Babele.
Scrive NICCOLÒ MACHIAVELLI, Lettera a Francesco Vettori (10 Dicembre 1513).
Venuta la sera, mi ritorno a casa ed entro nel mio scrittoio; e in sull’uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e ch’io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro humanità mi rispondono; e non sento per quattro hore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi transferisco in loro.
Anche se non arriveremo a leggere Cicerone come Machiavelli, sapere il latino è bellissimo, capire la citazione, riconoscere il senso delle sillabe nel verso della preghiera entusiasmante. Negli anni 50, quando sono nata io, avevamo i messali italiano latino: a un certo punto cominciavi a capire e a cavartela. Era la lingua sacra che tutti conoscevano, anche gli analfabeti. Non eraun sistema di snob per discriminare il povero e quindi l’incolto, era il sistema per alzare il povero e l’incolto. Tutti sapevano l’Avemaria e il Pater in latino. L’analfabeta e l’incolto nell’imparare l’Avemaria in latino vestiva a sua volta panni reali e curiali, per usare la bellissima espressione di Machiavelli, offriva a Dio quella maggiore fatica, quel suo maggiore sforzo e ne ricavava fierezza. Inoltre essere confrontati tutte le domeniche alla messa in latino ci rendeva sostanzialmente bilingui. Questo favoriva, anche in epoche di gravi analfabetismi, una capacità linguistica che adesso, incredibilmente, in epoca di scuola dell’obbligo, si è persa. Nei vicoli di Napoli gli analfabeti degli anni 50 parlavano un linguaggio più ricco e corretto degli alfabetizzati attuali. Il latino era la lingua comune dell’Europa: era la nostra identità. I miei atlanti di anatomia erano ancora scritti in latino. Ai congressi scientifici fino al 1800 si parlava latino. Le grandi università, ovviamente fondate dal Vaticano, a cominciare dalla più antica università d’Europa, quella di Bologna, l’Alma Mater Studiorum, insegnavano in latino così che tutti, anche persone non di lingua italiana, potessero studiarvi. Il latino era la lingua sacra, che dava sacralità alla messa e alla preghiera. Una volta buttato via questo, è risorta Babele. Se morirò in Irlanda non capirò l’Estrema Unzione. In Polonia non capisco la Messa.