Una recensione onesta e formidabile.
Silvana De Mari: Non facciamoci imbavagliare!
Martina Frammartino sul sito Librolandia
Parlare di Silvana De Mari è difficile, e lo è da un bel po’ di tempo. Non so quanti anni fa ho scritto un testo su un suo romanzo e una persona ha commentato qualcosa tipo “ma hai visto cosa scrive ‘sta tizia?”, inserendo un paio di link. Io sono andata a leggere quello che c’era scritto perché, a differenza di molti che commentano senza leggere, basandosi sul titolo o sul sentito dire, se dico la mia opinione su qualcosa lo faccio dopo essermi informata. Ho letto e non ho trovato nulla di sconvolgente. L’argomento era l’Islam, e mi sono resa conto che a grandi linee io e De Mari la pensiamo allo stesso modo. Non è politicamente corretto? E chi se ne frega, è da quando so cos’è il politicamente corretto che sono convinta che sia una stronzata usata per imbavagliare le voci dissonanti. Comunque prima di dare addosso a De Mari o a chiunque altro bisognerebbe leggere davvero le parole, perché Rankstrail e Arduin sono orchi, e in Gli ultimi incantesimi alcuni orchi compiono scelte difficili, dolorose e coraggiose insieme. Noi siamo le scelte che facciamo, non la razza a cui apparteniamo, e questa è una cosa che De Mari continua a ripetere e che chi la critica continua a non sentire o a fingere di non sentire, e anche gli orchi possono essere salvati. Ma sarebbe un discorso lungo, e forse ci tornerò un’altra volta. Se oggi mi sono messa a scrivere è per parlare dell’omosessualità.
Che rapporto ha con me?
Ho, e ho avuto, colleghi omosessuali. E allora? Li giudico, li ho sempre giudicati per il loro modo di fare, per come si rapportano a me, ai clienti, al lavoro. La loro vita privata, al di là di quel che decidono di condividere, sono fatti loro. Quando – durante la prima elementare – la mamma di un compagno di classe di Alessia si è recata in Spagna per sposarsi con la sua compagna, io ho partecipato al regalo che parte della classe ha fatto alla coppia, e ho spiegato ad Alessia che la cosa più importante sono i sentimenti che uniscono le persone. Ho tifato per anni per Jana Novotna, sono ancora addolorata per la sua morte precoce a seguito di un tumore poco più di un anno fa. Considero due miti Billie Jean King e Martina Navratilova, tutte lesbiche dichiarate. Non ho tifato per Brian Orser, durante la sua carriera agonistica, semplicemente perché ho iniziato a guardare pattinaggio artistico l’anno successivo al suo ritiro, ma i suoi esercizi continuano a essere belli a tanti anni di distanza e lui si è dimostrato un signor allenatore, capace di portare al successo tre dei miei pattinatori preferiti di sempre, e per questo ha tutta la mia stima. La loro vita privata è privata, quel che fanno non mi riguarda. Purché si tratti di adulti e consenzienti sono fatti loro.
Sembra strano che io possa scrivere queste cose e continuare a leggere i romanzi di Silvana De Mari? Io e De Mari non la pensiamo allo stesso modo su tutto. Lei è cattolica, io atea. Lei è contro l’aborto, io ho fatto la villocentesi per entrambe le figlie e, se disgraziatamente l’esito non fosse stato quello che è stato, avrei abortito. Mi sono fatta un esame di coscienza e ho stabilito di non essere abbastanza forte per crescere un bambino malato, perciò meglio non far nascere il bambino che avere due persone, madre e figlio, infelici. I romanzi di De Mari mi piacciono, ma non accetto in modo acritico tutto quello che scrive, e certo non condivido tutto. E ultimamente si è parlato di lei riguardo all’omosessualità, a quello che ha detto e ha scritto e al processo che la vede coinvolta. Basta dire Silvana De Mari, e i pro-omosessuali tendono a reagire con sdegno. Ma davvero è la reazione giusta?
