Il Sessantotto, macerie e speranze ( soprattutto macerie)
Siamo una nazione allo sbando in un continente allo sbando con una natalità che ci avvia serenamente all’ estinzione e un’estinzione già avviata che non si preannuncia per niente serena.
È fondamentale continuare a parlare del ‘68, o meglio contro il ‘68. La società prima del ‘68 non era perfetta, : perché avrebbe dovuto esserlo? Era piena di ingiustizia: perché avrebbe dovuto essere altrimenti? In tutti i casi il mostro nazista era stato sconfitto e il mostro sovietico si era attenuato e ingrigito rispetto al fiume di sangue del periodo staliniano, stava nascendo una maggiore ricchezza. La società occidentale che ha preceduto il ’68 era certamente zeppa di difetti e sicuramente, come ogni società umana, necessitava di infinite migliorie, migliorie da fare con umiltà e gratitudine per tutta la marcia dell’umanità fatta prima, senza disprezzo, senza arroganza, senza distruggere e senza uccidere.
Per comprendere il 68 è molto utile riascoltare la conferenza tenuta a Parma il 7 aprile del 2018 da Giovanni Formicola, o, meglio, leggere il suo preziosissimo libro e densissimo libro Il Sessantotto, macerie e speranze ( ed Cantagalli)
Soprattutto oggi è importante studiare il 68, perché i sessantottini si “sono fatti grandi” e occupano cattedre e presidenze di corti di cassazione, tribunali, e quindi il 68 non si è esaurito: è vivo e vegeto.
I ‘68 sono due : quello del piombo e quello del desiderio. Il ‘ 68 degli anni di piombo è stato quello politico militare, quello dei morti ammazzati, dei gambizzati. Ricordo bene il ’68: tra i morti anche due amici di famiglia, i giornalista Casalegno e il giudice Palma. Avevamo le camionette della polizia agli angoli delle strade, sempre più insanguinate. Non è un fenomeno concluso, nota Formicola, perché gli orfani sono ancora orfani, i mutilati sono ancora mutilati, i morti sono ancora morti, le vittime non sono diventate ex vittime, mentre i brigatisti sono diventati ex brigatisti e hanno posizioni importanti. Il terrorismo apparentemente si opponeva alla burocrazia dei partiti comunisti, ma in realtà lo schema era una dialettica paura/ simpatia: il terrorista faceva paura quindi il PCI si presentava come il normalizzatore, ammantato di simpatia, diventava un partner politico affidabile credibile, usciva dal ghetto di partito legato a una dittatura straniera micidiale e aggressiva, anche se era sempre legato, anche economicamente, a quella dittatura.
I terroristi catturati sono liberi e amati perché c’è a loro favore un pregiudizio positivo: il fine era buono, salvare i poveri, combattere l’ingiustizia sociale. Errore gravissimo: se i mezzi sono ignobili, il fine lo è altrettanto. Nessuno che uccida inermi e innocenti può avere un fine etico. Il fine in effetti era ignobile: instaurare al posto di una democrazia un po’ scassata e parecchio imperfetta un perfetta dittatura, qualcosa sul simpatico modello Lenin, Stalin, Mao, Pol Pot.
Osserva Formicola che, in un certo senso il mafioso è meno pericoloso del comunista: il mafioso non ti rieduca, vuole solo denaro e potere, il comunista vuole la nostra anima e nessuna mafia, per quanto violenta e spietata, ha mai potuto essere paragonata al KGB o a un gulg
E poi c’è il secondo ‘68 , il ’68 del desiderio, che però necessita di riconoscimento giuridico, cioè la trasformazione del desiderio in diritto. Non c’è stata nessuna rivoluzione sessuale , c’è stata una rivoluzione erotica. Questo è un punto fondamentale dell’avvocato Giovanni Formicola, su cui non posso che essere entusiasticamente d’accordo. Non c’è stata nessuna rivoluzione sessuale, c’è stata una rivoluzione erotica. Il sesso è una cosa meravigliosa, il don più grande di Dio, se siamo credenti, il dono più grande della natura. Attraverso l’amore nasce la vita, nascono i bambini. La sessualità è legata alla riproduzione, la riproduzione avviene grazie al piacere della sessualità. Nessun cane e nessun cavallo maschio penserebbe mai di sprecare i suoi spermatozoi in una femmina non in calore. Tra gli animali la sessualità è strettamente legata al concepimento. Tra gli esseri umani la sessualità serve anche per tenere insieme grazie al piacere, alla gioia i due genitori nel lunghissimo processo di educazione dei figli e poi dei nipoti. Dove la riproduzione non ci sia, non ci sia mai stata, non ci sia mai stata la sua potenzialità, abbiamo erotismo. Quello del 68 è stata una rivoluzione erotica. Di sessualità non ne abbiamo mai fatto così poca. Infatti non mettiamo al mondo figli, e la sessualità è legata alla riproduzione. Il nostro è erotismo, e dato che l’erotismo per definizione è noioso, vivacizziamo con la violenza: la pornografia è violenza, e diventa sempre più violenta, il sado maso, sempre più di moda è violenza, l’erotismo a casaccio è violenza, ti prendo e ti lascio quando voglio, il mio volere non ha limiti, se ti spezzo il cuore è irrilevante, se lo spezzo ai nostri figli è ancora meno importante, l’aborto è violenza e la violenza raggiunge il massimo nel porno stuff muvie, dove le violenze, le torture o addirittura gli assassini sono reali.
C’è una sorta di pensiero socializzato: l’idea che la rivoluzione, cioè la rottura completa col passato, sia un evento positivo. La storia umana è un itinerario. La sua interruzione violenta non è nulla di positivo. Questo mito della rivoluzione matura nel ‘600 con la negazione del peccato originale, ma da un elemento di struttura che può essere modificabile, con una rivoluzione appunto, bella e tonda come lo zucchero filato, e dopo la rivoluzione il latte e il miele scorrerà a fiumi. La Rivoluzione, con la R maiuscola, diventa il nuovo Dio. E con la Rivoluzione, maiuscola, c’è la mentalità progressista, che vede il presente come qualcosa di nettamente superiore al passato che diventa pura zavorra. Il ’68 è stato l’annientamento dell’Io e quindi della responsabilità individuale a favore del Noi, l’assemblea, il collettivo, il gruppo, il gruppuscolo. Il relativismo: il criterio del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto vengono sovvertiti: il nuove è sempre bene, il vecchio e sempre male. Alcuni slogan tipici del Sessantotto sintetizzano questa sua cifra. Dio è morto; Lotta dura contro natura; Vietato obbedire; Vietato vietare; Vogliamo tutto, e subito; Fantasia al potere (contro, come si disse, la camicia di forza della ragione aristotelica: ed infatti in una scalmana diffusa hanno completato il proprio impazzimento anche architettura, pittura, musica, etc.)
Il ’68 è stato quindi una rivolta contro Dio, un fenomeno gnostico. E non può essere compreso se non lo analizziamo dall’unico punto di vista che ci permette di capire la Storia, quello religioso. Il Concilio Vaticano II, la modificazione della liturgia che abolisce il sacro a favore dell’assemblea, che sostituisce il Sacrificio con la mensa, sono la causa e anche la conseguenza di una frattura epocale. Potenzialmente mortale, ma dalla quale possiamo uscire. Che gli uomini ricomincino ad amare le donne, che le donne ricomincino ad amare gli uomini, che le nostre Chiese riscoprano il gregoriano, e ne usciamo.