono la classe in due scaglioni, il gruppo A ha dirito di trattar male il gruppo B, “così gli studenti capiscono il problema der razismo, della xenofobia, eccetera” Così insegnate linee di ferocia. Se volete che gli studenti capiscano fate leggere ” Se questo è un uomo”. Siete pagati per insegnare le vostre materie, fatelo. Avete mai fatto il maser per la gestione di un gruppo? Sapete quanta ferocia potete scatenare? Esiste una letteratura per far capire. Anatomia la spiegano con dei libri, a volte con qualche cadavere, non squartando persone vive.