La reazione a priori l’ho incontrata anch’io. Una tizia mi ha chiesto l’amicizia su Facebook e, visto che anche lei è appassionata di fantasy, glie l’ho data. Nel tempo (un paio di mesi?) ho visto diversi commenti suoi che non mi sono sembrati particolarmente intelligenti ma ho sempre lasciato stare, ci sono già troppi motivi di arrabbiatura nella vita senza andarsi a cercare la lite. Un giorno, all’ennesima sua sparata contro le biciclette, mi sono stufata. Linkando un articolo che parlava dell’inquinamento legato al riscaldamento (e che non citava le bici neanche di striscio) lei dava degli scemi a coloro che vanno in bici. Io le ho scritto dicendole che non avevo nessun problema con il fatto che a lei la bici non piacesse ma che sarebbe stato carino se avesse evitato gli insulti. Nella sua risposta mi ha dato della “talebana della bici”, ha notato che io condividevo la De Mari (era un video di presentazione del suo ultimo romanzo, Io sono Hania) e se n’è andata offesa impedendomi qualsiasi risposta. Buon viaggio e a mai più rivederci, perché di una persona che insulta gratuitamente gli altri (le parole scemi riferita ai ciclisti, e talebana riferita direttamente a me, le ha usate lei, mentre io ho accettato senza problemi il suo non apprezzare la bici e ho chiaramente detto che sarebbe stato carino se non avesse insultato i ciclisti) e che ha problemi a rimanere nel tema del discorso (l’articolo originario parlava di impianti di riscaldamento, non di bici, e quando io ho risposto al commento sulle bici lei è passata a De Mari, con un filo logico presente solo nella sua mente) io faccio volentieri a meno.
Perché riprendere un episodio di un paio di mesi fa? Perché la tizia ce l’ha a morte con De Mari per la sua presa di posizione sugli omosessuali, e io sospetto che tutti coloro che ce l’hanno con Silvana abbiano la stessa abitudine della tizia di cui parlo di non leggere le cose che commentano o di leggerle e non capirle. Una situazione analoga l’avevo vista sulla pagina di una mia amica, Marina Lenti, che parlava della libertà d’opinione a proposito del processo De Mari (libertà d’opinione, ricordo, che è sancita dalla Costituzione come uno dei nostri diritti fondamentali). Le era bastato far notare che esiste una cosa come la libertà d’opinione per vedersi accusare di essere anche lei omofoba, accusa ripetuta senza mezzi termini e senza alcun tentativo di voler stabilire un dialogo anche quando Marina aveva chiesto alla sua interlocutrice, prima di proseguire la discussione, di informarsi un po’ prima di giudicare gli altri.
Quando parliamo di Silvana De Mari che critica l’omosessualità di cosa stiamo parlando? Avete mai letto le sue parole? Se non le avete lette non siete qualificati a parlare.
Un primo approccio alle sue opinioni si può trovare n quest’intervista: http://www.pangea.news/quando-tengo-una-conferenza-rischio-la-vita-dialogo-con-silvana-de-mari-fenomeno-del-fantasy-italiano-che-sta-sulle-scatole-per-le-sue-idee-su-omosessualita-sessualita-e-islam/.
Riprendo alcuni passaggi:
Cominciamo con lo stabilire che le mie parole sono state stravolte, e cambiate: non ho mai detto moltissime delle frasi che mi sono attribuite.
Cosa che non stento a credere, vedo anch’io le critiche che piovono a priori. Ne arriveranno anche qui? Spero di no, la discussione ci può stare ma non intendo lasciar passare commenti senza fondamento fatti per il solo gusto di aggredire qualcuno. Poi cita qualche dato medico, e visto che io non sono un medico non la posso contestare. È come se andassi a dire che Roberto Burioni dice cavolate e i vaccini sono inutili. Il medico è lui, mica io, io cosa ne so? Se un’affermazione è errata a livello medico-scientifico dev’essere la comunità medica a contestarla, noi io. De Mari definisce l’omosessualità una condizione reversibile che può essere curata, e questo a molti non va giù, ma dov’è il problema? Lei non sta imponendo una cura, sta dicendo che se l’omosessuale lo vuole può cambiare. È l’opinione di De Mari, e come tale l’omosessuale può infischiarsene. Io ho fatto due villocentesi e se fosse stato il caso avrei abortito, e delle opinioni degli antiabortisti me ne infischio. Se viene criminalizzata una persona che vuole solo vivere in pace la sua vita è grave, se a quella persona si dice che, a giudizio di chi parla, potrebbe fare scelte migliori e poi la cosa finisce lì, siamo nell’ambito della libertà d’opinione. (Edit: su Facebook una persona ha reputato omofobica l’affermazione che si possa smettere di essere omosessuali come se l’omosessualità fosse una malattia. Ma De Mari non dice che l’omosessualità è una malattia, dice che è un comportamento, e i comportamenti, se si vuole, possono essere modificati). A un certo punto De Mari dice:
Quindi cosa una persona fa con i suoi genitali deve restare nel privato. Sono affari suoi e nessuno può immischiarsi.
