Ci hanno insegnato a vergognarci di noi.
Il primo passo per distruggere la libertà di un popolo è distruggerne l’identità. Per abbattere un albero, tagliare le radici. Occorre ridicolizzare la religione di quel popolo, con uno stillicidio continuo di minuscoli gnomi, sedicenti intellettuali, cantanti, presentatori, attori,registi, fotografi,
pubblicitari, artisti postmoderni, giornalisti, scrittori, eccetera con uno stillicidio continuo di odio e sarcasmo. La storia
di quella religione e la storia di quel popolo viene ridotta ai suoi episodi peggiori, ovviamente
enfatizzati e i fiumi di gloria vengono cancellati. Questa Europa ogni istante più ridicola nega il cristianesimo
e si apre all’islam più radicale, di cui cela la realtà. La generazione Bataclan colora i
marciapiedi con i gessetti e canta Imagine.
La nostra storia è infangata, ridotta al suo peggio, perché la generazione fiocco di neve, l’ultima, possa credere che è meglio vergognarsi della propria storia. Per abbattere un albero occorre sradicarlo. Dopo aver abbattuto la sua religione e infangato la sua storia, occorre recidere il legame con la terra. La terra non deve più essere coltivata: le quote latte hanno ammazzato le nostre vacche, buttiamo le arance perché quelle straniere costano meno, il 60% dei nostri pelati è made in Cina, gli agricoltori si suicidano. La terra non deve essere più amata. Churchill ha fermato Hitler per l’Inghilterra, De Gaulle per la Francia. Ora il legame deve essere spezzato. Erasmus, scambi culturali, il mito del migrante come elemento sempre positivo, mentre chi resta a combattere per la propria terra e a farla fiorire non raccoglie simpatie, servono a creare l’apolide, lo sradicato, il fiocchetto di neve che non combatterà mai per nulla.
L’annientamento dell’identità territoriale, dell’identità storica e dell’identità religiosa sono venduti
come apertura al mondo, in realtà servono a creare un’umanità intercambiabile, incapace di
combattere, manipolabile, un mondo di consumatori che riempiranno con lo smartphone e la
cannabis legale la lunga fila di giorni che li separa dalla tomba. Quanto un popolo è in ginocchio lo
si deduce dal tasso i natalità basso e dal tasso di suicidio alto. Ritorniamo alla terra. Noi siamo noi,
noi siamo la nostra storia, noi siamo la nostra fede. Noi siamo noi, e questo non vuol dire che siamo
migliori degli altri, esattamente come amare la propria famiglia ed esserne fieri non vuol dire voler
schiacciare gli altri, ma noi siamo noi. Ogni popolo ha diritto alla sua storia, alla sua religione e alla
sua terra. Questo vale anche per noi.
Alla prossima catastrofe non aspeteremo più il suono della campane. saremo soli.