Più chiaro di così. Quello che una persona fa sono fatti suoi. Se De Mari non tace è per un motivo preciso, spiegato subito dopo:
Nel momento in cui pride, articoli, libi di scuola pubblicizzano uno stile di vita problematico come uno stile di vita sano, allora è un dovere intervenire. Perché con termini così crudi? Perché così hanno avuto clamore mediatico. […] Sono un medico, ho fatto un giuramento. Giuro di fare il bene dei pazienti, giuro di curarli anche a costo di contrarre patologie, come facevo quando suturavo e medicavo i feriti affetti da epatite B e AIDS (non tutti i medici lo facevano, molti erano terrorizzati). Giuro che continuerò a dire quello che so essere vero anche se mi sta costando denaro, la carriera, anzi due carriere, medico e scrittore, forse la libertà, forse la vita, se qualcuna delle persone che mi scrive che vuole la mia morte passa all’atto. So che me lo scrivono perché sono disperati, sono dolenti, e io so che per loro è possibile uscire dal dolore. Non ho potuto impedire la morte dei ragazzi che ho visto morire di AIDS, e li porto nel cuore. Nel loro nome ne impedirò altre.
Per De Mari è un dovere morale parlare perché come medico non può non far conoscere i rischi per la salute legati a un rapporto omosessuale. Non ci avevo fatto caso, l’ho visto scritto in Non facciamoci imbavagliare!, il libretto che contiene la difesa di De Mari al processo che le è stato intentato per omofobia: lei non critica i rapporti lesbo. Non dice una parola sulle donne, se non quell’unica frase in cui dice che non dice nulla (pag. 44). Perché? Perché la sua critica non è sul rapporto affettivo fra due persone dello stesso sesso ma sui problemi biologici legati al rapporto anale fra due persone, indipendentemente dal loro sesso, con il relativo apparato biologico usato in modo non proprio corretto. La sua biografia riportata sulla quarta di copertina del libro è costituita da due sole frasi che occupano in tutto tre righe, e si conclude con le parole crede fermamente che di (sic!) tubo digerente serva per digerire.
Il discorso è medico, e può essere contestato solo dall’Ordine dei medici. Se non ci credete leggete l’intervista che ho linkato, o anche tutto il libro, che entra un po’ più nel dettaglio. (Edit 2: su Facebook ho visto il commento di una persona che affermava che non capisce perché un rapporto omosessuale debba presentare rischi medici maggiori di un rapporto fra uomo e donna, dicendo che un’affermazione del genere va motivata. Capisco la sua perplessità, ma se quella persona avesse provato a leggere non dico il libro, ma anche solo l’articolo che ho linkato, avrebbe avuto la risposta alla sua perplessità. Ennesimo esempio di persona – in questo caso dalla mente più aperta di molte altre – che non legge prima di esternare i suoi dubbi). E se pensate che sia eccessivo l’attacco di De Mari all’orgoglio omosessuale guardatevi intorno. Attaccare una persona perché è omosessuale è vergognoso. Lo facevano i nazisti, lo fanno molte tirannie ed è qualcosa contro cui si deve combattere. Ma fra poter vivere la propria sessualità come si vuole e farne motivo di orgoglio ce ne corre.
Non ricordo quale atleta eterosessuale ha criticato le competizioni per omosessuali dicendo che non hanno senso, altrimenti dovrebbero esistere anche le competizioni per etero. Cosa c’entra la sessualità con lo sport? Cosa c’entra la sessualità con l’orgoglio? Ciascuno è quello che è, e se non fa male a nessuno nessuno ha il diritto di fare male a lui. Ma fra accettare la realtà dell’altro e sbandierarla come modello da seguire ce ne corre. E invece spesso la diversità sessuale viene sbandierata come modello positivo, anche nelle opere per bambini. Se io non ho avuto problemi a parlare di omosessualità con Alessia quando aveva sei anni, non per questo le indico gli omosessuali come modelli da seguire per il semplice fatto che sono omosessuali. Se capita di avere un omosessuale come idolo non è un problema, io ho tifato per Navratilova per la bellezza del suo gioco, con chi andava a letto erano fatti suoi. Però, quando ho letto Storie della buonanotte per bambine ribelli di Elena Favilli e Francesca Cavallo ho trovato dentro una vicenda, presentata come positiva, che a me ha lasciato molto perplessa. L’articolo, lunghissimo, è questo: https://librolandia.wordpress.com/2017/04/07/elena-favilli-e-francesca-cavallo-storie-della-buonanotte-per-bambine-ribelli/. Se volete potete leggere solo la parte finale, quella posta sotto l’autoritratto di Artemisia Gentileschi. Accettare gli omosessuali per quello che sono mi pare un po’ diverso dal porli come modello da seguire.
C’è un’altra accusa, ed è il motivo per cui il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli ce l’ha con De Mari. De Mari attacca pubblicamente Mario Mieli, autore del libro Elementi di critica omosessuale e morto suicida a 31 anni. Che un editore (ora Feltrinelli, in passato Einaudi) abbia ritenuto il libro degno di essere pubblicato è poco significativo, anche gli editori importanti pubblicano la loro dose di schifezze. Ora più di una volta, ma il fatto che un libro sia stato pubblicato non rende automaticamente vero o importante tutto quel che c’è scritto dentro. Anche il Mein Kampf a suo tempo ha trovato un editore.
De Mari traccia un quadro inquietante di filosofi anche importanti che hanno chiesto di non considerare reato l’atto sessuale compiuto contro minori di 12 anni, e già questo mi fa venire i brividi, ma le affermazioni di Mieli sono anche più forti e parlano di pedofilia, coprofagia e coproflia. Secondo me un errore di De Mari è citare Wikipedia per illustrare alcune affermazioni, Wikipedia va bene quando devo consultare l’elenco delle opere pubblicate da un determinato autore (e a volte ho trovato errori pure lì), ma non è affidabile sui temi controversi. Gli appartenenti al Circolo però non dicono che De Mari mente, si limitano a denunciarla e basta, e minacciano denunce contro chiunque dovesse criticare colui che hanno scelto come loro simbolo usando il suo nome. Sulla base di cosa? Lo sanno solo loro, e chi ha portato avanti il processo. De Mari non attacca gli omosessuali in generale ma il fatto che si sia fatta una bandiera di Mario Mieli, e per quel poco che ho letto di Mieli non posso che condividere il punto di vista di Silvana De Mari. Il Circolo, sulla cui attività non mi pronuncio perché non la conosco, prende finanziamenti pubblici, e De Mari chiede che cambi il nome smettendo di inneggiare a un personaggio a dir poco controverso come Mieli o che perda i finanziamenti pubblici, aggiungendo che la soddisfazione di una delle due condizioni spingerebbe lei a moderare i toni.
Non rinuncerebbe a parlare di questioni mediche, ha spiegato chiaramente perché a suo giudizio non può farlo e secondo me su questo non è attaccabile da chi non è un medico, e può essere ignorata da chi la vuole ignorare perché non sta insultando nessuno. Non rinuncerebbe a parlare di questioni morali, ma la sua morale non è la mia e non mi interessa, anche perché lei esprime la sua opinione ma non obbliga gli altri a comportarsi in base alla sua opinione. Semplicemente non vuole che sia proposto come un modello da seguire una persona capace di scrivere “Noi, si, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros”(pag. 92) e che reputa immorale la famiglia tradizionale contrapponendole come unico modello valido una libera transessualità con tutti, indipendentemente dall’età delle persone.
È omofobia questa? Secondo me no. Alla base delle sue parole ci sono considerazioni mediche contestabili solo da altri medici (cosa che non è avvenuta), considerazioni morali che, non spingendo in alcun modo alla discriminazione, rientrano nella libertà d’opinione e possono quindi essere ignorate e la critica feroce a un personaggio noto che per quel che ho letto non è un modello di comportamento da seguire e che ha lasciato scritti quanto meno discutibili. Il processo contro De Mari è un attacco alla libertà d’opinione e chi la critica definendola omofoba non ha capito quello che dice o, più probabilmente, non ha mai ascoltato quello che dice o letto quello che scrive.